Crisi della chimica

Crisi della chimica INCONTRO PROMOSSO DALLA REGIONE Crisi della chimica Le nostre industrie si sono trovate in difficoltà nella competizione internazionale - Montedison: deficit di un miliardo al giorno - La società ha in Piemonte 25 mila dipendenti I sindacati chiedono: « Dare a questo settore una prospettiva nella logica della programmazione regionale o nazionale » - L'on. La Malfa denuncia la «mancata capacità di aggiornamento» L'industria chimica sta attraversando un periodo di difficoltà. Per una ripresa produttiva non effimera occorrono metodi profondamente diversi da quelli tradizionali, a partire dalla politica dei bassi salari. E' urgente rimuovere le strozzature che hanno impedito al nostro sistema di raggiungere un nuovo e più elevato equilibrio basato sugli alti salari e sulla espansione della domanda interna. Da queste premesse è partito l'assessore regionale alla programmazione avv. Paganelli per svolgere una delle due relazioni introduttive alla conferenza dell'industria chimica, tenutasi ieri alla Camera di commercio per iniziativa della Regione. Paganelli ha indicato le cause della crisi. « Nella competizione internazionale le industrie italiane si sotto trovate in difficoltà per il mancato adeguamento qualitativo di alcuni prodotti derivati per i quali non vi erano problemi di capacità produttiva ». Ha esaminato la situazione dei diversi settori: Pioduzioni primarie: nonostante il notevole sviluppo quantitativo della chimica di base sono cresciute le importazioni dall'estero, poiché le nostre industrie hanno puntato sulle produzioni di massa e di minor pregic rispetto a quelle più specializzate, il cui consumo è aumentato in misura rilevante negli ultimi anni. Produzioni derivate: la crisi colpisce in particolare le fibre chimiche, per il ritardo con cui le imprese italiane si sono adeguate al loro progressivo svilupparsi. Chimica line e parachimica: in questo settore vi è un fortissimo frazionamento aziendale; tra le poche imprese a carattere industriale la maggioranza ha il 65 per cento della produzione controllata da capitali esteri. « Sono poi da tener presenti alcuni effetti collaterali, come nel caso della farmaceutica, ove il frazionamento aziendale, la mancanza di brevetto, il rilievo die assumono le spese di commercializzazione hanno portato a prezzi elevati che gravano notevolmente sulle mutue e creano un grosso problema nel quadro della riforma sanitaria. Può acquistare notevole rilievo la costituzione di una grande società farmaceutica pubblica Montedison-Eni incentrata sullo sviluppo della ricerca ». Paganelli ha poi formulato alcune proposte di carattere generale. «Il settore della chimica primaria deve essere riorganizzato c si deve riqualificare la produzione. Per la chimica secondaria c'è un ritardo da colmare, tenendo conto che l'apparato italiano è fondato su piccole imprese, fenomeno che si riscontra anche nella plastica. In tutta l'industria chimica c'è una grossa lacuna da colmare: l'insufficiente sviluppo della ricerca ». Ha concluso: « Uno degli orientamenti strategici della Regione è la diversificazione produttiva. In questa prospettiva il settore chimico può assumere una funzione di rilievo ed è nostra intenzione valorizzare questa jjotenzialità ». In precedenza aveva parlato l'assessore all'industria, Petrini. « Le aziende chimiche piemontesi hanno risentito nel 1971 — ha detto — del generale indebolimento del sistema industriale: stanchezza della domanda interna ed estera; ridotto utilizzo della capacità produttiva; incertezza sulle prospettive. L'occupazione e diminuita, soprattutto sotto forma di ore non lavorate. Le previsioni sono preoccupanti: secondo il ministero del Lavoro entro il '72 gli occupati nel settore chimico si ridurranno ancora del 5,1 per cento. Negli stabilimenti con meno di 500 dipendenti si prevede che i posti di lavoro scendano del 4,3 per cento, la quota più forte fra tutte le regioni italiane ». Petrini si e domandato: « Di fronte a questo stato di cose quale deve essere la politica della Regione? ». Ha risposto: « Puntare innanzitutto sul mantenimento dei livelli di occupazione; prevedere lo sviluppo del settore nel nuovo piano regionale; essere presente nella discussione delle grandi scelte nazionali; avviare una contrattazione pubblica con le maggiori aziende per far si che le industrie superino la logica \ meramente privatistica e si inquadrino in un disegno di sviluppo che tenga conto delle esigenze della collettività ». Dopo le relazioni il dibattito. Il dott. Mazzino della Montedi- sod25splaficoritilanunnrapumpgfi« pfrintoi dMSgvdVsCcotdtMidpsctaagtcfgs son ha denunciato le difficoltà del gruppo che in Piemonte ha 25 mila dipendenti. Ha detto che spetta al potere politico risolvere la crisi della Montedison (il deficit è di 1 miliardo al giorno) con un intervento del governo che risani la situazione e rilanci l'attività. Se ciò non si verificasse la Montedison dovrebbe riorganizzarsi; ma ciò comporterebbe un calo dei posti di lavoro ti che neppure noi vogliamo ». Delpiano della Cisl ha dichiarato di essere d'accordo sul proposito della Regione di « dnre una prospettiva all'industria chimica nella logica rigorosa di una programmazione generale e regionale ii. A proposito delle difficoltà del settore ha detto che « esiste una situazione critica per problemi non affrontati od affrontati in ritardo e non risolti in alcuni comparti ». Ha insistito sulle esigenze di salvaguardare i livelli di occupazione, ricordando che l'entrata nel gruppo Montedison della Farmitalia di Settimo ha avuto come conseguenza la sospensione di 205 lavoratori su 1000 e c'è il rischio di altre sospensioni. « Alla Snia Viscosa, in sci anni, l dipendenti sono diminuiti da 1500 a 700: la Chàtillon di Ivrea ha collocato a cassa integrazione a zero ore 200 operai ». ti Siamo convinti — ha affermato l'on. Damico — che la chimica deve diventare uno dei settori trainanti dell'industria italiana. Ma qui ci troviamo di fronte ad ipotesi di sviluppo il cui unico dato certo è la diminuzione dei posti di lavoro ». Ha proposto che si costituisca in Parlamento una commissione speciale per il settore e si instauri il metodo della a conferenza di produzione » nelle aziende per discutere i programmi. L'on. Giorgio La Malfa ha fatto la storia dell'industria chimica Italiana « cresciuta sotto il fascismo con una protezione doganale ». La liberalizzazione degli scambi e l'ingresso nel Mec l'han¬ no messa in difficoltà per it la concorrenza delle nuove tecniche poduttìve. Ora la crisi è di grandi dimensioni e di difficile soluzione. Vi sono state carenze nelle direzioni aziendali per mancanza di capacità di aggiornamento. Ma è anche aumentato il costo del lavoro per la politica dei sindacati che non hanno tenuto conto della necessità di un maggior ritmo di accumulazione nel nostro Paese e lavorilo invece una crescita troppo forte dei consumi individuali ». La Malfa ha concluso: « E' necessario difendere l'industria chimica; ma questa esigenza deve essere considerata con la massima fermezza nel quadro della situazione economi¬ ca italiana che Impegna governo e sindacati ». Il consigliere regionale Viglione ha presentato un documento del gruppo del psi in cui si dice che « la crisi dell'industria .chimica è strutturale più che congiunturale». Il dott. Bottai, direttore generale della Rumianca ha chiesto che il Cipe (Comitato della programmazione economica) definisca quanto prima ti un piano di interventi per la chimica secondaria ». Ma non sarà comunque sufficiente: ii Più che di strumenti coercitivi si sente la mancanza di stimoli che favoriscano il riassorbimento di quelle tensioni interne che contraddistinguono il settore ».

Luoghi citati: Ivrea, Piemonte