Uccise a rivoltellate il contrabbandiere sedicenne che non gli aveva dato il resto

Uccise a rivoltellate il contrabbandiere sedicenne che non gli aveva dato il resto Il delitto a Porta Palazzo nel giugno dell'anno scorso Uccise a rivoltellate il contrabbandiere sedicenne che non gli aveva dato il resto Rinviato al giudizio dell'assise - Sostiene di aver agito per legittima difesa: "Protestavo perché mancavano 5 mila lire, mi hanno circondato in dieci, ho sparato per non essere sopraffatto" - Rimarrà in manicomio il muratore che massacrò la moglie a colpi di badile Salvatore Femia, 25 anni, il cottimista che l'anno scorso, a giugno, uccise a rivoltellate uno spacciatore di sigarette che si era tenuto il resto di 3000 lire, è stato rinviato a giudizio davanti alla corte d'assise con l'accusa di omicidio volontario. Il pubblico miinsterò dott. Ferrara, nella re¬ quisitoria, aveva chiesto il proscioglimento del Femia perché avrebbe agito in stato di legittima difesa. Ma il giudice istruttore dottor Oggè ha concluso in modo difforme dal pm. Secondo la ricostruzione della polizia, il cottimista, vistosi inseguito da una decina di ontrabbandieri, salì in macchia e andò a cercare aiuto tra i uoi amici. Tornò, i due gruppi i scontrarono, ci lu una rissa pietaia. Volarono pietre e coltelate, il Femia, fuggendo per la econda volta, estrasse la pistola sparò. Osserva il giudice istrutore: « Se i fatti si svolsero in uesto modo, non si può parlae di legittima ditesa ». Il proesso, in ogni modo, è aperto a utte le soluzioni. La vittima, Pietro Accardi, aveva 16 anni, e da soli 10 giorni viveva a Torino. Aveva subito trovato un'occupazione nel « giro » di Porta Palazzo, dove la vendita di sigarette significa, il più delle volte, truffa. Cosi accade il 25 giugno. Il Femia acquistò una stecca di sigarette al prezzo di 7000 lire, pagò con un biglietto da dieci. Il contrabbandiere — si accerterà in seguito che era 'Accardi — prese ì soldi e si alontanò dicendo: tt Vado a cercare il resto ». Ma non ritornò. Il cottimista si senti ribollire dall'ira. « lo, 3000 lire, le guadagno in un giorno: perché devo regalarle a quel tipo? » pensò, e si incamminò verso gli spacciatori, per far valere le sue ragioni. Fu accolto con risa e schiamazzi, chi gli mostrava in gesto di sfida il coltello, chi una manciata di proiettili. « Ho avuto paura — raccontò alla polizia — e mi allontanai. Ma quelli mi venivano dietro, sempre più minacciosi. Uno mi feri alla schiena con una lama. Sparai in aria per spaventarli. Erano più di dieci, ma non volevo uccidere ». Nella rissa furono coinvo'ti anche tre parenti del Femia, e questo particolare confermerebbe che il manovale andò a cercare aiuto prima di affrontare i contrabbandieri. Se l'episodio avvenne, come pare, in due tempi, sarà più difficile per il difensore, aw. Albanese, sostenere la legittima difesa. Se invece tutto si svolse senza interruzioni, come afferma il Femia, la corte d'Assise potrebbe pronunciare una sentenza di assoluzione. * * Non sarà giudicato, perché riconosciuto totalmente infermo di mente, il muratore di Strambino Pasquale Vair, di 51 anni, che l'il luglio dell'anno scorso massacrò a colpi di badile la moglie Maria, di 43 anni. Trasferito nel manicomio di Aversa, vi rimarrà pei un periodo non inferiore a cinque anni. L'uomo era già stato ricoverato in casa di cura, e fu quello l'unico periodo di tranquillità per la moglie e i due figli. Nel '70 fu dimesso, supplicò i congiunti di riprenderlo in casa, loro ebbero oietà e gli aprirono la porta. Dopo un mese di relativa quiete, ricominciarono i litigi. Pasquale Vair si infuriava per cose da nulla, urlava, minacciava di botte tulti. L'8 luglio, durante un litigio più violento del solito, afferrò per la gola la moglie e la feri alla mano con difachpscoe haV un coltello. I figli lo cacciarono di casa, ma lui vi fece ritorno, passando dal pollaio, tre giorni dopo. Si gettò sulla moglie, la colpi con un bastone: la donna riuscì a sfuggirgli, ma l'uomo la raggiunse in un angolo dell'ala e l'ag gredi a colpi di badile, abbando¬ i carabinieri: «Ho letto sui gior- i I | j j | nandola agonizzante. Ogni tenta- | i tivo per salvarla lu vano. Il gior | no dopo il Vair si presentò al nali che Ito ucciso mia moglie — disse —; non ricordo di averlo fatto. Non potete arrestarmi perché non sono matto ». Il perito psichiatrico prof. Fornari l'ha riconosciuto incapace di intendere e di volere e il giudice istruttore ha accolto le sue conclusioni. 11 Vair è difeso dall'aw. Perla. i | j | | cnssI ' Salvatore Femia: legittima difesa o premeditazione?

Luoghi citati: Aversa, Torino