Parigi cerca una soluzione dopo l' "offerta,, di Bagdad di Carlo Cavicchioli

Parigi cerca una soluzione dopo l' "offerta,, di Bagdad Sul problema del petrolio iracheno Parigi cerca una soluzione dopo l' "offerta,, di Bagdad La « Compagnie francaise des Pétroles » possiede il 23,70 % delle azioni dell'Iraq Petroleum Co. - Il governo francese per ora tace, ma l'impressione è che accetterà le proposte irachene - Il 14 giugno visita di Sadam Hussein a Parigi (Dal nostro corrispondente) Parigi, 5 giugno. La Francia non ha ancora trovato una via d'uscita alimbarazzo creatole dal governo di Bagdad con l'offerta d'un trattamento di favore nella nazionalizzazione della Iraq Petroleum Company. La proposta, com'è noto, mira a separare gli interessi francesi da quelli britannici ed americani, « risparmiandoli » in una certa misura dalla nazionalizzazione. Parigi, quindi, ha di fronte una scelta difficile: o trattare per conto proprio, col rischio di scalfire in particolare Z'entente cordiale stabilitasi con Londra, o declinare l'offerta, col perìcolo di compromettere la posizione speciale di prestigio di cui gode nel mondo arabo e in particolare nel Medio Oriente. Gli interessi della «Compagnie Francaise des Pétroles » nella Ipc statalizzata sono cospicui, ammontano al 23,70 per cento del patrimonio della compagnia e rappresentano il 60 per cento degli investimenti della società francese all'estero. Inoltre, le attività della « Compagnie des Pétroles » sono servite da utile ponte per lo sviluppo degli scambi con l'Iraq. I dirigenti iracheni hanno lasciato comprendere che gradirebbero da Parigi un appoggio politico ed economico. Su tutto il problema e sui dilemmi che ne scaturiscono, il gabinetto della Quinta Repubblica pare essersi dato una « pausa di riflessione »: si presume che le riserve saranno sciolte alla vigilia della visita di Saddam Hussein, l'uomo forte del regime iracheno, atteso qui il 14 giugno. Secondo voci che circolavano oggi, il viaggio potrebbe perfino esser anticipato, proprio in ragione delle questioni sollevate dalla nazionalizzazione della Ipc. Vale forse la pena di rammentare che la Francia è divenuta nel 1970 il terzo paese fornitore dell'Iraq ed il suo secondo cliente nell'acquisto del petrolio. Nonostante il silenzio ufficiale, cresce comunque la sensazione nel paese che la Fran¬ cia deve « cogliere » l'opportunità di divenire una grande potenza petrolifera. Alla domanda se la Francia dovrebbe accettare l'offerta irachena a rischio di compromettere la solidarietà occidentale, un esperto di petrolio ha detto: « Logicamente, la risposta è sì, purché tutto avvenga nella massima discrezione e preferibilmente con la tacita approvazione dei partners dell'Ipc ». Alcuni commentatori hanno anche tracciato paralleli fra la nazionalizzazione dell'Ipc in Irak e la parziale nazionalizzazione degli interessi petroliferi francesi in Algeria ai primi dell'anno scorso. Essi fanno notare che varie compagnie Usa non hanno esitato ad offrire i loro servizi all'Algeria subito dopo la nazionalizzazione delle ditte francesi, e che da allora tali compagnie hanno concluso contratti a lungo termine per l'importazione di grosse quantità di gas naturale algerino. La più probabile condotta d'azione del governo francese, secondo altri, è che Parigi si avvalga dell'Erap (di proprietà statale) come veicolo per la futura collaborazione con il governo iracheno. Carlo Cavicchioli Il ministro dell'Economia Giscard d'Estaing (Telef.)

Persone citate: Giscard D'estaing, Sadam Hussein, Saddam Hussein