Scottarsi con la tv

Scottarsi con la tv Lo straniero in Italia Scottarsi con la tv Chi tocca la tv si scotta le clini. Si può forse affermare — senza incorrere iu obiezioni polii ielle, non artistiche — clic il confronto tra i due sistemi di tele\isione a colori non fa apparire particolarmente urgente l'adozione dell'uno o dell'altro sistema, entrambi ugualmente mediocri? L" si può sostenere liberamente la eausa del monopolio statale, o invece quella delle « televisioni libere »? Una cosa è certa: nell'uri caso e nell'altro e in gioco il futuro dell'industria elettronica, in ragione del grado di perfezionamento tecnico cui dovranno giungere gli apparecchi televisivi. Se ne discute Imito in Trancia quanto in Italia. Si discute meno di un alno problema, che gli e legalo: quello della libertà di scelta del telespettatore tra più stazioni televisive, e dunque Ira più programmi. Eppure, questa liberta di scelta è la conseguenza stessa del diritto alla libertà di informazione, sancito da tutte le Costituzioni democratiche, li', infine, il contenuto fondamentale di quella missione educativa, di alfabetizzazione e di promozione culturale, di cui la Televisione ama presentarsi come strumento essenziale. A questo proposito, sarebbe interessante ripetere l'inchiesta, pubblicata una decina di anni fa. sull'evoluzione del costume del Mezzogiorno grazie allo sviluppo della televisione. In Francia come in Italia, la pian massa dei telespettatori non ha scelta che tra due canali, tra i quali i programmi si ripartiscono senza infamia e senza lode. I nostri paesi non avranno mai i mezzi finanziari, né le strutture tecniche, né il personale necessario ad ampliare il ventaglio delle scelte come negli Stali Viriti, dove il cittadino ha davvero solo l'imbarazzo della decisione. In realtà, certe zone hanno adesso un più ampio arco di possibilità. Tra Montecarlo, la tv svizzera c quella iugoslava. l'Italia settentrionale, secondo le regioni, può ricevere emissioni differenti da quelle della Rai. Nel Nord della Francia, il telespettatore può ricevere, se l'apparecchio è «adattato», i tre canali inglesi, i due belgi, i due tedeschi, quelli olandesi, oltre i due canali francesi. In Alsazia, non c'è alcuna difficoltà a sintonizzarsi con la tv svizzera o con quella tedesca. Violare la legge E' ovvio, questo vuol dire violare la legge. In Francia come in Italia, lo Slato gode, del monopolio delle comunicazioni e dei canali di trasmissione. Ma né lo Stato francese né quello italiano si sono mai pronunciati con tutta chiarezza sul diritto del cittadino a captare trasmissioni dall'estero, senza emittente pirata. Vige una sorla d'accordo — più o meno esplicito, certamente non pubblico -— per evitare di andare a caccia nelle terre del vicino. Altrimenti, i tecnici della stazione televisiva di Bastia non avrebbero alcuna difficoltà a raggiungere Roma con le immagini della tv francese. E, allora, perché non lo fanno? E perché la Rai-Tv non pone, sulle Alpi, ripetitori ca- scI | i I I!paci di trasmettere i suoi pio-grammi in lutto il Sud-Est della I rancia, cosa che certo interes¬ e i n - screbbe i piemontesi emigrati nella regione di Marsiglia? Dove sarebbe lo scandalo? Tralasciamo i problemi di bilancio e dunque di pubblicità. Si parla mollo di Europa, di Comunità europea, ma le onde hertziane che portano le immagini della televisione sono l'ultimo settore in cui le frontiere nazionali conservano tutta la loro rigida natura. Il dopoguerra è ormai lontano, e nessuno Sialo occidentale ha più da temere la propaganda latta dai vicini. Gelosi della sovranità Al contrario: la moltiplicazione delle stazioni emittenti, tenuto conto delle difficoltà che derivano dalla ripartizione delle frequenze, metterebbe a disposizione dei telespettatori — nel campo dell'informazione come in quello dello spettacolo — una quantità elevala di strumenti clic potrebbero essere coordinati a livello comunitario. I vantaggi sarebbero evidenti: non soltanto un ampliamento, senza paragoni, della libertà di scelta per il telespettatore, ma anche rottura dei clans e delle parrocchie, apertura dei più diversi programmi a una folla di giovani talenti, tecnici e autori. Gelosi della loro sovranità e della loro competenza in materia di informazione, gli Stati nazionali, in un primo, tempo, potrebbero concludere accordi di non ingerenza, come misura di salvaguardia. Sarebbe però necessario giungere molto rapidamente ad una loro abolizione, per consentire così ai cittadini di avere una conoscenza diretta, visiva, di ogni aspetto di un problema o di una manifestazione. Il lempo delle trasmissioni via satellite è orinai prossimo. I l.a diffusione delle videocasset| le. che realizza proprio questo i ampliamento delle possibilità di I scelta, ha una scadenza di dieci anni. E' necessario attendere I che questi progressi tecnici for! zìno la mano dei governi? La | Comunità europea delle stazioI ni televisive esiste già, e trasmette i programmi sotto la sigla della Eurovisione. Perché non estenderne le competenze? Perché non farne un vero ufficio soprannazionale di coordinamento dei programmi e di trasmissione al di sopra delle frontiere, quando ciò è tecnicamente possibile? Se si affronta questo argomemo con i responsabili, costoro rispondono che è pura utopia: perché le forze politiche non tollererebbero mai una concorrenza proveniente dall'estero, perché i problemi della lin- «gtmqcbtnipcpnCrlplI lj- i provarci a ¬ sila impediscono la realizzazione di una vera libertà di scella, e inline, perché nessun telespettatore di nessun paese ha veramente voglia di scegliere. La televisione è come una droga che si prende a ora fissa, senza verificare mai qual è il suo contenuto. Queste obiezioni non sono campate in aria, senza dubbio. Ma non sono nemmeno insorI montabili. Superarle dopo aver! le prese iu considerazione è co; inunque un modo di dimostra| re la propria fedeltà alla liberl là di scella realizzabile nell'ali largamento della concorrenza. ! Utopia? Si. ma vai la pena di Jacques Nobécourt corrispondente de « Le Monde i»

Persone citate: Bastia, Jacques Nobécourt