Inflitti 2 anni alla dottoressa di chimica per gli otto pazienti morti al manicomio

Inflitti 2 anni alla dottoressa di chimica per gli otto pazienti morti al manicomio La sentenza emessa dai giudici del tribunale di Bergamo Inflitti 2 anni alla dottoressa di chimica per gli otto pazienti morti al manicomio La pena condonata - Assolto il direttore del reparto di biologia - Entrambi erano accusati di omicidio colposo plurimo - Avrebbero reso possibile che fiale di un medicinale tossico venissero messe in commercio senza i dovuti controlli (Dal nostro corrispondente) Bergamo, 13 giugno. (u. g.) Con una condanna a due anni c un'assoluzione si è conclusa questa sera al tribunale di Bergamo la tragedia della cardiobaina. L'episodio risale al 9 ottobre del 1965, quando otto anziani ricoverati all'ospedale neuropsichiatrico morirono dopo essere stati sottoposti ad iniezioni di un cardiotonico, la « cardiobaina », prodotto dalla ditta Aschei di Casteggio (Pavia). Gli imputati erano due: la dottoressa Elide Barbero, di 48 anni, e il professor Pietro Mascherpa, di 70, direttori rispettivamente dei reparti di chimica e di biologia dell'azienda Aschei. Entrambi erano accusati di omicidio colposo plurimo. Secondo l'accusa, stilata al termine dell'istruttoria, avevano reso possibile che le fiale del farmaco, preparato, secondo i periti, con una soluzione che l'iperdosaggio aveva reso altamente tossiche, venissero messe regolarmente in commercio senza essere bloccate ai posti di controllo. I giudici del tribunale dopo il dibattimento si sono ritirati questa sera in camera di consiglio e dopo oltre un'ora di discussione hanno emesso la sentenza. La dottoressa Barbero è stata condannata a due anni di reclusione (la pena però le è stata interamente condonata), mentre il professor Mascherpa, che dirigeva anche l'istituto di farmacologia dell'Università di Pavia ed è presidente della Società italiana di tossicologia, è stato assolto con formula ampia, cioè per non aver commesso il fatto. Stando al verdetto emesso dai giudici, si deve dedurre che l'errore a causa del quale la « cardiobaina » in dose letale fu messa in commercio risalirebbe al reparto « chimica» (di cui era responsabile Elide Barbero) e non a quello di « biologia » ( diretto invece dal professor Mascherpa). L'episodio avvenne il 9 ottobre 1965 nell'ospedale neuropsichiatrico di Bergamo, nel reparto Verga, che ospitava donne anziane. Quindici degenti erano state sottoposte ad iniezioni di cardiobaina. Dalle 9 a mezzogiorno, otto di esse cessavano di vivere. Erano Maria Valsecchi, Teresa Bertuletti, Lucia Arrighetti, Maria Mangili, Maria Molinari, Caterina Molinari, Maddalena Borsi, Bernardina Acerbis. Le altre sette degenti, anch'esse sottoposte alla stessa terapia, accusavano gravi malesseri e disturbi, ma venivano salvate. I so¬ spetti per la morte delle otto donne si appuntavano naturalmente sulla « Cardiobaina » e il direttore della ditta « Aschei », il dott. Roberto Dazzini, di 41 anni, restava sconvolto dall'episodio. Il ministero della Sanità ordinava una immediata ispezione nel suo laboratorio di Casteggio. Il 13 ottobre, verso mezzogiorno, mentre alcuni esperti stavano terminando un sopralluogo, il dott. Dazzini si ritirava in una stanza adibita a magazzino, caricava il suo fucile da caccia calibro 12, se 10 appoggiava al petto e si sparava un colpo. Sanguinante, barcollando, riusciva a raggiungere l'ufficio nel quale vi erano gli ispettori. Nel locale si trovava anche un fratello del Dazzini, il dott. Giorgio, che era accorso da Santa Margherita Ligure per essergli vicino in quei momenti. Stramazzato al suolo appena varcata la soglia, 11 dott. Roberto Dazzini veniva soccorso e trasportato all'ospedale di Voghera dove cessava di vivere circa mezz'ora dopo. La « tragedia della Cardiobaina » aveva dunque fatto un'altra vittima; quando poi, il 4 gennaio 1967, il dott. Giorgio Dazzini. durante un viaggio per affari a Firenze moriva per un collasso (non aveva che 43 anni) si parlava di una vera e propria «maledizione», di una specie di fato. Fra l'altro, tre giorni dopo il decesso delle otto anziane ricoverate del reparto « Verga ». un giovane internato nello stesso ospedale neuropsichiatrico. Natale Mazzoleni, uccideva in una folle esplosione di violenza l'infermiere Giuseppe Monzani. Nel clima di mistero e di paura, questo episodio assumeva nuove e diverse proporzioni. L'inchiesta dell'autorità giu¬ diziaria risultava intanto lunga e complessa. A quasi sei anni di distanza, due persone furono rinviate a giudizio. Secondo l'accusa, la dottoressa Barbero e il dottor Mascherpa, che erano condirettori tecnici della ditta « Aschei » dal 1949, sarebbero stati presenti nei laboratori solo saltuariamente e non avrebbero eseguito quindi il debito controllo sulla preparazione dei medicinali benché, in base alle leggi sanitarie, questa dovesse avvenire sotto la direzione di persone qualificate e munite di laurea. A quanto pare, il 6 ottobre 1963 nei laboratori di Casteggio sarebbe stato commesso un errore di dosaggio nella preparazione di un piccolo quantitativo di « Cardiobaina ». Sarebbe stata utilizzata cioè una quantità di « oubaina » dieci volte superiore a quella prevista, realizzando così un farmaco estremamente tossico. I due accusati, durante la istruttoria, avevano escluso ogni responsabilità nell'errore di dosaggio. La sentenza di oggi pone termine alla vicenda. Si ignora però se la dottoressa Barbero deciderà di ricorrere in appello. f Pietro Mascherpa

Luoghi citati: Bergamo, Casteggio, Firenze, Pavia, Santa Margherita Ligure