Requiem per Verdi di Massimo Mila

Requiem per Verdi LA "MESSA,, AL, DUOMO DI TORINO Requiem per Verdi Certe iniziative non valgono a portare la musica al popolo L'attuale amministrazione dell'Ente Lirico è animata da un ammirevole entusiasmo per la propagazione della musica in cerchie di ascoltatori più vaste di quelle che abitualmente vi hanno accesso. A questo scopo ha organizzato, per il periodo che precede le ferie estive, una vasta tournée che ha portato e porterà la Messa da Requiem di Verdi a Chieri, Serravalle Scrivia, Rivarolo, Biella, Racconigi. Acqui, Collegno, Venaria, Carmagnola, Novara, Cirio, Caruso, Chivasso, Oleggio, Luserna San' Giovanni, Susa e Bardonecchia; oltre che, naturalmente, a Torino, in tre sedi diverse. Vi prendono parte le masse del Teatro Regio, orchestra e coro, sotto la direzione rispettivamente del maestro Gianfranco Rivoli e del maestro Francesco Prestia, e tre quartetti di solisti vocali, per lo più composti di elementi giovani e molto promettenti, che si alternano variamente nelle esecuzioni. Non è a dire quanto sia lodevole impresa portare la grande musica a diretto contatto di centri dove di solito essa perviene soltanto attraverso i mezzi di riproduzione meccanica, principalmente la radio. E anche per gli stessi esecutori dev'essere una grande e preziosa esperienza questa possibilità di ripetuto autocontrollo in occasioni diverse e di fronte a un pub¬ blico sempre nuovo ed avido. C'è da sperare, però, che nei centri della regione la Messa da Requiem sia stata presentata in condizioni d'ascolto più favorevoli di quelle con cui è stata offerta l'altra sera, per la prima delle tre esecuzioni preventivate a Torino, in Duomo. L'interno del tempio era pigiato .come una scatola di sardine, in un'atmosfera surriscaldata di sagra paesana, con un continuo viavai di gente che cercava di uscire, temendo di soffocare, e altra che cercava di entrare al posto dei fuggiaschi. E purtroppo fuori, sulla piazza, le note di Verdi venivano spedite attraverso due gruppi di altoparlanti di pessima qualità, come se si trattasse del discorso di un leader politico o della radiocronaca d'una finale di calcio. Spaventosi sferragliamenti, seguiti da « buchi » improvvisi dove non si. sentiva più nulla; tutti, i timbri falsati, nell'uniforme tinta metallica d'ogni suono, vocale o strumentale che fosse; i rapporti interni delle famiglie orchestrali (supposto che si potessero riconoscere) sovvertiti da una presa di suono non eseguita a regola d'arte. Non è la prima vòlta che accade di far presente all'animosa direzione del Regio il rischio di « propter vitam, vivendi perdere causas »: cioè il rischio di assassinare la musica per il desiderio di dif¬ fonderla. Benissimo portare la musica al popolo; ma portargliela nelle migliori condizioni possibili, quelle stesse in cui viene offerta al pubblico delle poltrone a 5000 lire. Non secondo il criterio che a cavai donato non si guarda in bocca. Convocare la popolazione ad ascoltare il Requiem in piazza attraverso altoparlanti non avanza di mi passo la cultura musicale del popolo, dato che un apparecchio radio, o magari televisivo, si trova pur nelle più indigenti abitazioni di immigrati e perciò chi vuole può sentirsi la Messa da Requiem in condizioni d'ascolto, se non ideali, certo migliori di quelle ottenute l'altra sera in piazza del Duomo. Compito dell'Ente dovrebbe proprio essere quello di fornire alle masse popolari il contatto con la musica viva, rivelando loro la realtà appassionante dell'esecuzione diretta, non quello di fornire un surrogato delle trasmissioni che ognuno può ricevere in casa propria. Componevano il quartetto vocale, l'altra sera, il soprano Silvana Gherra, il mezzosoprano Margherita Rochow Costa, il tenore Luigi Ottolini e il basso Carlo De Bortoli. Del loro operato, come di quello dell'orchestra e del coro, nessun giudizio è lecito in simili condizioni d'ascolto. Massimo Mila

Persone citate: Biella, Carlo De Bortoli, Cirio, Francesco Prestia, Gianfranco Rivoli, Luigi Ottolini, Silvana Gherra, Verdi