Bagnanti in un mare con tortelli di divieto di Filiberto Dani
Bagnanti in un mare con tortelli di divieto Inquinamento nel golfo della Spezia Bagnanti in un mare con tortelli di divieto La battaglia di un giovane pretore romano Gli albergatori se la prendono con i giornali (Dal nostro inviato speciale) La Spezia, 21 luglio. Se la Riviera di Ponente piange, quella dell'estremo Levante ligure non ride: da Levanto a Portovenere il panorama balneare è costellato di cartelli con scritte che vietano la balneazione « per ragioni d'igiene ». Ce ne sono un po' dappertutto perché quasi ovunque i piccoli centri scaricano nel ruscelli i loro rifiuti e i ruscelli giungono alla foce con un opaco color melanzana, qua e là animati da sinistri riflessi marroni.» I paesi rivieraschi — ha scritto in una relazione il dottor Pietro Livolsi del Laboratorio provinciale d'igiene della Spezia — sono sprovvisti, per la maggior parte, oltre che d'una rete fognaria adeguata, anche di un efficiente complesso di depurazione dei liquami, cosicché questi ultimi vengono immessi in mare (molto spesso nelle immediate vicinanze di spiagge frequentate dai bagnanti) senza avere subito il benché minimo trattamento ». Il danno per l'industria delle vacanze è incalcolabile: albergatori, gestori di stabilimenti balneari, operatori dell'economia turistica hanno i nervi a fior di pelle («Questi divieti hanno colpito a morte l'estate») e addossano la colpa di tutto ai giornali («In piena stagione sembra non esista altro problema oltre quello dell'inquinamento marino»). Citano, con sgomento, decine di episodi: clienti che disdicono le prenotazioni, clienti che -fanno le valige, case rimaste da affittare, spiagge quasi deserte nell'ora di mezzogiorno. «Certo, i divieti di balneazione ledono gravemente gli interessi turistici, ma tutelano la salute pubblica: Così come stanno le cose, non si può permettere a nessuno di nascondere la testa sotto la sabbia come gli struzzi»; chi parla è Rodolfo Attinà, 35 anni, romano, il magistrato che ha sguainato la spada contro l'inquinamento, costringendo i sindaci della riviera spezzina a dichiarare «off limits» le spiagge pericolose. Pretore di La Spezia dal 1969, s'è reso popolare (o impopolare, secondo i punti di vista) per la battaglia condotta contro la centrale termoelettrica dell'Enel di Melara (seicento tonnellate di anidride solforosa scaricate nell'aria ogni ventiquattr'ore), per gli abusi edilizi (cinquanta imputati in un solo processo, l'isola della Palmaria sottratta alla speculazione privata) e, recentemente, per aver messo in prigione, sotto l'accusa di danneggiamento di acque pubbliche, il titolare di una cartiera che s'affaccia sul Magra (primo caso in Liguria). I giornali spezzini sono pieni di notizie che lo riguardano, con un appellativo ormai abusato lo definiscono «pretore d'assalto», ma Rodolfo Attinà non ama sentirsi addosso delle etichette: «Non mi sento un eroe solo per aver detto e provato cose che tutti, in fondo, sapevano, e i cioè che il mare è inquinato». L'anno scorso, di sua iniziativa, ha perlustrato con una barchetta a motore le acque della riviera spezzina, prelevando decine e decine di campioni. «Il laboratorio provin¬ ciale della Spezia — racconta — non era attrezzato per un certo tipo di analisi, sicché sono stato costretto a rivolgermi a un igienista genovese. Quando ho visto i risultati, mi si sono rizzati i capelli: in certe località l'indice d'inquinamento superava ogni pessimistica previsione. Naturalmente, ho subito comunicato ai 'sindaci interessati lo stato di se/Iute del loro mare e da allora si sono avuti i primi divieti di balneazione». E quest'anno? «Il laboratorio spezzino è in grado di fare le analisi e di volta in volta m'informa dei risultati. Dove c'è inquinamento, i sindaci provvedono, con loro ordinanze, ad interdire le spiagge; se qualcuno di essi tarda a farlo, lo mando a chiamare e gli ricordo che è passibile di denuncia per omissione d'atti d'ufficio». Filiberto Dani
Persone citate: Pietro Livolsi, Ponente, Rodolfo Attinà
Luoghi citati: La Spezia, Levanto, Liguria, Melara, Portovenere
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