Merckx terzo trionfo a Milano

Merckx terzo trionfo a Milano Concluso il Giro tra due ali di folla entusiasta Merckx terzo trionfo a Milano La corsa ha laureato l'unico, autentico fuoriclasse in gara, l'atleta più completo, imbattibile a cronometro - Sorpreso da Fuente (il solo rivale veramente pericoloso) sul Blockhaus, Eddy si è preso la rivincita anche in salita - La grande prova della squadra spagnola - Il quinto posto di Panizza esalta le virtù del piccolo corridore lombardo, ma non rende meno pesante la débàcle degli italiani - Anche Gimondi ha tradito l'attesa, però ora sembra in ripresa dal nostro inviato Milano, lunedì mattina. Sotto l'occhio distratto della Madonnina, che ha problemi ben più vasti che non quello di occuparsi di ciclismo, il Giro d'Italia si è concluso, ieri pomeriggio, in piazza del Duomo. L'ultima volata, dopo una marcia quasi sempre compatta del gruppo, da Arco di Trento fino alle porte di Milano, è stata vinta da Enrico Paolini della Scic, davanti a Huysmans, un gregario di Merckx, Ritter, Simonetti, Houbrechts, Ugo Colombo e Bellini, protagonisti di una fuga iniziatasi ad una trentina di chilometri dal traguardo finale. E' stata, in pratica, la prima ed unica « licenza di vincere » concessa dall'inizio del Giro. Merckx, pago del trionfo in un'imponente cornice di pubblico, ha lasciato fare, controllando il gruppo che si è presentato in piazza del Duomo 44 secondi dopo. La volata del plotone, secondo logica, è stata vinta da De Vlaeminck, davanti a Dancelli e alla .stessa Maglia rosa. Lo sprint decisivo non è stato che il coronamento di una giornata trionfale per Eddy Merckx che, per duecento chilometri, ha pedalato in testa al plotone ricevendo il meritato tributo di applausi da parte di una folla immensa. E' vero che il ciclismo italiano è in crisi, è vero che l'interesse di una manifestazione a cui i nostri corridori hanno partecipato più nella veste di ospiti che di protagonisti, è notevolmente calato. Il riconoscimento alla classe superiore di un campione che ha dominato il Giro come ha voluto, senza nemmeno dare l'impressione di impegnarsi a fondo, era comunque doveroso: gli sportivi lombardi hanno fatto siepe lungo la strada dell'ultima tappa, hanno calorosamente applaudito sia il campione del mondo che il suo tenacissimo avversario Fuente, non hanno avuto il coraggio di maltrattare troppo i deludenti rappresentanti del no- stro ciclismo, visto che la maggior parte di essi era già a casa da una settimana, dopo lo « scandalo » dello Jafferau giustamente punito dalla giuria. IL TERZO TRIONFO DI MERCKX — Eddy è arrivato al suo terzo trionfo, su cinque Giri d'Italia a cui ha partecipato, con imprevista sicurezza, con la naturalezza di comportamento di chi sa come fare per ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo. Si è trovato di fronte un tenacissimo antagonista come José Manuel Fuente, decisamente superiore a lui in salita. Il campione del mondo, dopo la prima amara esperienza sul Block¬ haus, ha evitato giudiziosamente il confronto diretto con lo spagnolo sulle montagne, ha preferito scegliere una tattica di aggiramento dell'ostacolo: ha restituito la botta in discesa sulla Sila, ha sfruttato al massimo la sua prevista superiorità nelle prove a cronometro, ha approfittato freddamente dell'unico errore commesso da Fuente nella tappa dello Jafferau, ha ribadito la sua superiorità, ancora in discesa, verso Livigno. Se un banale malessere dovuto ad una sconsiderata indigestione di acqua ghiacciata non lo avesse indotto alla prudenza, forse Merckx sarebbe pure riuscito ad infliggere l'estrema umiliazione al forte ma dis- sennato rivale proprio sullo Stelvio, sulla cima Coppi. Pur avendo . accettato in quell'occasione una misurata sconfitta, il fuoriclasse beigli, l'unico atleta completo tra quanti partecipassero al Giro d'Italia, è riuscito a prendersi una clamorosa rivincita con la spettacolosa prestazione nella « cronometro » di Arco, che ha costituito il suggello ad una corsa che non teme critiche. FUENTE, MIRACOLO A META* — Alle spalle di Merckx José Manuel Fuente non è stato che un miracolo a metà. Lo scalatore spagnolo, che l'anno scorso si era limitato a vincere una tappa e ad affermarsi nel Gran Premio del la montagna, nel Giro 1972 ha mostrato enormi progressi di rendimento, sulla spinta della consapevolézza tìi 'èssere il solo capace di mettere in difficoltà Merckx sulle montagne. Purtroppo Fuente non e riuscito a capovolgere il pronostico: la rabbia agonistica gli ha fatto sovente dimenticare la necessità di un più prudente comportamento tattico, l'orgoglioso desiderio di umiliare ad ogni costo il campione del mondo lo ha 'esposto a clamorose sconfitte come quella dello Jafferau, che avrebbe potuto avere vai bis sullo Stelvio se Merckx, proprio in quella giornata, non fosse stato indotto alla prudenza da una indisposizione. Fuente ha comunque dimostrato di essere l'unico capace di spingere, in montagna, dei rapporti impossibili, l'unico in possesso del temperamente necessario per non arrendersi mai, anche se la sua vulnerabilità in discesa e sul passo anticipavano già quale sarebbe stato l'esito finale della corsa. Il merito di Fuente e degli spagnoli, è comunque grandissimo: si deve a loro se il Giro ha conservato fino allo Stelvio una certa « suspense »: senza di loro, il Giro sarebbe finito ancor prima di incominciare. WATERLOO DEGLI ITALIANI — L'elogio per gli spagnoli richiama come na turale conseguenza la più aspra condanna per la totale assenza degli italiani dalle vicende-chiave della corsa. E' indubbio che questa è la più pesante « Waterloo » del nostro ciclismo nella storia del Giro d'Italia del dopoguerra: sempre, dal 1948 in avanti, si era avuto, come minimo, un italiano entro i primi tre in classifica. Anche l'anno scorso, l'annata triste di Gòsta Pettersson in maglia rosa davanti a Van Springel, il nostro ciclismo si era più o meno salvato piazzando sei nomi (Colombo, Vianelli, Schiavon, Gimondi, Panizza e Cavalcanti) tra i primi dieci. Stavolta l'unico scoglio a cui attaccarsi è il modesto Panizza, quinto in classifica senza aver rubato niente a nessuno, mentre Gimondi. l'unico « grande » rimasto in gara dopo lo scandalo dello Jafferau, ha dovuto accontentar si di un misero ottavo posto Bitossi, Motta, Zilioli hanno l'alibi della disavventura che è loro costata la squalifica sullo Jafferau: dicono che e stato un incidente, una sem plice conseguenza dell'aver seguito la corrente del malcostume. Accettiamo questa scusa perché se veramente quanto è successo sullo Jafferau fosse quello che è sembrato a molti, cioè una chiara ammissione di inferiorità, ii nostro ciclismo potrebbe rassegnarsi a chiudere i battenti. Gianni Pignata Così a Milano 1. Paolini (Scic) km 185 tn 1 ore 3V36" alla media dl km 40.868; 2. Huysmans; 3. Rltter: 4. Simonetti; 5. Houbrechts; 6. Colombo; 7. Bellini, tutti col tempo del vincitore: 8. De Vlaemlnck a 44": 9. Dancelli: 10. Merckx. Segue tutto il gruppo col tempo di De Vlaeminck. Classifica finale 1. Merckx in 103 ore 4'4"; 2. Fuente a 5'30"; 3. Galdos a 10'39"; 4. Lopez Carril a U'17"; 5. Panizza a 13'; 6. G. Pettersson a 13'09"; 7. De Vlaeminck a 13'52"; 8. Gimondi a 14'5"; 9. Lasa a 14'19"; 10. Lazcano a 17'42"; 11. Rltter a 18'23"; 12. Schiavon a 18'24"; 12. Bergamo a 19'42"; 14. Pesarrodona a 21'5"; 15. Houbrechts a 23'37"; 22. Perielio a 43'49"; 23. Colombo a 44'1": 30. Fuchs a 50'38"; 35. Dancelli a 55'22"; 38. Balmamton a 57'1"; 69. Spinala a 2 ore 12'16". Media generale del Giro su km 3725: 36.120 km l'ora. Panizza premiato Milano, lunedi mattina. Vladimiro Panizza. quinto in classifica generale e primo degli italiani, si è visto assegnare il premio di mezzo milione dl lire messo tn palio dall'Associazione nazionale atleti azzurri d'Italia per il concorrente distintosi « per serietà di com portamento e particolare spirito agostico ». L'attribuzione del premio è stata decisa da una giuria composta da Fiorenzo Magni, Gino Bartali, Vittorio Adorni, Antonio Maspes, Gianfranco Baraidi, G. B. Sardo, Nino Bellini, Giustina Demetz, Lidia Pellissier, Marisa Muzio, Gino Guerra ed Aldo Spoldl, riunitasi ieri dopo la conclusione del Giro a Milano. Telefoni e radiostampa Milano, lunedì mattina, (g. p.) Come ogni anno, la conclusione del Giro d'Italia ha una cornice di doverosi ringraziamenti. Quelli che i giornalisti al seguito della corsa rivolgono al personale del telefoni presieduto da Flneschi e Brugnoll e al « bus » della radiostampa con Droghinl, Cannara, Marcotulli, Piras, Sani e Valenzano. Non è soltanto un obbligo dl educazione: si tratta dl vera, sincera riconoscenza nei confronti di chi, prodigandosi con competenza ed autentica passione, ha semplificato al massimo la trasmissione dei nostri servizi. Eddy Merckx si è aggiudicato per la terza volta il Giro d'Italia: insuperabile a cronometro, ha vinto tre tappe, una delle quali in salita sullo lafTerau Jé Ml F i è lif José Manuel Fuente si è classificato alle spalle della maglia rosa. Lo scalatore spagnolo, già 1" nella Vuelta, è l'unico che abbia impegnato Merckx Vldii Pi è il ili Vladimiro Panizza è stato il migliore degli italiani. Il suo quinto posto è scaturito dalla sua «regolarità» e dalle eccellenti prove sulle grandi salite