Nelle Regioni il futuro dei quotidiani "minori"

Nelle Regioni il futuro dei quotidiani "minori" Convegno delP«Aga» a Villa d'Este Nelle Regioni il futuro dei quotidiani "minori" Essi sono alle prese con una vita stentata, mentre all'estero prosperano più dei fogli nazionali - Le Regioni sono un'occasione storica per far rifiorire gli interessi dei cittadini alla vita della comunità locale ! iDal nostro inviato specialeI Conio, 25 maggio. Tutte le Regioni hanno in j serito nei propri statuti il | problema dell'informazione. Quella piemontese l'ha indica; ta all'articolo 8 come presupI posto e conseguenza della I «partecipazione popolare ai ! programmi e all'attività re j gioitale». Sui rapporti della I stampa con la nuova realtà politico-amministrativa, nata dalle elezioni del 7 giugno 1970, ha spaziato il convegno apertosi stamane a Villa d'Este, anche se il tema era limitato alle «prospettive del quotidiano locale». «Le Regioni — ha detto Piero Bassetti, presidente della Lombardia, aprendo il convegno — stanno mettendo in moto un risveglio nazionale: la stampa deve essere il battistrada di questo risveglio». Giovanni Giovannini, animi i nistratore delegato de La I Stampa, che ai problemi del regionalismo ha dedicato am pia parte della sua attività giornalistica, ha svolto la prima relazione: «7 contenuti e gli obbiettivi del quotidiano | locale nella dimensione regio; naie». Le cifre relative alla j scarsa diffusione del giornale ! in Italia, sono note: sei milioI ni di copie quotidiane, cioè, j in proporzione al numero degli abitanti, metà della Francia, un terzo della Germania e della Gran Bretagna, un quarto degli Stati Uniti e del Giappone. «In questo quadro generale — ha detto Giovannini — ap¬ pare ancor più sconsolante il raffronto tra giornali minori, provinciali o regionali: da noi, quasi tutti alle prese con una vita stentata, una scarsa diffusione, una insufficiente pubblicità; altrove, più fiorenti dei grandi fogli nazionali». Così accade in tutti i Paesi della Cee, negli Stati Uniti e in Svizzera. Per quali motivi? Senza dubbio per l'esistenza di autonomie radicate da secoli: il cittadino vive più intensamente la vita della sua piccola comunità, anche e soprattutto attraverso il giornale locale. «E forse da qui nasce la prima constatazione della necessità che il giornale locale si occupi soprattutto di fatti locali, senza esaurirsi nel tentativo, destinato in partenza all'insuccesso, di ricalcare il modulo del -grande giornale nella sua prevalente attenzione per i massimi problemi internazionali ed interni. Inoltre, sull'esempio dell'estero — ha affermato Giovannini — i piccoli giornali devono decidersi ad affrontare l'ineluttabile sfida della tecnologia e del mercato, e non si vede come possano farlo, senza mettere in comune mezzi e sforzi. La loro più o meno parziale cooperazione tecnica è del resto la maggiore garanzia contro la temuta concentrazione dei grandi». In questa prospettiva, anche per i quotidiani minori l'ordinamento regionale costituisce un'occasione davvero storica, sia per il tentativo di far rifiorire l'interesse del cittadino italiano per la comunità in cui vive, sia per la possibilità di intervento da parte del nuovo organismo, non già attraverso la gestione diretta (la Regione-editore appare un assurdo), ma per mezzo di uno sforzo catalizzatore di ogni iniziativa a favore dell'informazione. «L'importante è che non si soccorra l'incapacità, ma si premi l'efficienza: discorso questo — ha concluso Giovannini — che vale anche per quei grandi giornali locali, che sono in Italia quelli nazionali». L'esperienza inglese ha avuto un efficace interprete in David Cole, direttore di una concentrazione che conta quattro testate del mattino, dodici della sera, una del sabato e ventisette settimanali, con dieci milioni 250 mila copie, e diecimila dipendenti. Questi giornali hanno «una posizione unica, che non può essere occupata dalla stampa nazionale, e non denunciano crisi». Questo è stato il filo conduttore anche della seconda relazione, svolta da Gino Tomajuoli, soprattutto sui problemi economici e le prospettive di sviluppo. «Pur dividendo con i fratelli maggiori le cause principali della crisi — ha detto Tomajuoli —, i giornali locali la denunciano come esigenza di crescita e non come preannuncio di decadenza». Anche l'Italia, secondo l'oratore «può essere inclusa in quelle terre dove la pianta giornale cresce meglio in provincia che non nelle grandi città»; ma quello che si nota oggi è appena un avvio. La conclusione sarà il raggiungimento dell'equilibrio di complementarità non di concorrenza, tra le due componenti locale e nazionale. Il convegno, organizzato dalla Agenzia Giornali Associati, si conclude domani. Tra le adesioni arrivate al comitato quelle del senatore Spadolini, che avrebbe dovuto presiedere la riunione, dei ministri Gatto e Piccoli, del senatore Oliva. Domenico Garbarino

Persone citate: David Cole, Domenico Garbarino, Gino Tomajuoli, Giovanni Giovannini, Giovannini, Piero Bassetti, Spadolini, Tomajuoli