Consiglieri mal consigliati di Giorgio Fattori

Consiglieri mal consigliati TRA AMERICANI E SUD VIETNAMITI DIFFICILE CONVIVENZA Consiglieri mal consigliati Sin dai tempi di McNamara gli « advisers » hanno tentato di tecnicizzare al massimo la guerra indocinese, tutto dovrebbe essere deciso dai « computers » - Anche il valore d'una perdita umana viene soppesata dall'elaboratore elettronico - Poi viene la realtà, con le sue sorprese, e i fantaccini di Saigon vedono l'ufficiale Usa salvarsi con l'elicottero e i B-52 limitare con matematica precisione i propri interventi - L'americano finisce per essere considerato come « lo zio ricco che non ha mai pagato abbastanza » (Dal nostro inviai* speciale) Saigon, giugno. Gli ultimi bagagli dcl corpo di spedizione Usa che un giorno lasceranno il Vietnam saranno probabilmente i computers, veri signori d'una guerra angosciosa e caotica, litta di misteri asiatici c di irrazionali sorprese clic gli americani, dal tempo dell'ex manager della General Motors McNamara, hanno tentalo ili pianificare in tutti gli aspetti. 1 bombardamenti acrei al Nord, l'invisibile guerriglia del Della, il traffico di mezzi corazzati sulle piste Ho Chi Minh sono memorizzati e analizzati dalle schede di gigantesche macchine elettroniche. Nulla sfugge? Ufficialmente non sfugge niente, nemmeno un colpo di fucile vietcong, anche se poi la realtà della guerra si rivela puntualmente più complessa delle perfette radiografie statistiche. In questa impressionante accumulazione di dati, percentuali, confronti, riassunta ogni giorno dai bollettini militari, il numero di morti, feriti, dispersi americani viene aggiornato ora per ora. La guerra vietnamita è come il bilancio d'amministrazione di una grande industria, con i profitti e le perdite sotto gli occhi di tutti, e pochi segreti militari che sfuggono al giudizio dell'opinione pubblica. La minuziosità, straordinaria e implacabile, delle cifre accentua gli assilli politici per gli ulti e bassi della vietnamizzazione. L'obbiettivo americano è abbastanza scoperto: chiudere in modo non disastroso l'avventura in Vietnam, evitando ad ogni costo d'appesantire il conto delle perdite umane nel corpo di spedizione. Raccomandazioni molto precise in questo senso sembra che siano arrivate da Washington all'inizio dell'offensiva di Giap. Soprattutto e importante che non aumenti il numero dei prigionieri: come contraccolpo politico-elettorale un pilota di Pliantom in campo di concentramento a Hanoi (magari esposto ai bombardamenti delle fortezze volanti) conta di più dcl suo collega ucciso da un missile della contraerea. Sino a che punto è possibile affrontare le settimane decisive della guerra cercando nello stesso tempo di sottrarsi ai rischi dei combattimenti? E' il dilemma dei consiglieri militari, ed esso sta modificando il loro rapporto con l'esercito sudvietnamita. Sino a due anni fa gli ufficiali Usa, al comando di truppe americane, erano gl'indiscussi protagonisti. La fanteria di Saigon aveva funzioni di rincalzo, buona per tenere, e con molta fatica, le retrovie. L'offensiva contro i « santuari » in Cambogia, poi l'attacco in Laos alle piste Ho Chi Minh segnarono il primo tempo importante della vietnamizzazione. Sulla linea del fuoco andavano soprattutto i marincs e i paracadutisti di Thieu, affiancati e controllati da gruppi di specialisti americani. Oggi la situazione è più netta. I soldati Usa restano chiusi nelle basi e non partecipano a nessun'azione militare di terra, nemmeno di pattuglia e rastrellamento. Alcune centinaia di advisers restano al fianco dei comandanti sudvietnamiti in un ruolo ambiguo, perché non è più chiaro chi comanda e prende le ultime decisioni. Che cosa consigliano in realtà questi consiglieri? 11 loro ruolo si limita ormai quasi dappertutto a tenere i collegamenti da terra con l'aviazione. 1 piloti dei Pliantom e degli elicotteri ricevono le indicazioni sugli obiettivi da bombardare dagli ufficiali americani assegnati alle divisioni di Saigon. Ci sono consiglieri ad An Loc. assediala da quasi due mesi, e sul fiume My Calili a Nord della città di Hué. A Kontum, Pleiku, al confine cambogiano, in tutte le basi d'artiglieria e in tutti i punti critici dell'offensiva di Pasqua vigilano ufficiali Usa. Ma nella nuova fase della guerra vietnamizzata le mosse tattiche spettano ai generali di Saigon che difendono la loro autonomia con geloso risentimento. Il disagio « Consigliare » si fa sempre più difficile e diventa un lavoro di pubbliche relazioni prima che un'operazione di guerra. Affiorano contrasti, qualche volta sdidsdnanchc I intolleranza reciproca dima logorata collaborazione. Nei giorni scorsi un portavoce militare di Saigon ha smentito,conversando con i giornalisti,che i rapporti con i consiglieri siano divenuti in alcune zone del fronte « pessimi ». E' vero, i dissidi non appaiono per ora drammatici: ma da moki segni si avverte il disagio di questa doppia guida difficile da coordinare. ,yno dei. motivi di segreta tensione è l'ordine, per gli advisers di lasciare il fronte quando si profila il pericolo che possano cadere prigionieri. L'arrivo degli elicotteri che imbarcano in tutta fretta gli ufficiali americani ha acceso polemiche fra i generali di Saigon. Non possiamo, dicono, l'are assegnamento sul morale delle nostre truppe, quando i soldati vedono che gli americani volano via in salvo. Il sergente Alcuni advisers condividono il giudizio e criticano l'eccesso di prudenza politica dei comandi che li mandano a prelevare con anticipo. « Piantare tutti, dopo aver diviso per mesi le ansie e le speranze di una guarnigione, è mortificante e imbarazzante », dice un tenente colonnello di base a Hué. La reazione dei sudvietnamiti si fa qualche volta violenta e confusa. Vicino ad An Loc. un elicottero inviato a prelevare tre americani venne preso d'assalto da soldati di Saigon che volevano anche loro essere portali al sicuro. Fu una penosa balla- glia di calci e spintoni, documentala dalle fotografie, e l'elicottero potè decollare a stento, sovraccarico. « Non mi stupirei — ha dello un ufficiale Usa ai giornalisti americani — se un giorno i sudvietnamiti cominciassero a sparare contro l'aereo di salvataggio die arriva solo per noi ». A Quang Tri, nei giorni della disfatta, i sessanta ufficiali americani si rifiutarono di partire prima del generale sudvietnamita Giai, per non essere accusati di avere acceleralo con il loro gesto la fuga della divisione di Saigon. Gli elicotteri per i consiglieri sono l'immagine del progressivo sdoppiamento della guerra. Gli americani se ne vanno dal fronte e dal Vietnam, le truppe di Saigon restano sole a fronteggiare il generale Giap. Il temuto ricorso storico per gli occidentali è Dien Bien l'Ini, ma i sudvietnamiti sono ossessionati da un alno precedente militare: la base di Danang come Dunkcrque, con tutti gli americani in Vietnam imbarcati all'improvviso dalla Settima Flotta, l.a controffensiva aerea Usa ha riequilibruto per ora le vicende della guerra e affievolito le sospettose paure di Saigon. Ma il Ione sentimento nazionalista maschera a stento il confuso rancore verso l'allealo: c'è il complesso d'inferiorità dell'ufficiale uscito dalle accademie mi¬ litari francesi e rimasto per tanti anni alle dipendenze di un sergente americano, e c'è l'amarezza degli oltranzisti perché i marines della Settima Floiia non attaccano in forze il Nord Vietnam. A livello politico questi contrasti non figurano mai, tuttavia sono molli gli americani in Vietnam a rendersi conto che il sacrificio di dieci anni rischierà, al momento della conclusione, di risolversi in uno scoppio d'impopolarità « verso lo zio ric¬ co che non ha mai pagato abbastanza ». Gli advisers Usa sono in generale larghi d'elogi per il comporlamento e la preparazione tecnica delle truppe sudvietnamite, anche se il momento di panico dopo Quang Tri ha sconcertalo gli ottimisti. Mollo più critici appaiono nel giudicare lo Stato Maggiore di Saigon. « Troppa corruzione e troppi falsi strateghi » dicono freddamente. Stranieri Quello che, del Nord e del Sud, ai consiglieri americani sfugge quasi completamente è la componente politica della guerra. La loro tendenza è di schematizzare in formule, alla maniera dei computers, senza riuscire a comprendere come si possa essere contro Hanoi ma anche conno il governo di Thieu e la guerra a oltranza: sono disarmali di Ironie a cene mosse di Giap che sposta l'attacco da una provincia all'altra secondo problemi di infiltrazione politica vietcong più che per logica militare. « (Voi siamo qui — si difendono — solo per dare una mano ai "guys". ai ragazzi, nell'aggiustore il tiro delle artiglierie contro i carri armati e per addestrare i sudvietnamiti alle nuove armi: gli imbrogli politici non sono il nostro mestiere ». F.' vero, ma la guerra dei fine Vietnam è condizionata dalvicende politiche e aperta solo a una soluzione politica. Per questo gli americani, dopo dicci anni, quattromila aeroplani e cinquantamila soldati perduti, restano stranieri in questa guerra che continua a essere anche la loro, con solo addosso l'impazienza di andarsene, « e nemmeno più la curiosità — dice un tenente — di sapere come andrà u finire ». Giorgio Fattori cobanptempcclo« famSslagsmrpaesdupvlfmlrantrfsPd Hué. Il riposo di alcuni soldati americani impegnati sul fronte settentrionale (Telefoto Ansa)

Persone citate: Giai, Quang, Quang Tri, Thieu