Bandito dice al complice in banca "Fa' presto,, e rapinano 5 milioni

Bandito dice al complice in banca "Fa' presto,, e rapinano 5 milioni L'assalto compiuto da 2 giovani ieri mattina a Chieri Bandito dice al complice in banca "Fa' presto,, e rapinano 5 milioni A mezzogiorno in punto - I due rapinatori, mascherati, pistole in pugno, sono giunti su un'auto rubata « Non fate scherzi », hanno detto agl'impiegati - Hanno trascurato una grossa cassaforte e sono fuggiti « Mancano due minuti a mezzogiorno, è l'ora della solita rapina, posso andarmene ». Una frase che Sergio Maggio, 50 anni, direttore dell'agenzia di Chicri della Banca Popolare di Novara, pronunciava per scherzo quasi tutti I giorni quando doveva uscire per motivi dl lavoro. E ieri, a mezzogiorno In punto, c'è stato un assalto In piena regola: pistole In pugno, due banditi si sono fatti dare cinque milioni in contanti. Un vigile urbano, che dirigeva il traffico a trenta metri di distanza, non si è accorto dl nulla. Nella filiale, in piazza Umberto I, vi sono cinque impiegati: il cassiere, Giuseppe Ronco, 48 anni, il ragionier Tacca, Ernesto Nebbia, Italo Cerio e Margherita Matta, 23 anni. Presso il bancone un cliente attende di fare un versamento. All'improvviso la frenata di un'auto, due giovani spalancano la porta della banca. Sono alti, il volto coperto da passamontagna neri a strisce rosse. Uno impugna due pistole, l'altro una. Lentamente, con sicurezza fanno pochi passi, n Fermi tutti, è una rapina », intimano ccn accento meridionale. Il bandito armato di due rivol. telle si ferma vicino all'ingresso, il complice avanza verso il cassiere minacciandolo con l'arma spianata, scavalca il bancone, si fa aprire i cassetti, arraffa tutto il denaro fino all'ultimo spicciolo e lo infila in una borsa che tiene nella mano sinistra. Entra una cliente, una giovane donna: il « palo » con un movimento secco della canna dell'arma la costringe a addossarsi al muro, poi dice: « Fai presto, Domenico ». Nella tensione del momento un impiegato fa un gesto brusco, i delinquenti lo interpretano come un tentativo di dare l'allarme. Il bandito che sta svuo. tando la cassa alza appena gli occhi, l'altro sposta una delle rivoltelle in direzione dell'incauto: ii Stia fermo, lei, non faccia brutti scherzi ». Non soddisfatto del denaro trovato nsl cassetto, il rapinatore fa cenno a Giuseppe Ronco di aprire una piccola cassaforte a mobile accostata alla parete. L'impiegato obbedisce, il giovane dice di svuotarla. Dentro vi sono molti documenti e alcune banconote. Anche queste finiscono nella borsa: in tutto, circa cinque milioni. I due non vedono — o la trascurano di proposito — la grande cassaforte blindata dove è custodita una somma molto maggiore. Sono passati quattro, forse cinque minuti: i banditi indietreg| giano, sempre minacciando imI piegati e clienti con le pistole, escono in strada, salgono su un'Alfa 2000 targata Savona che li attende davanti alla banca con un complice al volante. L'auto parte di scatto, in fuga verso Torino. Un passante, alla vista dei giovani mascherati, intuisce quanto è accaduto, annota i numeri di targa. Intervengono i carabinieri di Chieri con il maresciallo Cluffardi, da Torino giungono le radiomobili del pronto intervento con il capitano Formato del nucleo investigativo e le « Volanti » della polizia. Vengono istituiti posti di blocco sulle strade di tutta la provincia, ma del delinquenti nessuna traccia. L'Alfa 2000 — naturalmente rubata — è stato trovata verso le 17 in piazza Pellico a Chieri, a 500 metri dal luogo della rapina. Collegno, che andava al lavoro in compagnia dei fratelli Giovanni, di 26 anni, e Calogero, di 33. Gravi le condizioni di Luigi Pozza, sbalzato violentemente sull'asfalto: ha riportato un trauma cranico e toracico, fratture ad una gamba e al braccio sinistro. La prognosi è riservata. II gui- datore della « 500 » guarirà in trenta giorni per la frattura ad una mano, Giovanni e Calogero Leone sono stati medicati per leggere ferite e contusioni al viso. * Ha finalmente un nome l'uomo che la sera del 4 maggio è stato investito da un camion in via Asti ad Alba, mentre andava in bici- eletta. Si chiama Armando Lafleur, 34 anni, zingaro. Era stato accompagnato alle Molinette dall'ospedale dl Alba con gravi ferite al capo, non aveva documenti. I carabinieri avevano ricostruito l'incidente: era stato investito alle spalle da un autotreno guidato da Franco Asteggiano. 58 anni, di Santa Vittoria d'Alba. Dopo essere rimasto in coma per 13 giorni il girovago ieri ha ripreso conoscenza, ha saputo dire il suo nome. Non ricorda altro: le ferite riportate gli hanno annebbiato la mente. E' stato portato all'ospedale psichiatrico di Collegno. Le indagini nell'agenzia della Banca Popolare di Novara a Chieri, dopo la fulminea rapina avvenuta a mezzogiorno