L'industria dell'auto e le fonti di energia

L'industria dell'auto e le fonti di energia Agnelli e Girotti al Banco Roma L'industria dell'auto e le fonti di energia Dal '68 al '71 il costo del lavoro è cresciuto in Italia del 50oZo e, in questo momento, l'ora di lavoro a Torino è superiore dell'8% a quelle dei paesi della Cee e del 20oZo rispetto all'Inghilterra - A fine aprile la Fiat aveva perduto una produzione di 60.000 vetture -1 programmi Eni (Nostro servizio particolare) Roma, 9 giugno. « L'industria automobilistica occupa direttamente in Italia oltre 200 mila persone, ma sono almeno due milioni quelle che traggono il loro sostentamento dalle attività indotte o ad essa collegate », ha detto questa mattina il presidente della Fiat, Giovanni Agnelli, invitato a parlare al seminario dei borsisti del Banco di Roma, in corso da lunedì nel nuovo centro sportivo dell'Istituto sulla Via Salaria, alle porte di Roma. «Punto di arrivo di un lungo, entusiasmante processo tecnologico — ha affermato Agnelli — l'automobile è anche punto di partenza di una nuova evoluzione tecnica e sociale, strumento di lavoro per chi la produce e per chi ia usa, mezzo che esalta la mobilità dell'individuo ». La accresciuta concorrenzialità, gli incrementi dei costi orari di lavoro, superiori all'incremento di valore aggiunto, hanno fornito pretesto per una teoria che, secondo Agnelli, non convince, di una decrescente importanza dell'automobile nell'economia. « Il momento è delicato — ha riconosciuto — ma il contesto più difficile del passato in cui l'industria automobilistica è chiamata ad operare è una prospettiva stimolante ». Il presidente della Fiat ha aggiunto che uno del problemi più preoccupanti è la dinamica dei costi, non tanto per i livelli assoluti, quanto per la rapidità di crescita, tanto più che in un mercato aperto come il nostro il prezzo di vendita è dettato dalla domanda. Agnelli ha precisato che dal 1968 al 1971 il costo del lavoro (busta paga, salario indiretto, normativa, 'oneri sociali) è cresciuto in Italia del 50 per cento. « In questo momento — ha detto — il costo di un'ora di lavoro a Torino è il più alto, in media dell'8 per cento, della Comunità europea, e superiore del 20 per cento a un'ora di lavoro in Gran Bretagna ». L'aumento dei costi del lavoro è un fenomeno che va a sbalzi: si verificò in Francia dopo il maggio 1968, ha ricordato Agnelli (ora in quel paese è inferiore del 14 per cento al nostro), è accaduto in Italia dall'autunno 1969 in poi. La cosa più grave, però, è quando l'aumento dei costi non è accompagnato da un adeguato incremento della produttività. « Nel nostro prodotto — ha detto Agnelli, rispondendo a domande dei giovani borsisti — il lavoro rappresenta il 37 per cento del costo complessivo. Quindi, ad ogni aumento del 10 per cento del costo del lavoro, dovrebbe corrispondere un'adeguata crescita della produttività complessiva, ciò che non si è verificato ». Inoltre, difficoltà di origine sindacale è l'accentuarsi dell'assenteismo, hanno provocato alla Fiat una mancata produzione di 170.000 auto nel 1970, di 120.000 nel 1971 e di 60.000 nel primo quadrimestre di quest'anno. Agnelli ha poi sottolineato l'attenzione con la quale la Fiat segue i possibili nuovi modi per fare l'automobile, annunciando che nel nuovo stabilimento di Cassino non si avranno più lavorazioni di brevissimo termine, ma più lunghe e stimolanti per gli addetti. Il problema degli elevati livelli di tensione sulle linee di montaggio — ha precisato Agnelli — interessa un otto-dieci per cento dei nostri occupati, ma questo non esime dall'essere aperti ai suggerimenti, provenienti anche dall'estero, e pronti al dialogo. Altri argomenti svolti da Giovanni Agnelli, lungamente applaudito alla fine della re lazione e dopo il vivace scambio di domande e risposte: sono stati: l'auto « pulita » (non è il solo elemento inquinante, ha detto, tuttavia la stiamo studiando, ma occorre tener presente che comporterebbe un aumento dei costi, quindi dei prezzi di vendita, del 20-25 per cento); i contratti stipulati con i paesi dell'Europa orientale e le grandi prospettive di quel mercato, che ha « fame di automobili »; la logica delle concentrazioni e l'urgenza di creare costruttori automobilistici di dimensioni continentali; la necessità di uniformare i tassi d'interesse nazionali e internazionali, per agevolare la programmazione dei finanziamenti necessari allo sviluppo del settore. « L'automobile — ha concluso il presidente della Fiat — accetta la sfida del futuro; il problema è di proteggere l'ambiente, la natura e la società, senza penalizzare, senza mortificare l'industria, colonna portante dell'econo¬ msdcMfcccmtgillsclntp«Vav mia dei paesi costruttori ». La giornata, penultima del seminario, era stata aperta dalle relazioni del direttore centrale del Banco di Roma, Mario Barone, sulle nuove forme della cooperazione bancaria internazionale, e del condirettore centrale, Pier Luciano Puddu, sui rapporti tra mercato monetario (a breve termine) e finanziario (a lunga scadenza). Nel pomeriggio il presidente dell'Eni, Raffaele Girotti, ha parlato del ruolo delle fonti di energia nello sviluppo economico. Girotti ha sottolineato le caratteristiche principali delle fonti di energia, che devono essere disponibili con continuità, in abbondanza e a prezzi convenienti. Dopo aver affermato che «non dovrebbe essere così difficile creare una concordanza d'interessi » tra paesi consumatori, industrializzati, e paesi produttori di petrolio, in via di sviluppo, Girotti ha tracciato i programmi dell'Eni, che prevedono investimenti per oltre tremila miliardi nel quinquennio 19711975, soprattutto nei settori degli idrocarburi e chimico, di cui oltre mille miliardi nel Mezzogiorno, con la creazione di 12.000 nuovi posti di lavoro. Il presidente dell'Eni ha poi citato i dati di uno studio ecologico, secondo i quali la difesa dell'ambiente richiederebbe una spesa di circa 8000 miliardi (in lire 1968) nel periodo 1970-1985, con benefici diretti sul piano economico valutabili da un minimo di 7000 a un massimo di 12.000 miliardi. m. s.