E' difficile fare il governo per la polemica tra dc e psi di Giovanni Trovati

E' difficile fare il governo per la polemica tra dc e psi Continua la disputa sui temi elettorali E' difficile fare il governo per la polemica tra dc e psi Per uscire dalla posizione « di stallo », Forlani proporrebbe un monocolore, possibilmente con una maggioranza che vada dai socialisti ai liberali; ma il psi ha detto che non l'appoggerà mai - Domani si riunisce la direzione del pri; Forlani riprende i colloqui con gli altri segretari (Dal nostro corrispondente) Roma, 20 maggio. Sono trascorsi quindici giorni dal 7 maggio ed ancora non ci sono indicazioni sul governo. L'aspra polemica, che ha diviso democristiani e socialisti durante la campagna elettorale, rende difficile la ricostituzione del Centro Sinistra, mentre il limitato margine numerico lascia poche possibilità al ritorno del centrismo. Per ricuperare rispetto alla preoccupante flessione del 13 giugno 1971, la de s'è impegnata con il suo elettorato a non più consentire che si ripeta la situazione degli ultimi due anni, quando l'esecutivo, che pure era l'espressione della maggioranza, veniva mortificato dall'assemblearismo. Per contro i socialisti (anche se non tutti), nel tentativo di riassorbire parte dei socialproletari, hanno insistito in un'interpretazione della teoria degli « equilibri più avanzati », che ha permesso a Mancini, nel commento dei risultati del 7 maggio, di esaltare il 40 per cento dei voti ottenuti dai « due grandi partiti della sinistra italiana », associando quindi il psi al pei. " In questa settimana nei primi contatti tra 1 segretari dei partiti s'è constatato quel che non si può fare. Nella prossima settimana si vedrà quel che è possibile fare. Lunedi si riunisce la direzione repubblicana, e Forlani riprende i colloqui con gli altri segre- tari. La direzione socialdemocratica ritiene che il governo debba e possa -« identificarsi con una maggioranza di Centro Sinistra, che ricuperi la sua originaria aspirazione » e si appoggi « unicamente sulla propria capacità di iniziativa e di azione assolutamente autonome e autosufflcienti nei confronti dell'estrema destra e dell'estrema sinistra ». La direzione socialista (che non accenna più agli «equilibri più o a n e . a . : o r l ir na ioinnavanzati») vuole un governo di Centro Sinistra e si rivolge al psdi e al pri, « senza i cui voti nessuna maggioranza centrista è possibile », affinché respingano « nettamente ogni ipotesi di maggioranza o di governo di Centro ». La direzione de, che si è conclusa ieri notte, si limita ad un «appello per un'ampia e solidale convergenza tra le forze democratiche in un momento di particolare difficoltà» ed «auspica un costruttivo confronto». Ufficialmente non indica le sue preferenze e lascia aperte tutte le vie, sia del Centro Sinistra sia del centrismo. In verità, meglio sarebbe dire che non chiude la via al centrismo solo per trattare, da una posizione di forza con i socialisti. Contro il centrismo si sono pronunciate le sinistre democristiane, dicendo che per coerenza non parteciperebbero ad un simile governo, anche se per disciplina di partito lo sosterrebbero in Parlamento (Andreotti, sempre pungente, ha commentato: «Il voto di verginità perpetua non è neppur più di moda nei conventi»). Per le sinistre democristiane il centrismo ricondurrebbe il psi nell'area del pei-, dalla quale il Centro Sinistra lo vuol togliere: «Critichiamo la frase di Mancini del 40 per cento dei voti — ha detto Bodrato — ma se respingiamo il psi, saremo noi a tradurre in realtà quella frase ». Pur di uscire da una situazione di stallo, Forlani proporrebbe un monocolore, in attesa che si plachino le polemiche tra de e psi. Sarebbe un monocolore imposto dalla necessità, più che suggerito dalla volontà. Ma non si vede con quale maggioranza potrebbe reggersi. L'ambizione di Forlani sarebbe di una maggioranza ampia, che andasse dal pli al psi. Ma i socialisti hanno avvertito che non l'accetteranno mai. Vittorelli oggi spiega il «no» del psi ad una «soluzione-ponte»: mentre le convergenze parallele del 1960 e i due monocolori formati da Leone «furono ponti che la de gettava a sinistra, per far maturare un, incontro organico con il psi», dna soluzione provvisoria adesso «sarebbe un ponte gettato a destra, per trovare il modo di inserire i liberali in un governo, con i socialisti o senza i socialisti». La soluzione di questa crisi sarà lunga. Ma non sarà tempo perso se servirà a chiarire le posizioni e a darci un governo che possa governare. Diceva Rumor che è qualunquistico criticare i partiti perché impiegano troppo per giungere ad un'intesa: quel che conta è il risultato. Intanto, però, c'è un governo che non può governare, anzi non può neppure dimettersi, perché non ha avuto la fiducia dall'ultimo Parlamento. E' servito a giustificare la chiusura anticipata della legislatura, oggi costituisce un vuoto di potere mentre si accumulano gravi problemi. Non abbiamo Annibale alle porte, ma l'ordine pubblico richiede un governo sicuro di sé, con un ampio consenso popolare; così come il rilancio dell'economia, che non si può più rinviare, e la stagione dei contratti, che è imminente. Il segretario della Fiom, Trentin, parlando stamane a Milano al congresso dei metalmeccanici della Cisl, ha avvertito che «la lotta contrattuale si presenta con caratteristiche di scontro politico e non sarà un fatto indolore». Giovanni Trovati Roma. I segretari de e psi: Forlani e Mancini (Foto Team)

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