Ultimo addio a Calabresi senza incidenti a Milano di Giampaolo Pansa

Ultimo addio a Calabresi senza incidenti a Milano Con una folla immensa e un servizio d'ordine imponente Ultimo addio a Calabresi senza incidenti a Milano Qualche gruppetto « nero » ha cercato il disordine, ma è stato bloccato da agenti e carabinieri, che a migliaia si erano uniti al corteo - Un'anziana signora schiaffeggia due ragazze perché fumano: un momento di tensione, ma senza conseguenze - La vedova ha seguito la bara quasi abbandonata nelle braccia dei fratelli (Dal nostro inviato speciale) Milano, 20 maggio. E' stato un addio nel silenzio, senza isterismi, senza sussulti di rabbia. Soffiava un vento freddo, c'era un cielo strano, nubi di piombo, poi, d'improvviso, sciaboiate di sole, e Milano s'era fermata a veder passare la bara del commissario ucciso e quella giovane donna che la seguiva, piccola minuta, vestita d'azzurro, un'aria struggente da bambina, quasi abbandonata tra le braccia dei due fratelli, uno col suo stesso viso, un ragazzo che le teneva stretta la mano, senza mai lasciarla, e piangeva, piangeva. Attorno migliaia di persone e una città che diceva « no » a chi, uccidendo Calabresi, sperava di gettarla nel caos. Qualche gruppetto nero ha cercato il disordine, gridavano « Italia, Italia ». « il comunismo non passerà », volevano il bis dei funerali di Annarumma, ma non ci sono riusciti. Ad isolarli ci ha pensato la polizia, con un servizio d'ordine imponentissimo e perfetto, ma soprattutto la calma, la maturità civile dei milanesi. Milano oggi ha dimostrato come si può piangere un delitto senza chiedere vendette sommarie. E sono stati in tanti a piangere. La questura è rimasta aperta tutta notte, sino alle 5, e almeno altre 50 mila persone hanno voluto vedere la bara del funzionario caduto. Era gente di ogni ceto, si è presentato anche un gruppo di tassisti chiedendo se potevano aprire una sottoscrizione. Alle 9,30, appena giunto a Milano, è entrato nella sala Rumor. Molto scosso, il ministro dell'Interno si è inchinato davanti al feretro, poi l'ha baciato. Verso le 10 la camera ardente viene chiusa. Via Fatebenefratelli è già sbarrata al traffico, si schiera la testata del corteo funebre: una staffetta dei vigili urbani e poi la lunghissima fila delle corone, più di cento. Arriva il segretario generale della Presidenza della Repubblica, Picella. C'è il sindaco di Milano, Aniasi, il Presidente della Regione, Bassetti, molti politici, un po' di tutti i partiti: Craxi, Bucalossi, Preti, il ministri Ripamonti, Birindelli, Giorno... ecco Lener, l'avvocato che aveva assistito Calabresi nel processo contro Lotta continua, è pallidissimo, avanza sorreggendosi su due bastoni. Arriva un gruppo di sostituti procuratori: Scopelliti abbraccia Zagari, un funzionario dell'ufficio politico, alto, coi baffi, che piange come un bambino. La bara esce dalla questura alle 11.05. La portano sulle Ispalle Pagnozzi e Valentini, colleghi di Calabresi, con due ufficiali della polizia e due,fotografi 'dei carabinieri. I si agitano frenetici, un gruppo di vicequestori munito di radio portatili dà il via al lunghissimo corteo. Dietro ai familiari di Calabresi, c'è subito Rumor col capo della poli izia Vicari, e poi moltissimi questori venuti da tutta Ita- lia, portano le fasce tricolori, e quindi decine e decine di funzionari della P.S.: soltanto da Roma, con il questore Parlato, ne sono arrivati ses- Fatebenefratelli è col-ma di folla, una folla muta, composta i nPI?r,7i ™n ohi,,. SI, i negozi sono chiùal passaggio della bara si | levano applausi, e qualche I grido di «Viva la polizia». Ma [ il corteo avanza quasi sempre ! in un silenzio pieno di rispet! to commosso. E' un silenzio ; innaturale in questa via e poi j in piazza Cavour, che sono il I cuore convulso di Milano e| che adesso ricuperano intatti I rumori lontani, il sibilo di! un'ambulanza, il rombo altis-] simo di un aereo, il brontolio| del tuono. Il questore Allitto e il capo della «Criminalpol»,; Sgarra, camminano in testa, assorti ma attenti, ai lati deli corteo decine e decine di i agenti in borghese, mano nel-[ la mano, procedono in catenadi fianco alla bara. In piazza Cavour il feretro è deposto sul furgone neroLa moglie di Calabresi guarda nel vuoto, stringendo la mano al fratello. Ad un tratto si ode, alta, la voce della sorella del commissario ucciso, Wana da. Qualcuno forse le ha deto a to dell'imponenza del funerale, e lei protesta, accorata«No, non dite che è bello, non ditemi che lui sta contentonon è vero che siamo felicinon è vero, non è vero, domani l'avranno tutti dimenticato. Io non ne posso più...» Adesso siamo in via Turati,' accanto al furgone c'è sempre Allitto, questa volta con il superiore diretto di Calabresi, Allegra, il viso chiuso, gli occhi difesi da occhiali neri. Il corteo si snoda lento lungo via Turati, poi nella luce e nel verde di piazza della Repubblica. Ai due lati la gente lo attende tranquilla, c'è qualche solitario saluto fascista, ma sono enormemente di più quelli che piangono o pregano o gettano fiori. Si passa per viale Montesanto, quindi dinanzi al «Fatebenefratelli», l'ospedale della morte di Pinelli. Dalle finestre occhieggiano giovani infermiere e bambini in pigiama, il naso contro i vetri, la mani che salutano. Il cielo adesso si è fatto cupo, vengono segni di pioggia, anche in via Montebello la gente continua ad essere molta ed è gente che ben rappresenta tutta Milano, e non soltanto la Milano di quei ceti e di quell'idea che, nel novembre 1969, avevano cercato di appropriarsi dei funerali di Annarumma. «Oggi è un'altra cosa...» mi ^lce' sollevato, un ufficiale deì carabinieri che aveva vis suto quella cornata e che og f segue ^uest a!tro corteo' So,no le. 12- j3 ades*? slamo nella chiesa di San Marco, si entra a fatica, superando sbarramenti diversi, le misure precauzionali sono ferree, si dice che la basilica sia stata perlustrata per due volte, da cima a fondo. Il rito si svolge i sotto, * riflettori della j "Lu,lgl Calabresi che per ordì I ne tuo- 0 Signore, ha lasciato ! ? fose ,che amava...» recita 1 officiante, e le cineprese frugano spietate il viso della mo glie del commissario, che ora i se ne sta raccolta, a testa chi- 1 "a. dopo aver vacillato più di j una vo!ta- ,, . ,. I Fuori, sulla piazzetta della nella folla c'è anche gente che non è certo lì per pregare. Già durante il corteo s'è avu- to qualche istante teso, pieno di rabbia trattenuta a stento. In corso dì Porta Nuova, dinanzi al 38, un giovane barbuto e munito di zaino è stato scambiato per chissà eh' eli dovuto riparare in un jortone. Poi all'angolo con vi: Montebello, la stupida spava.deria di due ragazze che decidono di stare nel funerale fumando scatena la rabbia di una parte della gente e, all'im¬ provviso, dà la misura dei sentimenti che ribollono in molti. «Forse non è bello fumare... », osserva un giovane ••Uè le accompagna. Una delle ragazze replica scioccamente: « Ma no, è uria buona occasione per fumare in un corteo funebre ». Vola uno schiaffo, è una signora anziana che ha reagito irritata. E' come l'innesco di un ordigno. Dieci, venti, trenta persone si scatenano: « Assassini di Annarumma », « Ci vuole la pena di morte », « Linciatele », « Ve la faremo pagare », « Ammazzatele ». Una donna perde i sensi, un giovane in borghese, Giampaolo Pansa (Continua a pagina 2 in quinta colonna) a e Mil I fli di Clbi Al t l d i Gemma Capra (Foto Sasinini Grazia Neri) Milano. I funerali di Calabresi. Al centro, la vedova, signora Gemma Capra (Foto Sasinini - Grazia Neri)