Che succede fra le quinte? di Nicola Adelfi

Che succede fra le quinte? VOI E NOI Che succede fra le quinte? « Onorevole, siamo a tre settimane dal giorno delle elezioni, ma il palcoscenico rimane sempre al buio, e nessuno tra gli spettatori, diciamo noi uomini comuni, riesce a capire quale trama si stia cercando di mettere su dietro le quinte, se ne risulterà una commedia o un dramma, quando la scena si illuminerà, chi saranno gli attori principali. Fuori di ogni metafora, mi sa dire lei che cosa si è combinato in queste tic settimane, e quale governo riceverà la fiducia del nuovo Parlamento? ». «Una cosa per volta. Io comincerei col sottolineare un fatto poco appariscente come l'elezione di Piccoli a presidente del gruppo parlamentare de alla Camera. Di solito è un'elezione concordata e volata all'unanimità. Questa volta invece Piccoli ha avuto appena 765 voti su 257. I deputati che fanno capo a Moro, a Donat-Cattin e a Granelli gli hanno votato contro, e ci sono state anche 22 schede bianche, disperse o nulle ». « Dunque, siamo punto c da capo con le vostre nove correnti, le discordie interne, chi va a destra e chi a sinistra. Eppure, durante la campagna elettorale, la de era riuscita a presentarsi al Paese come un partito compatto. E allora che deve pensare la gente? Passata la festa, gabbato il santo? ». « Lei è portato a semplificare troppo. Le correnti esistono perché in un partito così grande e complesso come il nostro, anche così democratico, non possono non riflettersi i contrasti, le contraddizioni e le aspirazioni che vediamo addarsi nel Paese... E se vuole, ci metta anche le rivalila e le ambizioni personali; ma questo è un aspetto che rientra tra le debolezze della natura umana. Del resto, anche se appaiono di meno, correnti c personalismi esistono in tutti i partiti ». « Sia pure. Ma la spaccatura tra i deputati de per l'clczio- ne di Piccoli non renderà più lunga — perché più difficile — la formazione del nuovo go- verno? ». * io direi più lunga, ma nonpiù difficile. Ricorda quel chele dissi un paio di mesi fa, e che lei pubblicò, in merito a chi sarebbe stato i! successore di Andreotti dopo it i.ez::r.i?». « Certamente. Le-: mi d.^e che Andreotti a. ree: e avuto l'incarico di succedere n A-dreotti, e che il sue rraev; governo aveva butta: ;oi.i. : .1. li di durare fine z. prosi -r. gennaio, ma fcr;.e sarti; wx la sesta legislatori ) «Ebbene. ~--...::: tttm -.: motivi per modificai* tjuuUt isa previsioni -- alivrc Znaiu i contrasti dEu widium: rispuntare nella ~: unum totnano a vamaggk eh i-.i--.-.:::. Tenga presemi aht ir. una situazione critici quella italiana, è urgi-::-: t&sr.mire un governo; e più :. tempo psssa, maggiore diventa l'urgenza. Insomma, il tempo lavora per Andreotti; lui è l'unico a non avere fretta. Se ne sta tranquillo, in disparte. Con l'aria duno che si dice: corri quanto vuoi che io qua t'aspetto ». « Ma qualcuno non potrebbe soffiargli la poltrona di soppiatto o con la prepotenza? ». r Chi? Fanfani? Per il momento non ci pensa neppureMi creda, Andreotti è un uomo cauto e intelligente. In un Paese come il nostro dove molti* smaniano per diventare prmi attori, scalpitano e si danno spintoni, uno come Andreotti che se ne sia apparitilo, coquella sua aria dimessa di chnon si sente chiamalo a grandimprese, finisce alla lunga codiventare il principale palo dattrazione, il più traquillanteun polo intorno al quale è possibile mettersi a ragionare pacatamente e trovare soluziondi compromesso. « Ci sono poi altri elemenche favoriscono Andreotti: peesempio, il successo elettoraldella de al di là di ogni prevsione e un minore nervosismtra i cìttladini rispetto ai duproblemi che più li angustianla crisi economica e l'ordinpubblico. Obiettivamente si dve riconoscere che oggi, col gverno di Andreotti. c'è un cma migliore che al tempo cui il Centro Sinistra si era rdotto a una rissa permanentra paralitici. Ora come fa de a dare il ben servito ad Adreotti e a mettere un altro suo posto? ». « Ma dalle consultazioni chterrà il presidente Leone nopotrebbero venire fuori altdesignazioni? ». « Non lo credo. La crisi, cme le dicevo, sarà lunga. I dmocristiani, e lo si è visto pl'elezione di Piccoli, hanno gcominciato a litigare. Una vota che riusciranno a metterd'accordo, allora comincerà u puntiglioso tira e molla tra i parliti. I socialisti guardano in cagnesco tutti i probabili alleati: e in genere antipatie e sospetti sono reciproci. Questo non vuole quello, c quello non vuole questo... Sono cose che lei sa al pari di me: cose lunghe, complicale. « Intanto passano le settimane, forse i mesi, il Paese s'impermalisce sempre più e i missini soffiano sul fuoco. Inevitabilmente, a un certo pillilo, quando i socialisti e i democristiani hanno già la melile rivolta ai congressi dell'autunno e tutti parlano con apprensione delle vertenze sindacali per il rinnovo dei contratti; quando il solleone c Io scirocco romano avranno ammorbidito anche i più ostinati e diffuso un certo spirilo di rassegnazione; allora, quatto quatto e senza dare mai nell'occhio, Andreotti si troverà a essere il successore di se stesso ». « Ma i socialisti? ». « In sostanza che vogliono i socialisti? Per loro è un'esigenza vitale ritornare al governo. Respinti indietro di venti anni sul binario degli equilibri più avanzali, la loro stazione terminale sarebbe via delle Botteghe Oscure. E farebbero la l'ine del psiup. Perciò grideranno molto nelle prossime settimane, ma più per la platea che per impedire la formazione del nuovo governo di AnJicotti, e già pensando a come riaprire il colloquio con i democristiani c concordare il loro rientro al governo». Nicola Adelfi