Eddy: "Io ho più tifosi in Italia che in Belgio,, di Maurizio Caravella
Eddy: "Io ho più tifosi in Italia che in Belgio,, Eddy: "Io ho più tifosi in Italia che in Belgio,, Ed ora pensa già al Tour e ad Ocana - Il parere di Magni, Adorni ed Albani sulla crisi del ciclismo italiano "dal nostro inviato Milano, lunedì mattina. Se non è Isterismo collettivo, poco ci manca: Merckx viene circondato da una lolla enorme, le ragazze si fanno largo a gomitate per arrivargli vicino e baciarlo, te fortunate che et riescono lanciano strilli dt gioia; i ragazzini mettono all'asta ti suo autografo — magari è falso, ma nessuno ci bada — e fanno affari d'oro. Neppure a Bruxelles, forse, Il campione del mondo ha mai avuto accoglienze così trionfali. Qualcuno st aggrappa alla sua maglia e non vuole mollare la presa. Merckx è frastornato, forse anche un po' irritato: ma sorride a tutti, come da copione. E si lascia trasportare dalla folla, quasi senza opporre resistenza. Attorno a lui, il caos è incredibile. Tre anni fa, quando fu squalificato per doping, Eddy in un mo. mento di rabbia disse che non avrebbe più corso in Italia: ora è diventato una specie di eroe nazionale, il fatto che sta belga sembra ormai un particolare di scarsa Importanza. Merckx è commosso: « Dicono che io sia un "duro" — spiega — ma non è vero. Non si può restare insensibili di fronte a certe scene. Ho più tifosi in Italia che in Belgio, il vostro è un paese meraviglioso. Grazie a tutti ». Sono i suoi compagni invece a ringraziare luì, perché Eddy ha già detto che lascerà alla squadra tutti t premi vinti al Giro. « Da stasera — dice Merckx — comincio a pensare ad Ocafia. Lo spagnolo ha impostato tutta la stagione sul Tour: gli basterà battermi In Francia per chiudere l'annata all'attivo. Ocana mi aspetta al varco, spera che io sia stanco: ma forse si sbaglia, al Giro d'Italia ho battuto Fuente che non è certo più debole di lui». Il cicltsmo italiano ha subito la sua più grave sconfitta del dopoguerra; non era mai successo che il primo del nostri (Panizza) dovesse accontentarsi del quinto posto. Merckx cerca dt consolarci dicendo: « Avete ancora Gimondi, che è forte ed ha una grinta eccezionale: sarà un osso duro, per me, al Tour. Per il resto, lo ammetto, i tifosi italiani non possono essere molto soddisfatti: Motta al Giro ha corso sempre al coperto, poi si è fatto squalificare; e la stessa sorte è toccata anche a Zilioli ed a Bitossl. Ma è una crisi che non riguarda soltanto gli italiani: i giovani non hanno più voglia di faticare, vogliono ottenere tutto e subito, senza fare sacrifici. Il ciclismo non è uno sport per signorine, è uno sport per gente che "ha fame". Ecco parche vengono alla ribalta gli spagnoli. Fuente ha fatto il carpentiere, poi si è guadagnato il pane portando bombole di gas nelle case. Per lui il ciclismo è tutto ». Come per Merckx, anche se ormai - il conto tn banca dì Eddy è molto robusto. Secondo Fiorenzo Magni, pre¬ sidente dell'associazione corridori, la colpa è soprattutto del blocco olimpico: « Si sfruttano troppo 1 corridori quando sono dilettanti, e quando passano finalmente professionisti ormai hanno speso tutto. Andare avanti così è un suicidio ». Adorni è d'accordo, e aggiunge: « Bisognerebbe abituare i dilettanti a correre nella categoria superiore, organizzando delle gare "miste": le prove del Trofeo Cougnet ad esempio, andrebbero benissimo. Cosi i giovani comincerebbero ad ambientarsi ». Albani propone un altro rimedio: « Alle case pubblicitarie — dice — interessa la vittoria del campione, della "vedetta" e 1 giovani non possono mettersi in evidenza perché devono sacrificare le loro ambizioni a favore dl un grosso nome che, magari, non riesce più a vincere. Biso. gnerebbe favorire la nascita di piccole squadre "garibaldine", ricche di neo-professionisti liberi di fare la propria corsa. Soltanto così, forse, si potrebbe salvare il ciclismo ». Maurizio Caravella
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