Privo di licenza per scoprire le belle miss al processo si difende: "Non ero pagato,,

Privo di licenza per scoprire le belle miss al processo si difende: "Non ero pagato,, Ex manager e un'indossatrice depongono di fronte al pretore di Torino Privo di licenza per scoprire le belle miss al processo si difende: "Non ero pagato,, Tony Renzi è accusato di aver fatto l'impresario senza permesso - In suo favore ha parlato anche Bruna Muò, ex miss Piemonte, presentata dal Renzi al concorso - L'udienza è stata rinviata per accertamenti Ventini mesi a 2 ex agenti: chiesero soldi per non fare un arresto L'indossatrice Bruna Muò, 21 anni, 11 cui rapimento di due anni fa destò più clamore della sua elezione a miss Piemonte, si è presentata ieri mattina in pretura, nella veste di testimone, al processo contro il suo «manager». Spenta l'eco della sua scomparsa che « fece titolo » per alcuni giorni su tutti 1 quotidiani, accantonati, almeno per 11 momento, i progetti d'una luminosa carriera, deUa sua vicenda è rimasto solo un piccolo strascico giudiziario. Anche la storia della fuga è finita in nulla, con un proscioglimento In istruttoria dei presunti rapitori. Uscito dalla scena il corteggiatore-fidanzato Claudio Bassino, che aveva corso il rischio di essere incriminato per sequestro di persona, è rimasto nei guai l'« impresario », Antonio Ranedda, in arte Tony Renzi. Scoperta la Muò ad una sfilata di moda, ha capito che la ragazza avrebbe potuto avventurarsi sulla difficile strada dei concorsi dl bellezza. « Sono un amico di Bruna — ha detto al pretore dott. Guariniello — e non ho mai preteso soldi per il mio interessamento. L'ho fatto e lo faccio per amicizia ». Ma quando miss Piemonte scomparve di casa e il padre denunciò 11 fatto alla polizia, saltò fuori anche la storia del mana ger e si scopri che Tony Renzi aveva pensato a tutto, ma non a farsi rilasciare la licenza. Il giovane, difeso dall'avv. Fio rella Pastore, si è difeso: « Non ho mai fatto l'agente di spettacoli, sono soltanto iscritto come organizzatore. Presentai la Muò a una serata svoltasi a Torino per l'elezione di Miss Piemonte e Valle d'Aosta. Ha partecipato e lui vinto. Io, però, non ho percepito alcun compenso ». Dopo l'interrogatorio dell'imputato, il pretore ha chiamato a deporre Bruna Muò. Elegante, con una giacca blu e pantaloni bianchi, l'indossatrice è apparsa un po' delusa e stanca. Per una miss tutte le occasioni dovrebbero essere buone per avere un po' dl pubblicità, ma un'aula giudiziaria incute sempre un po' di soggezione. Ha detto: « Lavoravo facendo a l'indossatrice volante. Non avevo agenti, mi interessavo io stessa dei compensi, e quando mi spostavo ero quasi sempre accompagnata da mio padre o mia madre. Non ho mai dato una lira al Ranedda, ma non so se egli sia stato pagato dai proprietari delle sale. Quando sono stata eletta miss Piemonte, ho ricevuto in premio dei cosmetici, non soldi ». Il padre della miss, Giuseppe, quando denunciò la scomparsa della figlia, definì più di una volta il Ranedda « impresario ». Il pretore gli ha domandato che cosa volesse dire con quella parola e l'uomo, con un certo Imbarazzo, ha ammesso di essersi sbagliato. Il giudice, anche su istanza della difesa, ha ritenuto opportuno citare 1 titolari dei locali dove la Muò si esibì e chiarire una volta per tutte i rapporti dl affari tra la miss e Tony Renzi. Per questo ha rinviato l'udienza al 29 settembre. * * Due ex agenti dl polizia e un loro amico sono stati condannati dal tribunale per concussione. Saputo che un barista vendeva sigarette di contrabbando, si fecero consegnare un assegno dl 200 mila lire, se voleva evitare l'arresto. Sono Luigi Di Biagio, 24 anni; Mario Citro, 23 -nni e Vincenzo Vuolo, dl 29, tutti detenuti. La sera del 6 novembre dell'anno scorso i tre entrarono nel bar di Celso Chlantello, 44 anni, via Quintino Sella 31. Avevano notato, la sera precedente, che il titolare vendeva, di nascosto, sigarette dl contrabbando ad alcuni avventori, e pensarono di approfittarne. Il Vuolo si avvicinò al Chlantello e gli disse, mostrando la tessera dl riconoscimento dell'agente Citro: « Siamo della polizia, dobbiamo fare un controllo ». A quelle parole si avvicinarono le guardie Citro e Di Biagio le quali chiesero i documenti a tutti 1 clienti del bar. « Ma qui ci sono delle sigarette di contrabbando » esclamò ad un tratto il Vuolo: ordinò la chiusura del locale. « A questo punto — ha raccontato in udienza il Chlantello — i tre hanno cominciato a farmi un discorso strano, ma non c'è voluto molto per capire le loro vere intenzioni. Mi dissero che c'era la possibilità di farmi chiudere il bar per un lungo periodo, accennarono a una multa molto forte da pagare e all'eventualità di un arresto. Mentre parlavano, il Vuolo faceva tintinnare le catenelle... ». « Gli imputati si sono difesi: « Non abbiamo chiesto soldi. E' stato il Chiantello che, ad un certo punto, ha tirato fuori il libretto degli assegni e ne ha compilato uno ». Il barista ha precisato: « Firmai l'assegno dl 200 mila lire nella retrobottega, quindi lo consegnai al Vuolo. A pochi passi da lui, gli altri due guardavano. Appena se ne furono andati, telefonai alla polizia ». Arrestati e subito espulsi dal Corpo, i due ex agenti finirono in carcere col Vuolo, accusato anche di sostituzione dl persona e dl furto perché, non contento dell'assegno, si appropriò di 80 mila lire da un cassetto. La prima sezione del tribunale (pres. Vendltti, p.m. Miletto, cane. Bardi) ha condannato il Vuolo a 2 anni e 9 mesi, il Di Biagi e 11 Citro a 1 anno e 9 mesi. Il pubblico ministero aveva proposto 7 anni per il Vuolo, 2 anni e 9 mesi per gli ex agenti. Difesa, avv. De Marchi, Perla e Amato; parte civile, avv. Melano Bosca. Nell'udienza in pretura l'ex miss Piemonte Bruna Muò e, a sinistra, Antonio Ranedda

Luoghi citati: Piemonte, Torino, Valle D'aosta