Un'intesa tra Italia e Francia per il vertice europeo a Parigi di Arrigo Levi

Un'intesa tra Italia e Francia per il vertice europeo a Parigi Gli incontri di Pompidou con i governanti italiani Un'intesa tra Italia e Francia per il vertice europeo a Parigi Nei colloqui tra il Presidente francese e Andreotti i temi della conferenza d'ottobre: unione monetaria ed economica, "identità" dell'Europa nei rapporti internazionali, sviluppi delle istituzioni comunitarie - Da parte italiana sarebbe stata esclusa l'intenzione di svalutare la lira - Comune interesse per il Mediterraneo (Dal nostro invialo speciale) Lucca, 2B luglio. I,'incontro di due giorni tra il presidente francese Pompidou e i governami italiani è slato largamente positivo. Il vertice dei Dieci può essere ormai dato per cerio a Parigi nel mese di ottobre; la stessa piattaforma del vertice e stata anticipata nelle grandi linee durante i colloqui tra Pompidou e Andreotti, in un giuoco di concessioni reciproche che, et sembra, è di buon auspicio per quelli che una dichiarazione congiunta dei due portavoce definisce «i progressi della costruzione europea». Pompidou era arrivato all'aeroporto di Pisa, a bordo di un bellissimo reattore «Mystère-20», al mezzogiorno di ieri, accompagnato dal ministro degli Esteri Schumann e da alcuni consiglieri. E' stato ricevuto dal presidente Leone, che lo ha condotto alla tenuta presidenziale di San Rossore per un colloquio e una colazione, e dal presidente del Consiglio Andreotti, con il quale ha avuti) due incontri ieri pomeriggio e stamane. Alla parte finale della conversazione di ieri tra Pompidou e Andreotti, svoltasi senza interpreti, ha partecipato il governatore della Banca d'Italia Carli, mentre Schumann e il ministro degli Esteri italiano Medici s'incontravano separatamente; stamane la conversazione, secondo l'uso di Pompidou, è proseguita in iurte a quattr'occhi, in parte con la presenza dei ministri e dei consiglieri. Queste riunioni di lavoro si tenevano in una delle tante splendide ville della Lacchesia, la villa Torrigiani di Camigliano; Pompidou alloggiava nella villa reale di Marlia, altra fastosa residenza, in questo che è uno dei più nobili paesaggi d'Italia. Sul prato di villa Torrigiani, dinanzi alle telecamere, Pompidou ha detto poco dopo il mezzogiorno d'oggi, con Andreotti al fianco, tacito e consenziente, qualche calda parola conclusiva; nel primo pomeriggio e ripartito per Parigi. Intanto i due portavoce, il francese Baudouin e l'italiano Franceschi, ci leggevano al Centro-stampa, alloggiato in una «discoteca» dei dintorni dall'architettura avveniristica, tinello che poi ci proibivano tli definire un comunicato, ma che non sapremmo indica, re in altro modo. Qualche spiegazione aggiuntiva confermava l'impressione che il successo dell'incontro sia superiore a quanto appare dalle formulazioni ufficiali. Il comunicato comincia dicendo che tema centrale dei colloqui sono stati «i progressi della costruzione europea», e che «si e constatata una sostanziale convergenza di propositi». Pompidou, nel suo breve discorso finale, aveva parlato di «simpatia e comprensione sulla maggior parte degli argomenti» e di «avvicinamenti costruttivi» sulle questioni controverse. A proposito del vertice il comunicaio dice: «Si è concordato nell'auspicio comune che si verifichino le condizioni perchè il vertice europeo avvenga all'epoca prevista», ossia in ottobre; in privato italiani e francesi dicono chiaramente che il vertice si farà sicuramente senza ritardi. Segue la parte sostanziale del testo finale, che nella versione italiana reca addirittura il titolo «Temi del vertice» (lasciando qualche incertezza se si tratti del futuro vertice europeo, come ci pare d'intendere, o di questo piccolo vertice a due di Lucchesia). L'ordine dei temi è quello per cui i francesi si sono battuti: prima le questioni dell'unione monetaria, poi quelli dell'unione economica, poi 1 '« identità » europea verso il mondo esterno, infine gli «sviluppi istituzionali». Sulle questioni monetarie la formulazione del comunicato, che ci dicono uscita dalla cautissima penna del governatore Carli, più che sibillina può dirsi ermetica. C'è stato un confronto delle posizioni sulla riforma del sistema monetario internazionale, «Utile c franco»; e stata ribadita «la volontà di dare attua-ione all'unione economica e monetaria europea, intensificando la collaborazione in vampo monetario». Segue la precisazione, formulata in modo appena diverso dai due portavoce, che «è apparso opportuno adattare l'approccio dlhpplrpamnl è , e n a n e o delle misure rispettive all'evoluzione delle circostanze». Che vuol dire? I portavoce hanno giurato che era loro proibito d'andare oltre queste parole in chiave. Poi è trapelata qualche notizia, che vorremmo fosse più esplicita; da parte italiana sarebbe stato assicurato che noi non abbiamo alcuna intenzione di svalutare la lira, ma non si sarebbe escluso che un «autunno caldo» molto costoso o sviluppi internazionali ci obblighino a rivedere questa decisione, o ad adottare misure che qualcuno chiama di «svalutazione mascherata» (per esempio un'accentuata fiscalizzazione degli oneri sociali delle imprese). Sappiamo poi che Pompidou, ex banchiere e consigliere finanziario di só medesimo, ha discusso a fondo con Andreotti e Carli proposte importanti di riforma del sistema di pagamenti inter-comunitario: fonti francesi parlano d'una possibile rivalutazione delle riserve .in oro per gli scambi fra i paesi della Comunità. Superato questo scoglio monetario (sul quale le cose non debbono però essere andate troppo male, se no- non si sarebbero fatti progressi sugli altri temi) il linguaggio del comunicato si chiarisce e la nostra comprensione migliora. Nello stesso paragrafo monetario è contenuta l'affermazione della necessità di coordinare sistematicamente «in sede comunitaria» i fini e gli strumenti della politica economica dei singoli paesi e di accertarne la compatibilità: «Priorità dev'essere data— continua il testo — all'obicttivo di un equilibrato sviluppo regionale e sociale, da conseguirsi attraverso l'eliminazione progressiva degli squilibri tra paese e paese e tra regione e regione all'interno di ciascun paese». Il primo di questi due punti è stato sostenuto insistentemente dai tedeschi, il secondo dagli italiani; finora non ci sembra che ci fosse stata un'accettazione cosi netta da parte francese della necessità di una politica comunitaria regionale. Il risultato sarà un cospicuo rafforzamento delle competenze comunitarie. Il punto successivo riguarda le relazioni esterne della Comunità: «Si è convenuto sull'opportunità di far emergere un' " identità " europea, sia nei confronti degli altri paesi industrializzati, sia di quelli dell'Europa orientale, sia dei paesi in via di sviluppo. Ciò comporta fra l'altro la definizione di una politica coordinata in vista della preparazione della conferenza sulla sicurezza europea ». Anche qui c'è un equilibrio di reciproche convergenze: il tema dell'«identità europea» è caro a Pompidou, ma nell'originaria intenzione francese quest'identità andava intesa soprattutto «verso l'America anche se non contro l'America», come diceva ancora ieri Baudouin. E' una concessione francese all'Italia c agli altri soci ammettere che l'indenti¬ la» deve esprimersi anche verso il blocco orientale, e manifestarsi in una preparazione coordinata, da parte comunitaria, della conferenza per la sicurezza: in passato la Francia non voleva questo coordinamento per non dare pretesti al «blocehismo» sovietico; ora riconosce, implicitamente, che il blocco sovietico esiste comunque, e che andare alla conferenza per la sicurezza disuniti sarebbe, per gli europei, un atto quasi suicida. Segue un riferimento al settore mediterraneo e alla «comune attenzione» per esso di italiani e francesi, anche ai fini d'una possibile soluzione del conflitto medio-orientale. E' stato un tema sul quale i francesi hanno molto insistito in questi due giorni: non sappiamo se ne uscirà qualcosa di concreto. Ultimo punto, quello istitu¬ zionale. Dice il comunicato: «Nel settore delle istituzioni comunitarie si è riconosciuta l'opportunità d'una migliore organizzazione del controllo esercitato dal Parlamento europeo sul funzionamento delle istituzioni comunitarie e si è positivamente rilevato il favorevole andamento della fase iniziale della cooperazione politica, da consolidare attraverso la costituzione di adeguati organi permanenti». Anche qui il dosaggio delle concessioni è perfetto. E' la prima volta che Un presidente francese si esprime pubblicamente a favore del Parlamento europeo, e questo è un successo di Andreotti (che, ci sembra di dover dire obiettivamente, può esser assai soddisfatto di questa sua prima sortita internazionale come presidente del Consiglio). Sulla cooperazione politica, si legge tra le righe un riferimento alla proposta francese d'un segretariato a Parigi. Noi siamo i soli alleati che non si dichiarino a priori contrari alla sede parigina, ma in generale interessati al progetto: ci sembra una saggia «apertura» da parte nostra. Si sono discussi anche temi bilaterali, fra questi il famoso «Secam», ossia il sistema francese di televisione a colori. Pompidou, ha detto Baudouin, se ne è fatto caloroso sostenitore; gli italiani non si sono impegnati se non a fare altri esperimenti, pare in occasione delle Olimpiadi. Si sussurra che una soluzione imparziale (tra il francese Secam e il più accreditato sistema tedesco Pai) sarebbe di adottare un sistema misto, aperto a ricevitori sia dell'uno che dell'altro tipo. Cosi non offenderemmo nessuno, e dimostreremmo «spirito comunitario»: anche se il costo del sistema misto sarà ovviamente salato, forse vale la pena di fare questo sacrificio. Arrigo Levi