La Spezia: un porto attivo che dev'essere potenziato di Filiberto Dani

La Spezia: un porto attivo che dev'essere potenziato Miracolo all'italiana forse con vita breve La Spezia: un porto attivo che dev'essere potenziato Già quest'anno nello scalo mercantile il movimento di imbarco e di sbarco raggiungerà il traguardo previsto degli Anni 80: tredici milioni di tonnellate di merci - Ma se non si provvedere ad ingrandirlo sarà condannato alla totale asfissia - Un "piano" di giovani industriali (Dal nostro inviato speciale) La Spezia, 17 luglio. Il porto mercantile della Spezia ha bruciato le tappe: già quest'anno il movimento di imbarco e di sbarco raggiungerà il traguardo previsto per gli Anni 80, quello dei 13 milioni di tonnellate di merci. « E' un miracolo all'italiana — dicono gli esperti — perché non sì riesce a capire come un porto piccolo come un fazzoletto possa digerire tanto traffico ». Ma proprio per essere all'italiana, il miracolo non avrà lunga vita: gli stessi esperti concordano nel fosco pronostico che se non si provvedere in tempo ad ingrandirlo e potenziarlo, il porto spezzino sarà inesorabilmente condannato alla totale asfissia. Al fondo di una rada che Napoleone aveva definito la più bella del Mediterraneo per la sicurezza degli approdi, lo scalo attende da 13 anni che qualcuno si occupi realisticamente della sua sorte. C'è un piano regolatore varato nel 1959 che prevede un abbondante raddoppio di moli e banchine operative (da 1545 metri a 3300) ma di esso, finora, è stata realizzata soltanto una piccola e modesta parte. Se andava bene 13 anni fa, però, il piano regolatore non va bene oggi perché si basa su concetti ormai superati: si è così dovuto dar corso alla sua revisione, ma per il momento le prospettive sono ancora incerte. E' proprio questa incertezza che ha suggerito ad un gruppo di giovani industriali spezzini (la loro denominazione ufficiale è « Gruppo giovani dell'industria») l'opportunità di promuovere un incontro-dibattito con esponenti della vita pubblica locale. « Per sapere che cosa si deve fare, bisogna innanzitutto stabilire che cosa si vuole » spiega Pier Luigi Agostinelli, presidente del gruppo. Una prima revisione del piano regolatore era stata affidata nel 1968 ad uno studio tecnico che aveva risolto il problema dell'ampliamento del porto in maniera piuttosto spiccia: riempiendo cioè di terra 90 ettari di mare. Questa ipotesi era stata bocciata sia dal comune che dalla provincia, sicché lo stesso studio tecnico aveva riesaminato daccapo il problema fino a concludere, due mesi fa, con una serie di soluzioni alternative che vanno dallo sfruttamento intensivo delle poche aree ancora reperibili nell'ambito del porto, al reperimento di altre aree fuori dei confini del porto stesso. «Certo, ora la scelta è vasta, ma troppe soluzioni finiscono con il confondere le ide».» commenta il presidente dei giovani industriali. E allora? Risponde: «Ampliato e potenziato, il porto potrà diventare la chiave di volta dell'economia spezzina: siamo quindi del parere che il discorso di fondo debba essere assai più ampio». Cioè: il porto non può essere considerato un problema a sé stante, ma deve essere visto come forza trainante di una economia che denuncia, in termini allarmanti, un continuo impoverimento industriale. Bastano pochi dati per valutare in sede locale l'importanza dello scalo: le aziende che svolgono attività mercantili danno lavoro ad un migliaio di persone ed hanno un fatturato annuo che si aggira sui 5 miliardi di lire; le industrie navalmeccaniche (la tradizione di un'arte raffinatissima distingue le maestranze del settore) occupano oltre tremila dipendenti con un giro d'affari che annualmente supera i 43 miliardi di lire. Oltretutto, come si è detto, il porto ha visto crescere vertiginosamente il suo traffico, passato dai sei milioni di tonnellate del 1962 agli undici ' milioni e mezzo del 1971. «E' evidente — dice Pier Luigi Agostinelli — che il potenziamento del porto avrà benefici effetti sulla salute dell'intera provincia: ecco perché sosteniamo che ci vogliono idee chiare ». E di idee chiare, i giovani industriali spezzini ritengono di averne. Essi parlano soprattutto di «sviluppo integrato» del porto con l'entroterra, dove il corso del Magra, al confine con la Toscana, stende un'improvvisa pianura. Ci sono 1299 ettari di territorio utilizzabile, che costituiscono il più vasto complesso unitario di aree disponibili in Liguria: c'è dunque spazio per quelle industrie che pur svolgendo attività legate al mondo marittimo e portuale non hanno bisogno di affacciarsi sul mare. Resta sempre aperto, è vero, il problema dell'asfitticità del por| to, ma i giovani industriali ri| tengono che esso non sia ut j difficile soluzione. Filiberto Dani

Persone citate: Pier Luigi Agostinelli

Luoghi citati: La Spezia, Liguria, Toscana