L'inchiesta rivela: uno sbaglio dei piloti sarebbe causa del disastro di Punta Raisi di Marco Tosatti

L'inchiesta rivela: uno sbaglio dei piloti sarebbe causa del disastro di Punta Raisi È la prima relazione su una sciagura aerea ad essere resa nota in Italia L'inchiesta rivela: uno sbaglio dei piloti sarebbe causa del disastro di Punta Raisi Ricostruiti (senza «scatola nera») gli ultimi minuti del «DC 8» caduto su Montagna Longa - L'ufficiale ai comandi interpretò in modo sbagliato una frase del capitano Bartoli; quest'ultimo non corresse la manovra - Il presidente dell'Associazione piloti: « La relazione dimentica le deflcenze d'assistenza da terra, che rendono irrecuperabile ogni errore » (Nostro servizio particolare) Roma, 24 giugno. Una manovra sbagliata del pilota, non corretta dal comandante di volo, è indicata dalla relazione, della commissione d'inchiesta come causa probabile della sciagura aerea di Carini, nella quale 115 persone hanno perso la vita il 5 maggio scorso a bordo di un « DC 8 » dell' Alitalia. Alle 22,24 del 5 maggio, il volo Alitalia 112, un « DC 8/43 » con 108 passeggeri e 7 membri di equipaggio, decollato quaranta minuti prima dal Leonardo da Vinci, si schiantava contro la Montagna Longa, in vista dello scalo di Punta Raisi. Il numero delle vittime (si tratta della più ■grave sciagura aerea avvenuta nel nostro Paese), la notorietà di alcune di esse, fra le quali il figlio dell'allenatore della Juventus, Vycpalek, ed il regista Franco Indovina, e la vicinanza nel tempo con un altro disastro aereo, accaduto presso Prosinone, contribuirono a richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica sul problema dell'assistenza al volo. Il ministro Scalfaro decise la formazione di due commissioni: una di studio sui problemi più generali del volo civile; l'altra impegnata a cercare le cause della tragedia di Palermo. Quest'ultima ha terminato i suoi lavori, ed ha presentato una relazione che, per la prima volta nella storia dell'aviazione civile italiana, è stata resa nota. Purtroppo è mancato alla commissione l'apporto determinante della «scatola nera», perché non funzionava. Tuttavia-il comitato di inchiesta ha potuto ricostruire, sia pure con approssimazione, come è avvenuta la sciagura. L'aeromobile aveva già volato quel giorno: Roma (Linate) - Londra e ritorno; Fiumicino - Catania - Fiumicino. Alle 21,35 aveva inizio il rullaggio al Leonardo da Vinci per il volo verso Palermo; in precedenza una squadra di tecnici aveva compiuto le consuete ispezioni sul velivolo, senza rilevare nulla di anormale. Alle 21,46 il «DC 8» decollava. «Si desume — dice la relazione — che questa tratta fosse assegnata alla condotta del primo ufficiale, Bini, mentre il comandante Bartoli prestava la propria assistenza ed assicurava le comunicazioni radio». Alle 22,10 circa, la torre di controllo di Palermo dava l'autorizzazione a scendere fino a millecinquecento metri sul radiofaro di Punta Raisi. Alle 22,18 il controllore al volo dava come avvenuto il passaggio nella zona di controllo di Palermo; alle 22,22 il comandante Bartoli riferiva di essere sulla verticale dell'aeroporto, di voler lasciare l'altezza di 1500 metri e di voler «riportare sottovento per la pista 25 sinistra». Due minuti più tardi un grosso bagliore si accendeva su Montagna Longa: un punto completamente al di fuori della rotta necessaria per l'atterraggio. L'ultima comunicazione del comandante Bartoli fa ritenere, secondo la relazione, «che a bordo si fosse deciso di effettuare un avvicinamento a vista» senza cioè affidarsi al calcolo teorico per portarsi sulla pista; una procedura che i piloti in atterraggio a Palermo non gradiscono eccessivamente per la vicinanza del Monte Pecoraro. D'altronde — aggiunge la relazione — le condizioni meteorologiche permettevano questo comportamento. La chiave della sciagura è racchiusa nei secondi che seguono l'ultimo contatto con la torre di controllo: l'aereo, sulla verticale dello scalo, diminuisce la velocità e incomincia a scendere: invece di virare a destra però il «DC 8» inspiegabilmente mette la prua a sinistra. Secondo l'ipotesi della commissione, all'origine dell'errore compiuto dal comandante Dini vi sarebbe un'interpretazione sbagliata dell'ultima frase del comandante Bartoli. Questi ha detto: «Riportare sottovento per la pista 25 sinistra», intendendo la manovra, verso destra però, per annullare l'effetto del vento nell'atterraggio su una delle tre piste di Punta Raisi, la «25 sinistra» appunto. «La virata sulla sinistra anziché sulla destra, come è logico per immettersi nel prescritto circuito aeroportuale — sottolinea la relazione — per un avvicinamento a vista, può essere stata eseguita dal Dini per un'errata interpretazione dell'ultima comunicazione del comandante Bartoli, e per la mancanza di supervisione del Bartoli, che non è intervenuto a correggere la manovra ». Pertanto, il comitato d'inchiesta, dopo aver espresso la convinzione che nessun fattore esterno ha influito sulla sciagura, indica come causa probabile «la mancata osservanza del circuito di traffico aeroportuale» e come fattori concomitanti «il particolare stato di distrazione del comandante Bartoli e l'insufficente osservazione dell'esterno» (ossia il pilota non ha osservato dove stava dirigendosi). La relazione presenta anche un profilo del comandante e del primo ufficiale, mettendo in rilievo alcune lacune di comportamento in voli precedenti. Al comandante in particolare si fa l'accusa di non aver portato gli occhiali che gli erano stati prescritti. « Siamo soddisfatti che l'inchiesta sia stata resa pubblica — ha dichiarato il presidente dell'Associazione piloti, comandante Pellegrino — sono anni che lo chiediamo. Purtroppo la relazione non indica le concause, cioè le deficenze di assistenza e radioaiuti che fanno sì che ogni errore sia irrecuperabile. Siamo uomini e si sbaglia tutti. So che questo problema è stato discusso vivacemente in sede di commissione e mi stupisco che la relazione non contenga neanche un accenno». Marco Tosatti »

Luoghi citati: Carini, Catania, Italia, Londra, Palermo, Roma