Impiegata ammise poi ritrattò d'aver sciolto il cianuro nel digestivo per uccidere lamante

Impiegata ammise poi ritrattò d'aver sciolto il cianuro nel digestivo per uccidere lamante Giovane di Leinì in carcere da 2 anni per tentato omicidio Impiegata ammise poi ritrattò d'aver sciolto il cianuro nel digestivo per uccidere lamante Rinviata a giudizio con altri quattro - Motivo del delitto: il padrone-amante non voleva lasciarla libera - Deve rispondere anche di due aborti e di corruzione: dopo un esame fallito, pagò con un assegno di 800 mila lire il diploma di ragioniera - Processato il professore, è del Sommeiller Il ii giallo del fernet al cianuro » sarà presto dibattuto davanti alla corte d'assise. Il giudice istruttore dott. Catra ha depositato in questi giorni la sentenza di rinvio a giudizio dei cinque imputati. Vincenza Albanese, 25 anni, ex impiegata della fabbrica Scr di Lelni, deve rispondere di tentato omicidio aggravato dal i mezzo di sostanze venefiche, di aver consentito a due aborti sulla propria persona e di corruzione, perché consegnò a un professore un assegno di 800 mila lire per ottenere il diploma di ragioneria, nonostante la prova di esame fosse insufficiente. L'industriale Claudio Chies, 51 anni, comparirà in cort? d'assise accanto all'amante Albanese, accusato di violenza e minacce nei confronti dell'amica per costringerla a continuare con lui la relazione, di concorso in procurato ,aborto (pagò l'ostetrica), e dl cor- !ruzione (firmò l'assegno per l'in-1segnante). L'ex fidanzato dell'Albanese, 1 Luigi Rovere, 28 anni, deve rispondere di procurato aborto perché presentò alla ragazza la ostetrica, di estorsione (si sarebbe fatto consegnare dei soldi dal Chies e dall'Albanese, minacciando di render pubblica la loro relazione). Gli altri imputati sono Domenica Nigra, l'ostetrica che procurò due aborti all'Albanese e il prof. Pietro Denicolai, accusato di corruzione per un atto contrarlo ai doveri d'ufficio e di millantato credito. Secondo l'accusa, nel luglio '69, essendo membro della commissione d'esame presso il Sommeiller, avrebbe accettato l'assegno di 800 mila lire, affermando che doveva « comprare 11 favore » di altri componenti la commissione. Il pubblico ministero dott. Marciarne, nella requisitoria aveva chiesto anche il rinvio a giudizio del Rovere per i reati dl istigazione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione dell'Albanese. Secondo il p.m. ci sarebbero le prove che il giovane ac| compagno più volte tra il '67 e il '68 l'amica in strada, e l'at-1 tese in auto mentre si prostituiva. Il giudice istruttore ha prosciolto il Rovere da queste tre ipotesi di reato, ma la Procura generale ha impugnato la sentenza. Deciderà ora la sezione istruttoria se confermare o no l'accusa del dott. Marciante. I difensori degli imputati sono gli avv. Tortonese, Accatino, Auberti, Delgrosso e Bonati. L'episodio principale di questo j « giallo di periferia » ò costituito |dal tentato veneficio. L'Albanese il ragazza dal tormentato passato, né bella ne forse troppo intelligente » (dice di lei il pubblico ministero) fece nascere nel Chies una passione. L'uomo, «abituato a trattare da padrone e soprattutto a sentirsi padrone » incominciò una relazione « travolgente » fino al giorno in cui l'impiegata della Scr non conobbe un ragazzo, Giuliano Moscon, e se ne innamorò. Da quel momento, secondo l'accusa, l'imputata fece di tutto per troncare ogni rapporto col Chies, ma non vi Tiuscì. uil desiderio dell'Albanese — scrive il p.m. — di lasciare il Chies, trovava un forte ostacolo nell'industriale il quale, spesso con modi bruschi e minacciosi, cercava di evitare la perdita dell'amante e anche la sua sconfitta ». In questo clima maturò, «ingiustificata ed enorme» la decisione di uccìdere il Chies. Questi aveva l'abitudine, dopo il pranzo, appena giunto nel suo ufficio della fabbrica, di versarsi un bicchierino di fernet. L'accusa sostiene che la ragazza introdusse nella bottiglia del digestivo una cialda di cianuro, convinta che l'unico a berlo sarebbe stato il Chies. Ma quel giorno, il 1" giugno '70, il liquore fu offerto anche a un consocio della fabbrica, Tacito Bertazzi, 42 anni. Il Chies si accorse subito che il fernet aveva un gusto amaro e lo sputò; il Bertazzi ne trangugiò un sorso. Il cianuro gli ustionò l'esofago e lo stomaco: l'uomo rimase tra la vita e la morte per quindici giorni. I medici riuscirono a salvarlo, oggi è tornato alla normalità. Un caso più unico che raro. Ai carabinieri l'Albanese disse: « Ho messo il veleno nel fernet perché volevo far morire il mio amante ». Poi, un mese dopo, davanti al giudice, ritrattò: « Non sono stata io. Dissi cosi perché tutte le prove erano contro di me e non sapevo come difendermi ». I Per il dott. Catra, tuttavia, non ci sono dubbi sulla sua responsabilità, cosi come non ce ne sono per gli altri imputati i quali, quando negano vengono « inchiodati » dalle accuse dell'Albanese. Anche per il prof. Denicolai il pubblico ministero adopera parole piuttosto dure. « Il latto che un docente si veda messo in lasca un assegno, a parte la figura di portiere d'albergo che riceve ed accetta una mancia, e non sa cosa farsene, e nel dubbio lo deposita in banca sul proprio conto corrente, è ■umiliante, oltreché, s'intende, penalmente rilevante ». In una vicenda cosi poco sentimentale, ha risalto il diario che l'Albanese scriveva alla sera, dopo le passeggiate col Moscon. E' stato trovato durante una perquisizione, in un cassetto: era stenografato e il giudice l'ha fatto tradurre da un perito. Sono pagine dl parole dolci, immagini poetiche ed ingenue. Paro quasi im¬ possibile che l'abbia scritto una ragazza su cui pesa un'accusa tanto grave e per la quale c in carcere (tutti gli altri sono liberi) da due anni. Centenario alpini. 11 gruppo di Tcstona inaugurerà domani, alle 12, il monumento ai Caduti. Alle 10 la sfilata per le vie cittadine, alle 11 la messa, alle 12,15 discorso del cav. Francesco Proietti Ricci e rancio. « || il L'impiegata Vincenza Albanese, l'industriale Claudio Chies. Tacito Bertazzi che bevve il veleno - L'ostetrica Nigra