Pescara, buon jazz e polemiche
Pescara, buon jazz e polemiche Il batterista Max Roach tra i più applauditi Pescara, buon jazz e polemiche f Nostro servizio particolare) i Pescara, 31 luglio. ! Giunto alla quarta edizione (ma sono nove anni che a Pescara si danno concerti di jazz e da un lustro se ne svolgono regolarmente nella sta- j gione invernale) il Festival internazionale del jazz è con- ! siderato forse la massima manifestazione all'aperto europea e una delle più importanti del mondo, per riconoscimento dei critici e degli i appassionati. Questi ultimi i convergono all'appuntamento i estivo di Pescara da ogni parte d'Italia e da non pochi I paesi stranieri, a cominciare i dalla Francia, dalla dermai nia e dalla Jugoslavia, colle gata da un rapido servizio i marittimo giornaliero. j Le ragioni del successo I da I duemila a quattromila per- quattromila per- j sone a ser , ritenute eccezionali) stanno j da un lato nella qualità e nel- 1 l'articolazione dei program- j mi e dall'altro nella sede del j Festival, ospitato nel com- plesso « Le najadi », ricco di alberi e di piscine. Forse per che balzato così in fretta alla ribalta il Festival di Pescara si è rivelato quest'anno una i prodromi erano visibili già nel 1971) assai difettoso dal punto di vista dell'organizzazione per cosi dire pratica, col rischio di compromettere li risultati artistici. Gli impianti di diffusione e amplificazione del suono, essenziali in una manifestazione all'aperto esposta al vento, sono insufficienti e di vecchia concezione. Nessuno ha per tempo provveduto a richiedere alla direzione compartimentale delle ferrovie i come fa il Festival del bai-letto di Nervi) che i treni,il cui percorso fiancheggia le« Najadi », siano fatti rallen-tare per non coprire col loroassordante rumore le esecu-zioni. Le presentazioni scritte e orali dei gruppi e dei solisti sono prive di qualsiasi indicazione davvero utile al grande pubblico che alla apertura del festival, dopo aver atteso con pazienza ol tre un'ora l'inizio del concer' to, non ha risparmiato le « beccate » all'indirizzo deglI e il resto. Infine non viene i secondo i suoi meriti data : pubblicità alla Mostra di fa ' tografìe sul jazz, stavolta par ticolarmente bella e riccacon eccellenti saggi, tra l'ai] tro, dei romani Santucci e ' Capasso e del torinese Ron i caglia. i Sulla pedana delle « Naja| di » è salito per primo il se' stetto Basso-Valdambrin:, at' tivo ormai da ventanni, dani neggiato più degli altri comI plessi dalla pessima ampliti cazione. I Dioscuri del jaz italiano, affiancati da Giovanni Tommaso, Dino Piana, Franco d'Andrea e Gegè Munari, hanno ancora una volta offerto una lezione di stile, la cui importanza è stata messa in risalto dalla sincerità e dalla modestia loro proverbiali. E' seguito il quartetto di Yussef Lateef (sassofoni- sta, oboista, flautista, oltre che poeta e pittore), oggi fra i migliori in assoluto, sia per la classe dei singoli, a principiare dal pianista, compositore e arrangiatore Kenneth Baron, sia per l'assidua e intelligente ricerca di nuovi impasti timbrici, nella linea della più progredita musica contemporanea. Ha chiuso, in un uragano di applausi, il quartetto del batterista Max Roach, reduce dal meritatissimo e indescrivibile trionfo all'Arena di Verona, qui ripetutosi. a. bai.
Persone citate: Capasso, Dino Piana, Franco D'andrea, Gegè Munari, Giovanni Tommaso, Kenneth Baron, Max Roach, Santucci, Yussef
Luoghi citati: Francia, Italia, Jugoslavia, Pescara, Verona
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