Diffìcile missione di Ennio Caretto
Diffìcile missione Diffìcile missione tDal nostro corrispondente) New York. 17 giugno. 11 presidente sovietico Podgorny sta per concludere la missione di pace ad Hanoi. Vi sono segni che ha compiuto qualche progresso e non è escluso che gli americani prolunghino l'attuale sospensione dei bombardamenti sulla capitale nordvieti.amila. Ma la Cina non sembra disposta ad appoggiare il tentativo dell'Urss di mediazione a favore degli Usa. Proprio alla vigilia dell'arrivo a Pechino del consigliere della Casa Bianca, Kissinger, il premier cinese Ciu En-lai ha ribadito il suo impegno alla «vittoria in Indocina ». Secondo notizie provenienti da Calcutta, Podgorny lascerebbe il Nordvietnam domattina, e farebbe una breve sosta nel viaggio verso Mosca. Può darsi che il presidente sovietico rilasci qualche dichiarazione ai giornalisti. I suoi colloqui ad Hanoi si sono svolti in un'atmosfera molto cordiale. Sono state esaminate le possibili soluzio ni della crisi, non si sa con quale esito. Podgorny avrebbe ottenuto la promessa di un atteggiamento più flessibile nei confronti degli Usa, ma non impegni concreti. Gli obiettivi dell'Urss sono stati illustrati ieri dal giornalista sovietico Victor Louis sull'i?vening News di Londra. Podgorny tenta di «fermare le ostilità su tutti i fronti per consentire la ricerca dei negoziati». «Sia il Nord sia il Sudvietnam dovrebbero arrestarsi come si trovano, e dall'armistizio potrebbe scaturire un referendum a Saigon». Victor Louis è una fonte attendibile: il Cremlino gli affida spesso missioni diplomatiche o propagandistiche, o se ne serve come un portavoce. Tra le altre cose, ieri il giornalista sovietico ha affermato che «l'atteggiamento cinese è poco chiaro, come lo è quello dei leaders nordvietnamiti legati a Pechino». Il discorso pronunciato da Ciu En-lai al «Palazzo del Popolo», davanti a visitatori americani, convalida l'affermazione. Ciu ha parlato a Salisbury del New York Times. Dudman del St. Louis Post-Dispatch, il professor Fairbanks e il professor Cohen della Harvard University, il professor Stone della Federazione scientifica Usa. Il premier cinese ha probabilmente voluto ammonire Kissinger, oggi in sosta alle Hawaii e immerso nella preparazione dell'incontro, di non essere pronto a nessuna concessione. Ha parlato per quattro ore, interrompendosi poi «perelià troppo emotivo». Ha accusato gli Stati Uniti di aggressione, e il segretario di Stato dei tempi di Eisenhower, Dulles, di malafede Ha definito un « errore » la firma del patto di Ginevra da parte della Cina. «Ci ha fatto cupire — scrive Salisbury — cfte Pechino non accetterà mai un accordo che divida in due il Vietnam, o che possa essere violato dall'America». Kissinger è atteso a Pechino lunedi, per quattro giorni avrà bisogno di tutta la sua sagacia e perseveranza per smuovere il premier cinese, e non rendere inutile il viaggio di Podgorny ad Hanoi. Se Ciu collaborasse per la ripresa delle trattative parigine, sarebbe un trionfo. L'intensa attività della «diplomazia tripolare» non ha impedito all'aviazione militare americana di continuare i bombardamenti sul Nordvietnam, Hanoi eccettuata. Dopo le 350 incursioni di ieri, un record, oggi ne sono stale regi- soopl«otfTgituldpmba stiate 320. Bersagli principali, la ferrovia di Dong Phong, la base aerea di Bai Thuong, che ospita Mig di fabbricazione russa, depositi di armi e munizioni. Secondo il comando di Saigon, sono stati colpiti sei ponti, trentatré trasporti pesanti, venti battelli, una quarantina di magazzini. Intensi bombardamenti anche nel Sudvietnam, ai confini col Laos e col Cambogia, e negli Altipiani Centrali. Radio Hanoi ha accusato il presidente Nixon di aver ordinato la distruzione delle dighe nelle campagne «allo scopo di prendere il Nordvietnam per fame». «Se le dighe danneggiale non reggessero nell'imminente stagione delle piogge, centinaia di migliaia dì vite sarebbero in pericolo». A Washington, il Pentagono ha decisamente respinto l'accusa, ricordando che i bombardamenti sono limitati a obiettivi militari o paramilitari. Oggi, l'ultimo contingen¬ te di terra americano destinato al combattimento, la terza brigata della prima divisione di cavalleria, ha incominciato a lasciare il Vietnam. Rimangono però circa 100 mila uomini o con la Settima Flotta nel Golfo del Tonchino o con l'aviazione: la flotta aerea è composta di oltre 1000 apparecchi, di stanza in tutta l'Indocina. Il primo luglio, il pre sidente Nixon dovrà decidere se ritirare parte delle truppe. Ennio Caretto
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