II sindaco di Ivrea è disposto a requisire la Rossori e Varzi occupata dagli operai

II sindaco di Ivrea è disposto a requisire la Rossori e Varzi occupata dagli operai Sindacalisti e amministratori a convegno cercano una via d'uscita II sindaco di Ivrea è disposto a requisire la Rossori e Varzi occupata dagli operai Chiede però che altri comuni dove sorgono stabilimenti del Gruppo prendano un provvedimento analogo Alcune aziende verrebbero riaperte dalla Gepi - La sezione di Ivrea, con 263 persone, sarebbe smantellata (Dal nostro inviato speciale) Ivrea, 4 luglio. Nei giorni scorsi l'assemblea degli azionisti della Rossari e Varzi ha deliberato la messa in liquidazione del Gruppo, che ha 3500 dipendenti suddivisi in parecchie aziende: Ivrea con 263; Galliate con 588; Trecate con 290; Varallo con 183; Varallino con 194, più 146 delle confezioni; Crespi d'Adda (Bergamo) con 1200; Rossarl Moda con 450 e sede centrale di Milano con 120. Al personale sono state inviate le lettere di licenziamento che — a seconda del periodo di preavviso, colle-1 gato all'anzianità di servizio cominceranno a diventare esecutive tra venerdì e sabato. La Gepi sta studiando un intervento per salvare l'azienda. Però il risanamento dovrebbe avvenire con il licenziamento di circa 1300 persone e la conseguente chiusura di alcuni stabilimenti. Una delle aziende sacrificate sarebbe In sezione Rossari e Varzi di Ivrea. Lo smantellamento lascerebbe senza lavoro 263 persone. Qualche tempo addietro alcune centinaia di disoccupati non avrebbero allarmato troppo la zona di Ivrea che go- deva di una situazione di piena occupazione ed aveva un tenore di vita elevato. Oggi, invece, il panorama economico è mutato: « Nel 1971 — affermano i sindacalisti — nell'area di Ivrea si sono perduti almeno 1500 posti di lavoro. Gli edili sono diminuiti di 200-250 unità. La Olivetti (le cifre sono però contestate dall'azienda) da un anno non assume più, per cui, a causa delle dimissioni volontarie e delle persone collocate a riposo, i dipendenti sono diminuiti di un migliaio. Inoltre la Olivetti prevede di non assumere per altri due anni. La Chatillon ha ridotto il personale di 160-170 unità. Ora è la volta della Rossari e Varzi e manca ogni possibilità di collocamento non soltanto per quelli che restano senza lavoro ma anche per i giovani che terminano gli studi». Cosa fare? Amministratori pubblici, sindacalisti, esponenti politici sono da settimane impegnati in azioni di «tamponamento» della situazione. Per ora il problema più scottante è impedire lo smantellamento della Rossari e Varzi e ottenere la sospensione dei licenziamenti, onde consentire alle maestranze di usufruire della Cassa integrazione speciale (legge 1115) che corrisponde circa l'80 per cento della retribuzione. L'altra sera il Consiglio Comunale di Ivrea ha dato al sindaco Mario Rey il mandato « di seguire con particolare attenzione gli sviluppi della situazione per la requisizione dello stabilimento Rossari e Varzi, prima che scadano i termini dell'esecutività dei licenziamenti ». Oggi le maestranze della Olivetti-Ico e della Chatillon hanno effettuato uno sciopero di solidarietà di un'ora, sfilando in corteo per le strade con i dipendenti della Rossari e Varzi, occupata da alcune settimane. I lavoratori hanno poi raggiunto piazza Ottinetti, dove si svolgeva un convegno sulla situazione economica della zona di Ivrea, con l'intervento di una dozzina di sindaci, delle rappresentanze sindacali e politiche. Il sindaco di Ivrea ha riferito sui contatti avuti con gli altri Comuni dove hanno sede stabilimenti della Rossari e Varzi. Personalmente il sindaco di Ivrea è disposto a procedere alla requisizione dell'azienda « a condizione che non sia un gesto isolato, ma che analogo provvedimento venga preso anche nelle altre città — almeno nelle principali — dove sorgono gli stabilimenti del Gruppo ». Il sindaco ha anche voluto chiarire che « si tratterebbe però di un provvedimento politico senza conseguenze pratiche in quanto (a giudizio dei legali interpellati dall'Amministrazione Civica) la requisizione non interromperebbe la validità dei licenziamenti ». I sindacalisti, nel corso della discussione, hanno insistito sulla necessità di compiere « l'atto politico della requisizione ». Oltre al problema contingente il dibattito si è allargato alla situazione generale, con accuse agli imprenditori e al governo e con richieste di intervento della Regione « per programmare lo sviluppo del Piemonte ». Nei prossimi giorni il sindaco di Ivrea (con i colleghi delle altre città interessate alla vicenda della Rossari e Varzi) solleciterà un incontro a Roma per conoscere entro quali termini la Gepi intende procedere al riassorbimento delle maestranze della Rossari e Varzi e qual è il trattamento che intende riservare alle persone che non verranno riammesse al lavoro. Tutto ciò non esclude l'eventualità di un ricorso alla requisizione. Sulla grave situazione in cui versano i lavoratori della zona, è anche intervenuto il vescovo di Ivrea monsignor Luigi Bettazzi. Premesso che « non possono essere addossate ai lavoratori le responsabilità delle negligenze ed imprevidenze di programmazione all'orìgine del dissesto del settore tessile » il presule ricorda l'impegno ad agire perché venga realizzata una autentica giustizia rivolta a riconoscere la dignità e la concreta libertà di tutti gli uomini. Sergio Devecchi