La signora di Cosa nostra di Enzo Biagi

La signora di Cosa nostra LA GRANDE AVVENTURA La signora di Cosa nostra (Dal nostro inviato speciale) Los Angeles, luglio. Liz Renay ini riceve nella sua casa. Tanti divani, tanti tappeti, un tripudio di pianticelle di plastica, molti quadri che la ritraggono nuda, tra corolle e trampolieri, in un innocente paradiso, molte fotografie che documentano una vertiginosa esistenza. I mariti (sci, mi pare) e gli amanti (è un conto che il discreto cronista non tenta neppure) s'inseguono. La signora che se ne intende, ha fatto anche una classifica valutando le risorse espansive dei personaggi che hanno usufruito della sua ospitalità. Numero uno Burt Lancaster, ultimo (e sono dicci i campioni presi in esame) Jerry Lewis. Il giovanotto fa sempre ridere. Liz non ha né rimpianti né rimojsi: «Penso di poter dire come Ginger Rogers: non ho mai incontrato un uomo che non mi piacesse. Quando vedo un bel tipo, mi emoziono ». E' esplicita e sincera. Due righe per descriverla; bella, immensa, bionda, fa venire in mente Marilyn e Jean Harlow. Come curve, può essere paragonata soltanto alla costiera amalfitana. Non è più tenerissima: ha una figlia, sposata, con la quale poserà, senza impacci, per i cultori di Playboy. Una novità assoluta: per la prima volta madre e piccina, il sangue non è acqua, glorificate dalla carta patinata di una rivista per gentiluomini bisognosi di aiuto. Mrs. Renay è, come informa il risvolto di copertina del suo libro di memorie, « una donna inconsueta con un insolito passato ». Esordì giovinetta di provincia, in una famiglia di rigidi zeloti, una setta religiosa che ha il culto della legge; poi trionfa come spogliarellista, come modella, come attrice della tv, come amica di farabutti, finché un giudice non la spedisce per tre anni in prigione. In quel torbido e raccolto ambiente, fioriscono i ricordi: una sfilata di divi di Hollywood, di ricchi petrolieri, di gangsters: era diventata « la ragazza di Mickey Cohen », un colorito mascalzone che la presentò, con orgoglio, ai suoi soci, individui che animavano le cronache giudiziarie e gli schedari del Federai Bureau of Investigation. Chiedo: « Signora, le dispiace raccontarmi perche l'hanno messa dentro? ». « Si figuri, caro. Mi hanno accusata di disturbare la tranquillità dei vicini. Schiamazzi. Più di mille giorni, uno dietro l'altro. E questo, per ragioni sentimentali: me la passavo con Mickey, Mickey Cohen, e non avevo capito che si trattava di un bandito. Quel duro di Robert Kennedy, per vendicarsi, decide di farlo fuori — politica, penso io — e ordina di pescare tutti quelli che gli sono vicini. Disse: "Portateli in galera e buttate via la chiave " ». « Mickey è stato dunque la mela marcia... ». « Ma no, caro. Io conoscevo già Albert Anastasia; fu lui che mi affidò alla protezione di Cohen. Poi Tony Coppola, una sua guardia del corpo, una brutta figura, io dico, mi fece incontrare certi boss di " Cosa nostra". Quando due killers andarono ad uccidere Albert che, poverino, stava abbandonato sulla poltrona del barbiere, Tony sparì dal suo fianco, e la polizia voleva sapere perché si era allontanato proprio in quel momento. Già. Ma in fondo non era cattivo. Un mio bambino cadde dalla finestra e stava per morire, e solo Coppola venne ad aiutarmi. Rimase con me all'ospedale, senza lasciarmi un attimo. Allora mi legai a lui*. « Sono tre, se non sbaglio, gli accompagnatori, e della stessa categoria. Tony, ad esempio, come si comportava? » « Mi trattava come una regi na. Una volta mi fece arriva re un vassoio pieno di meravigliosi gioielli: smeraldi e rubini circondati da brillanti. Non sapevo scegliere, lui comprese il mìo imbarazzo e decise: " Prendiamo tutto ". Una sera diede un grande banchetto in mio onore, c'erano i più noti mafiosi italiani, c'era anche Frankje Carbo, quello del pugilato. Ero la sola invitata, e tutti brindarono e si congratu¬ lpnpl e : a e e larono con ine. Chiesi: " Ma perché questa festa? ". E Tony: "Sei fortunata. Ho deciso di sposarti ". E io: " Ma non potrò mai". Mi minacciò con la pistola, poi si rassegnò ». « Parliamo un po', se non la stanca, di Mickey Cohen ». « Ma certo, caro. Gli piaceva moltissimo farsi della pubblicità ed è un errore per uno che sta nel racket, negli affari. Voleva clic tutti lo credessero il nuovo Al Capone. Alla fine, gli sciocchi, lo presero sul serio. Però era solo un giocatore d'azzardo. Uccise uno, ma per legittima difesa. Tentarono di eliminarlo, gettarono anche bombe nel suo locale. L'F.B.l. l'odiava, ed è riuscito a sbarazzarsene ». « Che rapporti aveva con Mickey? ». « Rappresentava Anastasia, e non potè mai esprimersi liberamente, come forse gli sarebbe piaciuto. Si lasciò andare soltanto per un istante: mi spiegò che gli ebrei sono i migliori mariti ». «E degli italiani che ne dice? ». « Gente cordiale ». «E Johnny Stompanato, quello che beccò una coltellata dalla figlia di Lana Turncr?». « Un piscione, caro. Faceva il prepotente con Lana, ma durante una sparatoria finì sotto il tavolo-». « Di Albert Anastasia Junior vorrebbe dirmi qualcosa? ». «Perché no, darling? Un delizioso giovane. Il tipico studente educato nei colleges più eleganti. Assomigliava a Tyrotte Power. Era piacevole passare il tempo con lui giocando a carte mentre aspettavo Tony Coppola. Chiunque lo avesse incontrato non avrebbe mai immaginato chi fosse. Aveva uno zio prete e un altro, chiamato " il duro ", che controllava il fronte del porlo. Si batteva fra queste due vocazioni, fra queste scelte. Pare abbia prevalso il sacerdote. Ne sono contenta. Era veramente un incanto, così sensibile e delicato. Splendido. Tutte le donne gli correvano dietro, gli chiedevano appuntamenti. Però, quando arrivava a conoscere i genitori di una compagna, cominciavano i guai. Mi confidò: " Ho persino pensato di cambiare nome, il mio crea troppi problemi ". Come sa, l'organizzazione di Albert Anastasia veniva chiamata " Anonima assassini ". Ricordo che mi spaventai parecchio quando scoprii che vivevo, gomito a gomito — e magari facendoci piedino — con gli esponenti di quella banda ». « Il suo parere su Frank Costello ». « 5; comportava sempre, con me, da perfetto signore. Mi hanno detto che era legatissimo alla moglie, non aveva avuto figli e gli dispiaceva. Adesso si è ritirato dalle parti di Long Island, in una villetta. Dicono che pensa di scrivere la sua storia, ma non ci credo. E' troppo riservato ». « Lo dicevano anche i magistrati. Lei, invece, si è lasciata andare. Perché? ». « Caro, conosce la canzone? Que sera, sera, lo accetto tutto. Sono fatalista. E per questo mi proclamo felice. Nella biblioteca della prigione lessi di quel nobile francese che rispose, a chi gli domandava come se l'era passata durante la Rivoluzione: " Ho vissuto ". E' anche il mio motto. Tutti abbiamo una parte nella umana commedia degli errori, lo, la mia l'ho recitata con amore». «Forse troppo, Mrs. Renay». «Caro, ma perché? Viaggio sui jets in classe di lusso, faccio crociere in yacht, le ruote della roulette girano anche per me, frequento il bel mondo, in Vaticano hanno aperto, per usarmi un riguardo, la Cappella Sistina, mi offrono scritture, il mio libro è vendutissiino.ogni giorno è un nitovd giorno, amo ogni ora e ogni minuto. Ne ho fatta della strada, da Mesa, Arizona. Adesso, poi, ho un marito comprensivo. Non bisticciamo mai: gli altri, se uscivo con qualcuno, vedevano tempre la cosa sotto cattiva luce ». « Non ha sospetti, non e malizi- iso ». « Mi guardi: sono forse una che nasconde qualcosa? ». La osservo: 1 rancamente, no. Enzo Biagi

Luoghi citati: Arizona, Hollywood, Los Angeles, Tyrotte Power