Papi martiri ed "eretici" di Mario Gozzini

Papi martiri ed "eretici" Nuove testimonianze sulla Chiesa dell'oscuro secolo VII Papi martiri ed "eretici" Pietro Conte: « Chiesa e primato nelle lettere dei papi del secolo VII», Ed. Vita e pensiero, pag. 586, lire 15.000. L'applicazione rigorosa del metodo scientifico nella storia della Chiesa porta a un'analisi delle fonti documentarie sempre meno condizionata da ragioni apologetiche. Il lavoro compiuto in tal senso negli ultimi decenni ha consentito, tra l'altro, di sgombrare il terreno da equivoci e pregiudizi secolari grazie a una più esatta conoscenza delle vicende relative ai grandi scismi che spezzarono l'unità cristiana, recando così un contributo non indifferente all'ecumenismo. Il Concilio Vaticano II, centrato sui problemi della Chiesa e delle sue strutture — si pensi al rapporto fra dimensione giuridica e principio di comunione o a quello tra primato papale e collegialità episcopale — rappresenta, d'altronde, uno stimolo vigoroso a moltiplicare gli studi sulle concezioni che la Chiesa ha avuto di se stessa nelle diverse epoche. Se l'ecclesiologia patristica è stata largamente e a più riprese esplorata, come sottolinea il Maccarrone nella presentazione di questo libro, ricordando in particolare le opere di Pierre Batiffol; e se altrettanto può dirsi di periodi più vicini a noi, dalla riforma gregoriana del secolo XI a quella promossa dal Concilio tridentino, siamo ancora ben lontani, invece, da una conoscenza adeguata dell'alto Medioevo. Anche nell'opera recentemente dedicata proprio a quel tempo da un teologo e storico di eccezionale statura come il Congar {L'ecclésiologie du haut Moyen-Age, Parigi, 1968), la documentazione completa inizia, in pratica, solo con l'età carolingia; e la lacuna diventa ancora più appariscente nel libro successivo dello stesso Autore, L'Eglise: de St-Augustin à l'epoque moderne, Parigi, 1970. Risulta quindi evidente l'importanza di un'indagine volta a reperire e a mettere in luce le fonti disponibili per il tempo successivo alla morte di Gregorio Magno (604). E' quanto ha fatto uno studioso italiano, Pietro Conte, limitatamente ai documenti usciti dalla cancelleria papale, o a questa pervenuti, nel corso del secolo VII, fino alla morte di Sergio I (701): per valutare l'interesse scientifico del suo lavoro basti dire che non esisteva finora un repertorio unico e completo di tali documenti e che egli ne fornisce qui, in appendice, un regesto accuratissimo, con ampia trattazione di questioni critiche, tavole sinottiche e indici. Si tratta di uno strumento a cui gli storici e gli studiosi di ecclesiologia d'ora innanzi non potranno fare a meno di riferirsi. Il secolo preso in esame è dominato, sul piano dottrinale, dalla drammatica lotta intorno al monotelismo. Il monofìsismo condannato a Calcedonia (451) risorgeva ora nell'affermazione che in Cristo ci fosse un'unica volontà; per via diversa si finiva egualmente per negargli pienezza di umanità. Il connubio fra imperatore e patriarca di Costantinopoli sostenne a lungo l'eresia, respingendo la dottrina ortodossa delle due volontà — corrispondenti alle due nature di Calcedonia — proclamata dal sinodo lateranense del 649, arrestando e processando sia il papa Martino I, che mori in prigione, sia, qualche anno più tardi, Massimo il Confessore, grande campione dell'ortodossia e massimo teologo del tempo, che venne atrocemente torturato (mano destra e lingua mozzate). Solo nel 680-681 il III Concilio ecumenico di Costantinopoli (detto anche Trullano, dalla sala a cupola, trullo, in cui si riunì) pose fine al conflitto, che tuttavia aveva ulteriormente approfondito il solco fra Oriente e Occidente. Molti altri problemi, giuridici, disciplinari, liturgici, spirituali, emergono dai documenti prodotti dal Conte. La ricerca, articolata in un'introduzione e due parti — dedicate alla tipologia della Chiesa e del vescovo, la prima; al primato papale, la seconda — presenta una struttura sistematica a carattere prevalentemente filologico, ma non elusiva di conclusioni dottrinali: specialmente per quanto concerne la presenza di una concezione già matura del primato romano, centrata su alcune formule che diverranno permanenti, come sedes apostolica, che custodisce annuncia giudica la apostolica traditio et ftdes, e come ec clesiarum omnium caput et mater. Di particolare interesse i moniti rivolti al papa dai corrispondenti, con grande libertà di parola, circa la suprema responsabilità nell'esercizio del primato magisteriale: dove si prospetta anche l'ipotesi del « papa eretico ». Proprio il caso di Onorio I, che aveva ceduto al monotelismo e venne condannato come complice degli eretici, fornì argomento alla minoranza, nel Concilio Vaticano I, per opporsi al dogma dell'infallibilità. A proposito del quale, il Conte ritiene che le testimonianze dei documenti esa¬ minati smentiscano certe asserzioni del Kilng (nel suo Infallibile? Una domanda, a suo tempo qui recensito) circa l'assenza, fino al secolo VIII, di riferimenti ai testi evangelici sui privilegi di Pietro per sostenere l'infallibilità del vescovo di Roma. Qualche critico potrebbe forse essere indotto a considerare il Conte pregiudizialmente favorevole alle tesi primatiste. Ma dovrebbe fare i conti con i testi, anzitutto; e poi meditare attentamente quali indicazioni, da quell'atmosfera lontana di comunione nella fede unica, possano venire alla Chiesa d'oggi per vivere ed esercitare, in modi antichi e nuovi anche il primato romano e la sua infallibilità. Mario Gozzini

Persone citate: Congar, Gregorio Magno, Maccarrone, Pietro Conte

Luoghi citati: Calcedonia, Costantinopoli, Parigi, Roma