Erbacce, sgretolano i monumenti romani
Erbacce, sgretolano i monumenti romani I provvedimenti a Roma Erbacce, sgretolano i monumenti romani Quattro zone monumentali chiuse fino a Ferragosto perché invase da piante selvatiche - Altri guai: la proliferazione delle vipere e il pericolo d'incendi (Nostro servizio particolare) Roma, 11 luglio. Resteranno chiusi sino a Ferragosto (per bene che vada! il Foro di Augusto e quello di Traiano, i sepolcri degli Scipioni e i Mercati traianei. Motivo: le erbacce hanno invaso il terreno, si avviticchiano su pilastri e colonne, mettono radici nei muri, corrodendo quello che resta delle preziose testimonianze del mondo antico. Inoltre, qualche cornicione potrebbe precipitare sulla testa di un turista. Così si chiude e chi vivrà vedrà. I lavori di diserbazione — ha assicurato il soprintendente — si spera di cominciarli fra un mese. E' questo il periodo di maggior afflusso turistico (oltre un migliaio di visitatori al giorno): denaro perduto, turisti delusi. I contratti di appalto per diserbare con prodotti chimici i ruderi sono scaduti da sei mesi, ma la Giunta comunale non ha provveduto a rinnovarli. Il professor Pietrangeli, soprintendente ai musei e scavi del comune di Roma, dice che la chiusura al pubblico era improcrastinabile. Nella sua decisione, repentina e clamorosa, c'è anche la speranza di attirare sul problema l'attenzione degli amministratori pubblici. Infatti, stamane il sindaco di Roma ha fatto sapere, tramite il capo gabinetto, di aver dato disposizioni all'assessore ai Lavori Pubblici per accelerare al massimo le operazioni burocratiche che preludono all'inizio dei lavori. Come mai queste quattro zone monumentali di Roma hanno il problema delle erbacce, mentre le altre. Fori imperiali inclusi (che restano aperti), ne sono immuni? E', questo, tino dei latiti «misteri» di Roma. Nella capitale il patrimonio archeologico per una metà appartiene al Comune, e per l'altra allo Stato. La parte dello Stato è posta sotto la vigilanza e la tutela della soprintendenza alle antichità di Roma, che dipende dal ministero dell'Istruzione. Non si può dire che questo Ente abbia la vita facile, sempre in « lotta » com'è con istituti culturali dello Stato e con le ristrettézze dei bilatici. Ma sono rose e fiori in confronto ai problemi della soprintendenza comunale, che si scontra quotidianamente con il disinteresse per la cultura degli amministratori. Il Colosseo, quando dopo il 1958 passò dal Comune in proprietà allo Stato, era talmente inselvatichito che furono necessari anni di lavoro per liberarlo dalle erbe, che avevano profonde radici e rigogliosi fusti fino in cima allatciclopica costruzione. Non si sa se per i Fori è lo stesso caso: alla soprintendenza comunale I assicurano che si tratta sol! tanto di « erbe stagionali », Vperchè nelle primavere passa1 te i monumenti furono sempre ripuliti. Il danno più grave di un intenso insediamento di erbe e piante selvatiche tra vecchi ruderi è lo sgretolamento dei muri provocato dai rampicanti. Le radici di queste piante, e i loro viticci, aggrappandosi e penetrando, polverizzano la malta che tiene insieme pietre e mattoni. Ancora un guaio si può temere per le zone archeologiche: la proliferazione delle ' vipere, che, com'è noto, que; sfattilo costituisce un probleI ma per tutta la petiisola. i (Tempo fa a Roma si dovet: te chiudere per qualche gior: no una scuola a causa dei velenosi iettili scoperti in giardino). Non ultimo è il pericolo dei gli incendi: non appena le erbacce sì seccano diventano ' facile esca ai fiammiferi di .distratti visitatori. \, b.
Persone citate: Pietrangeli, Scipioni, Traiano
Luoghi citati: Roma
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