Morto Atenagora capo ortodosso che voleva l'accordo con i cattolici

Morto Atenagora capo ortodosso che voleva l'accordo con i cattolici Il protagonista più popolare del dialogo ecumenico Morto Atenagora capo ortodosso che voleva l'accordo con i cattolici Era nato. 86 anni fa in Grecia - Nell'esprimere il proprio cordoglio al sinodo di Costantinopoli, Paolo VI scrive: "Fu un grande protagonista della riconciliazione di tutti i cristiani e delle nostre due Chiese in particolare" -1 tre incontri con il Papa a Gerusalemme, Istanbul e in Vaticano (Nostro servizio particolare) Città del Vaticano, 7 luglio. Per un singolare destino, il patriarca Atenagora di Costantinopoli, capo spirituale, ma non effettivo, di 250 milioni di ortodossi, è morto, stanotte, ad Istanbul poche ore prima che il Vaticano annunciasse un evento da lui desiderato per tutta la vita: l'ammissione di ortodossi e protestanti alla comunione cattolica. La sua scomparsa è una grave perdita per la cristia¬ nità e per l'ecumenismo: Paolo VI l'ha appresa all'alba, ha manifestato dolore e ha pregato per il suo « amato fratello in Cristo ». Lo chiamava così non solo per ragioni di carità-, ma per riconoscere ad Atenagora la qualità di 256'' successore di Sant'Andrea, dal quale ha origine la Chiesa d'Oriente, e che era fratello primogenito di San Pietro, di cui Paolo VI è 265" successore. «Fu un grande protagonista della riconciliazione di tutti i cristiani e delle due nostre Chiese in particolare », ha telegrafato il Papa al Santo Sinodo di Costantinopoli, cui spetterà la diffìcile successione di un così deciso assertore dell'unità cristiana. Aveva 86 anni, essendo nato il 25 marzo 1886 a Tsaraplana (Grecia); la sua morte è dovuta ad una banale caduta, una settimana fa, nella quale si ruppe l'anca destra. Atenagora era divenuto popolare per i suoi tre incontri con Paolo VI a Gerusalemme (5-6 gennaio 1964), ad Istanbul (25-26 luglio 1967) e in Vaticano (26-28 ottobre 1967). La sua figura di patriarca biblico, alto quasi due metri, possente di aspetto, con una lunga, fluente barba aveva colpito simpaticamente l'opinione pubblica. La sua divisa teologica era l'amore; l'espressione più. appariscente di questo sentimento era l'abbraccio. Abbracciava chiunque andasse a trovarlo, con effusione, ma i suoi abbracci « storici » furono scambiati con Paolo VI nei tre incontri ricordati. E il Papa, come accadeva a qualsiasi uomo di proporzioni normali, quasi scomparve allora tra le lunghe braccia e fu sommerso dalla barba di Atenagora. Per questa sua caratteristica era definito « il patriarca dell'abbraccio ». Era uomo di coraggio: nel 1923, vescovo di Corfù, si presentò in barchetta, accompagnato da un rematore, sottobordo dell'« ammiraglia » della squadra navale italiana che, per ordine di Mussolini, bombardava l'isola. « Che notizie portate? », gli domandò l'ammiraglio, pensando che il prelato recasse l'annuncio della resa. « Sono venuto a protestare perché state uccidendo donne e bambini», rispose asciutto Atenagora, e riguadagnò la riva. Il cannoneggiamento cessò. Da Corfù si trasferì negli Stati Uniti (1931) come arcivescovo degli ortodossi della diaspora d'America e da quel momento fu protagonista di primo piano dell'azione ecumenica, avviata pochi anni prima con l'assemblea ortodosso - protestante - anglicana di Helsinki. A sessantadue anni, nel '48, venne eletto dal Santo Sinodo «Patriarca ecumenico di Costantinopoli». In teoria, diventava il capo di 200 mdioni di ortodossi (quanti erano allora), ma in pratica governava soltanto un milione, un milione e mezzo di fedeli, tra quelli residenti in Turchia e quelli emigrati. Il fatto è che, mentre la Chiesa cattolica è rimasta unita nei secoli dopo il distacco di protestanti ed anglicani, quella d'oriente, che si scisse da Roma nel 1054, si è poi suddivisa in una ventina di papatriarcati «autocefali» ossia autonomi che riconoscono propri capi. Il più importante di questi patriarcati è quello di Mosca dal quale dipendono oltre 50 milioni di fedeli e che, per ragioni anche politiche, ha sempre contrastato l'opera ecumenica di Atenagora, ritenuto dai sovietici «servo degli americani». Basterà ricordare che, nel 1962, il patriarcato di Mosca «soffiò» ad Atenagora l'invio d'una delegazione all'apertura del Concilio Vaticano II. spedendo all'improvviso i propri inviati a Roma, senza informare tempestivamente il vecchio patriarca. Questa mossa, certo abilmente diplomatica, ma non altrettanto fraterna, fu un grave colpo per Atenagora. Il 7 dicembre 1965, in una solenne cerimonia del Concilio, Paolo VI (ed Atenagora da Istanbul) «cancellarono per sempre» gli anatemi che, nel 1054, la Chiesa cattolica e quella orientale si erano lanciati. Sull'onda di questo successo. Atenagora si mise all'opera per portare con sé a Roma, in visita a Paolo VI, la maggior parte degli altri patriarchi. Ma Alessio di Mosca osservò che «l'incontro è fra due illustri pellegrini, non una conferenza al vertice», e Geronimo, patriarca d'Atene, disse ancor più brusco: «L'audace iniziativa di Atenagora tende all'asservimento degli ortodossi al Papa». Respinto da Mosca e da Atene, Atenagora si limitò a visitare i patriarcati minori dì Sofia, Bucarest e Belgrado. Ma neanche questo «giro» diede buoni risultati e Atenagora dovette venire a. Roma da solo, nell'ottobre '67. Vi giunse con un aereo messogli a disposizione da Onassis e fu accolto con grandi onori da Paolo VI, che lo ospitò in Vaticano nella «Torre San Giovanni», riadattata da Papa Giovanni. Era emozionato, come pochi mesi prima, nella chiesa di San Giorgio ad Istanbul quando, attendendo l'arrivo di Paolo VI, che ritardava, dovette ricorrere ai tranquillanti. Nel suo slancio ad affrettare l'unione con Roma giocavano anche motivazioni politiche: il suo prestigio di patriarca di Costantinopoli sarebbe stato moltiplicato rispetto ai patriarcati concorrenti. I rapporti fraterni con il Papa lo avrebbero difeso dagli attacchi del governo turco che lo giudicava «un ex greco complice di Makarios e al soldo di Atene». Infatti. Paolo VI lo protesse quando i governanti volevano espellerlo da Istanbul. Chi sarà il successore? La scelta è difficile, per l'ostilità dei turchi all'elezione d'un patriarca greco, ma il candidato più quotato appare il metropolita Melitone, al quale Atenagora affidò sempre le più delicate missioni presso Paolo VI. Lamberto Fumo Una recente foto del patriarca Atenagora (Telefoto Ap)