Rumor presente ai funerali dei carabinieri nssnssinuti di Luciano Curino

Rumor presente ai funerali dei carabinieri nssnssinuti Perquisizioni e interrogatori, senza esito Rumor presente ai funerali dei carabinieri nssnssinuti « Il crimine, dicono gli inquirenti, ha un aggancio qui a Gorizia » - Le indagini, anche se non viene detto ufficialmente, sono orientate verso il delitto politico: si cercano degli estremisti, non si sa di quale colore (Dal nostro inviato speciale) Gorizia, 3 giugno. « Adesso seppelliamo i nostri morti », risponde il col. Mingarelli quando gli si domanda a che punto è l'indagine sull'assassinio dei tre carabinieri di Gradisca. Il magistrato dott. Laudisio, cui è affidata l'inchiesta, stamani' era in udienza per una storia da poco. Nell'intervallo ci ha detto: « Per la strage dei carabinieri stiamo valutando tutti gli elementi ». « Siete al buono? Siete ottimisti? ». Risponde: « Capite, ci vuol tempo ». Stessa domanda al colonnello. Risponde: « E' un lavoro lungo. Non aspettatevi miracoli... ». Certo non è un'indagine facile. Si è detto subito che chi aveva teso questa maledetta trappola che ha fatto a pezzi tre carabinieri e ne ha feriti due aveva preso tutte le precauzioni per non essere scoperto; una «strage» perfetta, o quasi. Senza troppa convinzione il colonnello ci dice: «Il crimine, un aggancio qui a Gorizia ce l'ha». Quale aggancio? La scelta delle vittime: carabinieri di questa zona; la telefonata fatta da un anonimo nel dialetto locale (ma che poteva essere stato imitato); la macchina imbottita di esplosivo, che è stata rubata a Gorizia. Legato a Milano? Le indagini sono difficili e delicate. Comunque, anche se non viene ufficialmente detto, sono orientate verso una sola direzione: il delitto politico; fin dal primo momento si è pensato che questo era il punto, ma non si potevano né si dovevano scartare altre ipotesi seppure, ai limiti, perfino pazzesche. Ma oggi si sta cercando fra gli estremisti, quelli più incarogniti; non si dà un colore a questo estremismo, stiamo solo ai fatti. Un delitto di terroristi, comunque; e non è un caso che siano arrivati da Milano il dottor Zavari dell'ufficio politico della questura e il maggiore Rossi del nucleo investigativo dei carabinieri milanesi, che si è visto ovunque ci sono stati attentati dinamitardi. Uno degli investigatori dice: «Quello che ci fa pensare, e non ci spieghiamo, è la scelta del luogo: Gorizia. Un agguato ai carabinieri a Milano, a Roma, a Torino, in una grande città o in una località dove c'è una situazione particolare poteva significare qualcosa; ma cosa significa a Gorizia?». In una città, cioè, che è forse la più placida del Paese; ma se Gorizia fosse stata scelta proprio per questo motivo: perché è la città più tranquilla? Indagini a Trento La domanda porta nell'«orticello» delle ipotesi, dal quale è bene restare fuori; stiamo ai fatti, alle dichiarazioni ufficiali, a quanto ci dice il colonneilo Mingarelli: «Se avessimo una traccia pensate che saremmo qui?». Dice anche: «V "aggancio" è qui»; «Qui a Gorizia?»; «Nella zona». «E' vero che è arrivato da Milano il maggiore Rossi, che va sempre dove c'è del terrorismo?»; «Non posso dirlo». (Il maggiore Rossi è nell'ufficio accanto). Restiamo ai fatti; domando al magistrato Laudisio: «Ci sono fermi? Ci sono stati interrogatori, perquisizioni?». Risponde che non ci sono persone fermate, che parecchie sono quelle interrogate perché questo è normale in ogni inchiesta, che c'è stata una sola perquisizione, ma senza esito. «Quando gli esperti potranno dirvi qual era l'esplosivo, quale la quantità, com'era il congegno di accensione?». «I7na risposta informale potremo darla tra qualche giorno; per una risposta definitiva ci vuole tempo». Altro fatto. Segnalano che a Trento dei giovani sono stati fermati su un'auto con dell'esploviso. Il maggiore Rossi parte per Trento. La notizia è giunta poco prima dei funerali delle vittime, che si svolgono alle 17 in forma solenne, con tutta la città nelle strade dove passa il corteo, e a centinaia di finestre pendono bandiere con un crespo nero. Negozi chiusi. Parecchie donne e anche uomini piangono. E' una giornata calda e serena. Il castello sulla col¬ lina ha un grande tricolore a mezz'asta. Da Roma sono giunti il ministro dell'Interno, Rumor e il ministro della Difesa Restivo, il capo di stato maggiore dell'esercito gen. Mereu, il comandante dei carabinieri generale Sangiorgio e il capo della polizia Vicari. Sono stati all'ospedale a trovare il sottotenente Tagliari e il carabiniere Zazzari, feriti nell'agguato. Assistono dietro le bare, tra i familiari delle vittime, al rito funebre che è officiato dal vescovo di Gorizia, monsignor Coccolin. Ci sono altre autorità civili e militari, sono presenti tutti i sindaci del Friuli e della Venezia Giulia. Sui feretri del brigadiere Antonio Ferraro e dei carabinieri Donato Poveromo e Franco Dongiovanni sono tesi i tricolori con il nastro del Presidente della Repubblica. Una corona di Leone e un centinaio di altre giunte da tutta Italia. Il vescovo legge il messaggio del Papa, che « deplora il grave fatto di sangue che colpisce la coscienza... ». Le mamme, le mogli e le sorelle delle tre vittime piangono in silenzio, si mordono le labbra. « ... che colpiscono la coscienza umana e i sentimenti cristiani — dice il vescovo e aggiunge —. Perdona loro, o Signore, perche non sanno che cosa fanno ». Luciano Curino *