Verso i "giochi olimpici"

 Verso i "giochi olimpici" Verso i "giochi olimpici" Dispute sul sistema per le selezioni Gli aiuti della federazione - Scoraggiati i giovani sprovvisti di mezzi La selezione dei migliori equipaggi per le Olimpiadi, quest'anno in programma a Kiel, ha provocato un'ondata di scontento e di critiche alla Federazione italiana della vela. Non si discute il valore dei prescelti. Milone per la classe « Soling », Dotti per i « Tempest », Croce per i « Flying Dutchman », Scala per le « Stelle », Pellaschier per la classe « Finn », vanno veramente forte e hanno dimostrato nelle prove internazionali di essere ben agguerriti. Si discute, piuttosto, il sistema adottato per le selezioni. Una serie di regate alla Maddalena, poi all'Argentario, ha avuto il segno della contestazione. C'è stato un clima eccezionalmente nervoso. Ci sono state avversità di ogni tipo: dal tempo (lunghe giornate di sospensione alla Maddalena, per il vento troppo forte) all'astensione dell'impegno richiesto (quasi metà dei concorrenti ha abbandonato per motivi di lavoro o di studio), ai sospetti velenosi. La rivista « Vela e motore » parla di « cosche divise » e di « accusa di combine ». « Il criterio seguito può essere giudicato in modi diversi » mi dice Sergio Gaibisso, presidente della commissione sportiva. « Resta però il fallo che in tre classi su cinque, cioè Soling, Star e Tempest, sono venuti fuori quelli che già prima della selezione si erano imposti ». La tensione è stata forte, invece, nel gruppo degli « FD ». Carlo Croce ha cambiato il prodiere Bianchi con Zinali, affermandosi poi per pochi punti su E. Isenburg, mentre una serie di circostanze avverse metteva fuori causa l'altro Isenburg e il fortissimo Massone, tutti genovesi. Colpo di scena, infine, nella classe « Finn », dove il favorito Albarelli è finito al sesto posto dopo due ritiri e tre mancate partenze. Ormai il capitolo pre-olimpico è chiuso. Si comincia a discutere della preparazione dei selezionati, in vista di regate molto dure, come solitamente riserva il mare di Kiel. E si parla già del dopo-Kiel, «quando l'intera politica della Fiv dovrà essere riveduta. Finora la federazione ha fatto il possibile per aiutare gli equipaggi che si erano messi in luce da tre anni a questa parte. Ma, inevitabilmente, l'aiuto ha avuto un carattere selettivo, scoraggiando giovani e giovanissimi non provvisti di mezzi e di tempo libero a sufficienza per dedicarsi a competizioni da « quasi-professionisti ». Sembrava, in questi anni, che si pensasse soltanto alle Olimpiadi e alle classifiche di grande prestigio, riservate a pochi. I circoli velici . hanno orientato la loro attività in vista di campionati regionali e nazionali che richiedono forti spese e molto tempo per i traferimenti da un campo all'altro. Le regate locali sono state « snobbate », perdendo valore tecnico e formativo, o addirittura sparendo dai calendari. Ha influito negativamente il fatto che le classi olimpiche sono troppo costose (lasciando da parte il « Finn », per una sola persona). Un « FD » attrezzato per regate di grande impegno costa quasi due milioni, sommando le spese per diversi giochi di vele e per le dotazioni extra. I due milioni e mezzo del « Tempest » completo possono diventare tre. Non parliamo del « Soling ». E non parliamo delle spese di manutenzione, dell'assillante necessità di cambiare continuamente scafi, alberi, vele; delle lunghe trasferte e della necessità di una preparazione costante, non limitata a qualche giorno di festa. Dopo Kiel verrà decisa l'introduzione di una nuova classe olimpica. Si parla del « 470 », dello «Strale» e del «Fireball». Le autorità internazionali dovranno scegliere. Il « 470 » parte favorito dalla grande diffusione su scala europea. Disegnato dal francese Cornu, è lungo appunto m. 4,70, e viene costruito esclusivamente in vetroresina. Ha randa e fiocco per mq. 12,70, spinnaker, trapezio per il p'rodiero. Meno noto in Italia il « Fireball », dallo scafo curioso, più lungo (m.4,93) del «470 » ma dotato di superficie velica minore. Alla barca francese si oppone da noi lo « Strale » di disegno italiano. Porta la firma di Santarelli. Lungo m. 4,90, leggero (Kg. 125), lo « Strale» ha più vela del « 470 », sommando mq. 15,50 fra randa e fiocco. E' più veloce e scattante; senz'altro la più bella deriva dopo l'« FD », del quale anticipa le straordinarie prestazioni. Si sta diffondendo in tutta Europa, anche in Ungheria. La scelta della nuova classe olimpica dovrà tener conto del fattore economico. « 470 » e « Strale » stanno superando la soglia del milione; l'hanno superata largamente in alcune versioni. Per democratizzare veramente la vela i tecnici dovrebbero forse inventare una deriva intermedia più accessibile, oppure suggerire produzioni di serie che riducano i costi. Mario Fazio

Luoghi citati: Europa, Italia, Kiel, Ungheria