Il centrista Aristotele di Carlo Carena

Il centrista Aristotele In lui, le premesse di ogni politica Il centrista Aristotele Aristotele: «Politica - Costituzione degli Ateniesi », Ed. Laterza, pag. 551, lire 2200. o a o n ) : ; l o i n i a e a n iioaioe e e o à Una nuova edizione dell'ampio e pur incompiuto trattato della Politica, con l'aggiunta della Costituzione degli Ateniesi: l'intero corpo degli scritti politici di Aristotele curato da Renato Laurenti con tutto il rigore della filologia, la ricchezza di una scienza esperta e una traduzione che rende gradevoli e chiari anche gli orridi appunti dell'antico filosofo. Una lettura utile, fonte di meditazioni non trascurabili anche oggi. Nessuno oserebbe pretendere ovviamente, e oggi meno che mai, una tenuta continua delle asserzioni di un pensatore vissuto ventitré secoli fa in situazioni sociali e strutture psicologiche assai diverse. Ma qui si ritrovano con massima evidenza le premesse e le basi di ogni discorso politico, insieme alla condensazione di tutta la speculazione greca sul problema dello Stato, posto con un rigore impareggiabile. Del resto è chiaro che Aristotele, come Platone e altri pensatori greci, considerava la politica il punto d'arrivo di ogni.speculazione. Nessun popolo visse quanto il greco di e per la politica. Vi era inclinato da alcuni aspetti anche deteriori del proprio carattere, ma soprattutto dalla sensazione di vivere in Stati fatti a misura d'uomo, creati e retti solo dall'uomo per sé. In tutta la trattazione aristotelica s'imprime l'affermazione esaltante dell'autonomia della società civile. Nessun pensiero di dèi, esclusi dalla città umana, verso l'alto, allo stesso modo che le bestie verso il basso; nessun affidamento a provvidenze o a norme trascendentali. La Città è lì soltanto per rendere possibile la convivenza e per favorire la vita felice e virtuosa dei cittadini; e le forme in cui si costituisce nascono, più ancora che dall'esigenza della giustizia, da quella dell'etica. Tutti i mirabili errori di Aristotele derivano da queste premesse e da quella secondo cui virtù e felicità consistono nella moderazione. Come scrive bene il Laurenti nell'Introduzione, « il problema principe di ogni convivenza sociale è per Aristotele problema di equilibrio, e la difficoltà più grande che gli si presentava era proprio quella di conservare tale equilibrio». L'ideale greco della perfezione assoluta rientrava dalla finestra dopo le dure critiche in apertura dell'opera, a quell'altra sbalorditiva creazione che fu la Repubblica platonica. Al lancio vertiginoso di Platone verso la pura utopia, corrisponde, al solito, l'impianto tutto realistico di Aristotele, che si accinse a stendere la Politica solo dopo aver raccolto e studiato gli schemi di 158 costituzioni di città greche, fra cui appuntq quella degli Ateniesi è runica giunta fino a noi. Ma ciò non toglie che, soprattutto negli ultimi libri, 10 Stato aristotelico risulti non meno ideale nella sua progettualità e nella sua assolutizzazione. Esso parte da una certa definizione di uomo come cittadino, in cui vuol bloccare per sempre una realtà dinamica, quali sono le componenti sociali e la loro armonizzazione, negando tanto le spinte irrazionali della società quanto le sue aspirazioni universali. Sono cose che colsero già poco tempo dopo gli stoici, pensatori cosmici ed evoluzionistici. Qui dunque il punto debole e quello forte del piano aristotelico, la grande bellezI za della sua formulazione, delle sue giustificazioni e dei suoi corollari in questo trattato: il governo dei migliori, 11 potere devoluto alle classi medie, l'impiego sociale della ricchezza, la libertà temperata dal merito e dalla fortuna e rifuggente dagli estrèmi dell'imposizione e d^l disordine. E' il trionfo del centri¬ csldsdmccsdlpdltlpulgdfnnmrdeastntNp smo, un suo elogio a tratti 1 racinico, sostanzialmente pes- j tosimistico sulle possibilità del- trl'uomo di essere felice fuori coda un controllo costante dei I resuoi istinti e da una difesa ddalle incursioni delle estreme. | dPiatone aveva inesorabilmente bollato la democrazia come « una costituzione piacevole, anarchica e varia, dispensatrice di uguaglianza indifferente a uguali e ineguali»; qui prevale l'abominio per la tirannide, la peggiore delle possibili deviazioni politiche, e per gli Stati totalitari, negati per la loro irrealizzabilità nelle nobili linee platoniche. Così questo monumento di una civiltà antica conferma la sua natura di sommo sogno, se non della fantasia, della ragione e rovescia la fragilità del suo contenuto nella validità permanente, se non dei suoi assunti, dei suoi moniti. Essi nascono, si direbbe guardandosi attorno dopo tanta storia di nazioni e tante vite d'uomini, da una aspirazione autentica dello spirito e contemporaneamente riassumono le contraddizioni eterne del reale. Carlo Carena pinl'dddtardteaisqtfiasrilplScrm

Persone citate: Aristotele Aristotele, Laurenti, Platone, Renato Laurenti