Angela ringrazia i giudici per l'obiettività del processo

Angela ringrazia i giudici per l'obiettività del processo La "Pasionaria negra,, assolta da una giuria di bianchi Angela ringrazia i giudici per l'obiettività del processo Ha cantato con il pubblico uno «spiritual»: «Il nostro pensiero è rivolto alla libertà...» - Era accusata di aver fornito a Jonathan Jackson le armi con cui questi fece fuggire da un tribunale tre detenuti di colore portando con sé cinque ostaggi (vi furono poi quattro morti e lo stesso Jonathan perì) dal corrispondente New York, lun. matt. Angela Davis è stata ieri riconosciuta innocente. La giuria, composta interamente di bianchi, ha comunicato il verdetto nel primo pomeriggio a San José in California (ieri sera in Italia). All'annuncio, il pubblico in aula è balzato in piedi gridando e applaudendo. Fuori la folla ha premuto contro i cordoni della polizia. Qualcuno ha intonato uno « spiritual » negro, « li nostro pensiero è rivolto alla libertà... tutto il movimento deve sorridere ». Angela Davis, le lacrime agli occhi, si è unita al coro, che è durato dieci minuti, tra abbracci e danze. Gli avvocati difensori della « pasionaria negra », la signora Burnh«m e la signora Walker, non hanno fatto commenti: ,t Diremo qualcosa più tardi. Siamo tutti molto felici ». Se colpevole, la Davis avrebbe potuto ricevere l'ergastolo. Angela Davis ha abbracciato la madre tra la folla, mentre un altro dei suoi difensori, Howard Moore junior, urlava « potere al popolo, potere alla giuria», e qualcuno dei giurati si abbandonava alla commozione. Si è quindi dileguata per festeggiare la liberazione, dopo che il pubblico ministero le ha stretto la mano sabato Angela Davis era sembrata scossa. Un episodio inatteso, un dirottamento aereo da parte di un giovane negro che in un primo tempo aveva chiesto anche il suo rilascio, poi rinunciandovi, aveva introdotto un elemento di drammaticità nel processo. La « pasionaria » si era sempre proclamata innocente, respingendo ogni accusa. Ha voluto ringraziare il giudice per la sua « obiettività » e per la fermezza con cui ha condotto la procedura. La storia di Angela cominciò il 7 agosto 1970, quando comparvero in tribunale, a San Rafael,. California, tre negri, accusati di aver pugnalato una guardia. Un giovane spettatore negro balzò fuori dal settore del pubblico, tirando fuori un fucile da sotto la giacca e brandendo quelli che sembravano candelotti dì dinamite, passò ai detenuti pistole e un fucile a canna corta, e insieme i quattro uomini armati uscirono dal tribunale, trascinando dietro di sé cinque ostaggi: il giudice Harold Haley, sessantacinquenne. cui avevano puntato al collo un fucile, un vice procuratore distrettuale e tre donne che facevano parte della giuria. Giunti all'aperto, ì quattro uomini di colore armati si diressero con i loro ostaggi verso un furgone che li aspettava. Quando l'automezzo uscì dal parcheggio ci fu una sparatoria. Alla fine, all'interno del furgone vi erano quattro morti: il giudice e tre dei quattro negri. Due ostaggi erano feriti gravemente. Tra gli uccìsi vi era il giovane che aveva portato le armi Costui era Jonathan Jackson, diciassettenne. Era fratello minore di un negro carcerato a San Quentin e in attesa di processo, anche egli per aver uccìso una guardia, George Jackson. Costui e altri due suoi compa¬ gni di carcere erano divenuti simbolo della contestazione negra. Erano i cosidetti « fratelli Soledad » (benché non fossero fratelli di sangue). George, che aveva avuto un affettuoso legame con Angela Davis, morì l'anno scorso, ucciso da una guardia di San Quentin mentre — così venne riferito — tentava di fuggire. Dì lì a pochi giorni. l'Fbi annunciava che le armi per il tentativo di evasione erano state fornite a Jonathan da Angela. Costei era già celebre nella comunità di colore per la sua fede rivoluzionaria. A ventisei anni, era entrata nella leggenda americana: ì motivi del Black power, della rivolta carceraria, del marxismo, della contestazione alla Marcuse (il filosofo era stato suo maestro) confluivano in questa Venere negra. In lei laurea e terrorismo, « conter-culture » e impegno professionale andavano a braccetto. Divenne «The most wanted wo-' man» sulla lista dell'Fbi, e rimase la donna più ricercata d'America per tre mesi, fino a quando la trovarono in un motel di Manhattan, insieme con un meticcio playboy e miliardario, Davi Poin Dexter. Sedici mesi trascorsero prima ' che il processo contro di lei avesse inizio (nel frattempo George Jackson incontrava misteriosamente la morte nelle carceri di San Quentin, anch'esse in California). Al processo, l'accusa ha sostenuto che un pro¬ fondo amore legava il negro e Angela Davis, ha esibito delle lettere. Un punto controverso è stato il massacro all'uscita del tribunale di San Rafael: il giudice fu ucciso dagli evasi, o dalla polizia? Per il Pubblico ministero, la responsabilità di Angela Davis era chiara. Per la difesa, le armi erano passate tra le mani della pasionaria, ma ella non le aveva date a Jonathan Jackson. Due testimoni dissero che questi le aveva rubate alla donna. Occorrerà molto tempo prima che le polemiche su Angela Davis si spengano. La sua storia è stata un trauma per l'America. Ella apparteneva alla buona borghesia negra, aveva studiato alla Brandeìs University e alla Sorbonne a Parigi, i «sogni » di tutta la gioventù « bene » Usa; Marcuse la considerava il nuovo astro della filosofia. In Germania, dove si era specializzata in questioni del marxismo e della rivoluzione, non si prevedeva il suo salto « dall'altra parte della barricata ». Ma quando aveva incominciato a insegnare in patria, era emerso il suo radicalismo. Il contatto con George Jackson, imprigionato da ragazzo per piccoli furti, rinchiuso per oltre un decennio per il suo rifiuto di accettare la « disciplina bianca », l'aveva spinta contro Z'establishment. La rivendicazione negra diventò la sua ragione di vita. Ennio Carette Angela nella sua cella durante la detenzione preventiva