E' diminuito in aprile il numero di occupati di Giulio Mazzocchi

E' diminuito in aprile il numero di occupati Indagine Istat sulle forze di lavoro E' diminuito in aprile il numero di occupati Sono scesi a 19 milioni, 580 mila in meno rispetto ad un anno fa - Il rapporto con il totale della popolazione è del 35,2 0Zo, il più basso mai registrato in Italia - La suddivisione per settori (Nostro servizio particolare) Roma, 11 luglio. Una nuova ondata d'emigrazione, una spinta massiccia alla « terziarizzazione » dell'economia si sono registrate nei primi mesi di quest'anno. L'indagine dell'Istituto di statistica sulle forze di lavoro in Italia, eseguita all'Inizio di aprile e ora pubblicata, contiene cifre che indicano massicci spostamenti nella composizione sociale del nostro paese. Per cominciare il totale delle forze di lavoro (occupati più disoccupati) scende a 19 milioni 19 mila persone, cioè 580 mila persone in meno d'un anno avanti, cosicché il rapporto tra la forza di lavoro e il totale della popolazione è del 35,2 per cento. Si tratta del più basso rapporto mai misurato in Italia e, quasi certamente, del più basso rapporto esistente al mondo. Tra le forze di lavoro, il numero dei disoccupati è pari a 623 mila persone: nell'ultimo decennio si contano quattro anni, tra il '65 e il '69, nei quali durante la rilevazio. ne d'aprile si è trovata una cifra piti alta. Ciò che ora impressiona è, appunto, che di fronte a un così ridotto numero di « attivi » (le forze del lavoro) si mantenga cosi statico il numero dei disoccupati (cresciuti di appena 57 mila rispetto a un anno avanti). La spiegazione del basso numero di disoccupati dovrebbe trovarsi nel fatto che da un lato la maggior parte dei giovani, finché lo può, continua negli studi per non dover restare inattivo e, dall'altra, che una larga fetta dei giovani che sono stati comunque costretti ad entrare nel mercato del lavoro è emigrata all'estero. Tra coloro che lavorano, i sottoccupati sono 239 mila: ben 58 mila in meno d'un anno avanti. In questa diminuzione v'è un significato duro: la portata della crisi generale è tale che diminuisce il numero di coloro che vengono posti in cassa integra zione, in quanto v'è una ri duzione netta degli occupati, fatta probabilmente a carico di quanti vanno in pensione, senza essere rimpiazzati che in minima parte da nuove leve. In aprile, difatti, gli occupati nell'industria sono 8 milioni 82 mila: meno che uno e due anni prima. L'Istat avverte che i lavoratori maschi dipendenti (quindi non solo dell'industria ma anche dell'agricoltura e commercio) sono rimasti numericamente immutati rispetto a un anno prima. Sono diminuite le donne lavoratrici dipendenti (sempre nei tre settori) di 81 mila unità. Ciò non è però sufficiente a spiegare la diminuzione, rispetto a un anno prima, di duecentomila unità nell'industria: la crisi di lavoro deve quindi riguardare l'artigianato. L'agricoltura ha perso, rispetto all'aprile '71, altri 499 mila addetti: si è scesi a milioni 369 mila occupati. La perdita di addetti, in questo campo, è fatta quasi per intero da coltivatori diretti anziani, maschi e femmine, e da femmine precedentemente occupate come coadiuvanti. E quest'ultima perdita, quella che denuncia un ulteriore esodo d'intere famiglie dalle campagne verso le città, dell'Italia o dell'estero. Ma, nelle città, la nuova immigrazione non ha trovato posto nell'industria (se n'è vista la flessione), bensì nel settore dei « servizi », il cosiddetto «terziario»; qui l'occupazione, in un anno, è aumentata di 70 mila addetti, raggiungendo i 6 milioni 945 mila. E' la cifra più alta mai registrata in un mese d'apri- le, ma punte superiori si so¬ ngbddv no avute, altre volte, sia in gennaio, che in luglio e ottobre, le altre date trimestrali delle periodiche rilevazioni dell'Istat sulle forze di lavoro. Vi è, quindi, in questi movimenti, l'indicazione che prò. babilmente l'ultima e più recente ondata di emigrazioni dalle campagne dovrebbe essere, nuovamente, indirizzata verso l'estero. L'altra ipotesi è che l'emigrazione abbia ora riguardato solo le famiglie di lavoratori maschi (mariti o figli) già in precedenza emigrati verso le città. In tal caso è cresciuto l'intasamento intorno alle città capoluogo. E' cresciuto lo spopolamento dei comuni di campagna. Il Sud, più in generale, ha continuato a cedere popolazione al Nord: tutti i problemi sociali e di riequilibri territoriali si fanno più drammatici. Il quadro dell'indagine si chiùde sulla cifra di 18 milioni 396 mila occupati (compresi i sottoccupati): v'è la diminuzione di 631 mila occupati rispetto a un anno prima. Mai, nell'ultimo decennio, v'era stata in un mese d'aprile una simile perdita rispetto a un anno prima (la precedente punta di —512 mila si registrò nell'aprile '65), mai neppure negli altri trimestrali censimenti. Tutte le cifre di aprile sono quindi dei record, tutti i record sono negativi. Erano le previsioni già fatte dagli uffici della programmazione: le stesse che avevano dato - origine al « piano Giolitti », per invertire la situazione. Giulio Mazzocchi

Persone citate: Giolitti

Luoghi citati: Italia, Roma