Nuovo stimolatore cardiaco che anticipa l'«era» nucleare

Nuovo stimolatore cardiaco che anticipa l'«era» nucleare Presentato ieri a cardiologi e chirurghi Nuovo stimolatore cardiaco che anticipa l'«era» nucleare Il « Deltacor T », costruito dalla Sorin di Saluggia - Notevoli miglioramenti interni, in un contenitore non di plastica, ma di titanio - Le pile al mercurio hanno una durata di due anni, ma già si parla di nuove fonti di energia - Mentre si studia lo stimolatore nucleare, si prepara un sistema di ricarica con la radiofrequenza (Dal nostro inviato speciale) Saluggia, Il maggio. Lo stimolatore cardiaco « Deltacor » (tutti lo conoscono come pacemaker), costruito dalla Sorin di Saluggia, ha aggiunto al suo nome una T: si chiamerà d'ora innanzi « Deltacor T ». La lettera aggiunta indica che la scatola contenitrice non è più di plastica come nel tipo costruito finora, ma di titanio, il metallo leggero portato alla ribalta dall'industria aeronautica e spaziale. Naturalmente alla modifica esterna sono seguiti perfezionamenti interni. Continua a contenere 8 transistori, 4 diodi di cui 3 di segnale e uno zener, 8 condensatori elettrolitici, 8 condensatori ceramici, 20 resistori, ma cambia la loro disposizione. Anziché avere come supporto un circuito stampato ne hanno uno cosiddetto a film spesso sul quale i circuiti elettronici sono stampati con metodo analogo a quello della serigrafia. Vengono eliminate molte saldature le quali, come si sa, sono sem-1 pre un punto debole, possono rompersi e creare guai. La Fiat lo sta presentando in questi giorni a Saluggia ai più noti cardiologi e cardiochirurghi italiani (tra i quali erano presenti oggi i torinesi Morino e Actis Dato) e ne ha affidato l'illustrazione alla I équipe di tecnici che lo hanno costruito: il prof. Salvatoro Custodero, direttore del-1 la Sorin, il dott. Denti, responsabile del settore chimico e del progetto resine artificiali, il dott. Baffigo, responsabile del gruppo metallurgia, il dott. Vercellotti, responsa- i bile del gruppo produzione e j sviluppo stimolatori cardiaci, ' l'ing. Delmastro, responsabile I del reparto sviluppo pacema-1 ker e il dott. Rodari della I Magneti Marelli che ha realizzato i circuiti a film spessi. I Il gruppo di lavoro capeg-1 giato da questi tecnici ha realizzato prima il progetto, poi il prototipo, poi la produzione. Le difficoltà non sono state poche, il risultato è una scatoletta di metallo che sta nel palmo di una mano e che inserita chirurgicamente sul cuore malato gli consente di continuare a funzionare. L'involucro di titanio garantisce l'assoluta impermeabilità ai liquidi organici, quindi evita il pericolo di deterioramento dei circuiti elettronici interni. Il pacemaker può continuare a funzionare regolarmente fino a quando le sue pile glielo consentono. E qui sta il problema cruciale per malati e medici. Le tre pile al mercurio hanno una durata di due anni, poi si esauriscono e bisogna di nuovo operare. Valeva la pena — ha domandato un me-dico — fare tante modifiche per poi avere un risultato, come tempo di durata, uguale a quello delle precedenti edizioni in resina sintetica? Ha risposto il dott. Denti: « E' chiaro che se lo abbiamo fai- to è perché non intendiamo fermarci qui ». Si è così venuti a parlare delle nuove fonti di energia per lo stimolatore cardiaco. Il prof. Chinaglia, responsa- bile del progetto batterie nucleari, ha illustrato le tre possibilità: pile solide al Litio, pile nucleari al Promezio 147 (che si produce solo negli Stati Uniti) o al Plutonio 238 ( che si produce anche in Inghil terra e Francia). La Sorin le sta sperimentando tutte e tre e ha realizzato, prima in Italia, un prototipo di pacemaker nucleare battezzato « Betacor ». Utilizza batterie miniaturizzate che sfruttano l'energia di una sorgente di Promezio sotto forma di raggi beta. La tensione fornita da questa batteria alimenta il circuito del pacemaker vero e proprio che è simile a quelli convenzionali, ma realizzato con elementi cri altissima affidabilità per garantire una lunga durata. Il peso, 87 grammi, e le dimensioni, millimetri 27 per 39 per 23, sono estremamente ridotti rispetto agli stimolato ri che usano batterie chimiche. ' La difficoltà di progettazio ne è aumentata dalla necessità di impedire la fuoriuscita dell'isotopo radioattivo in caso di incidenti e di usare schermature contro le radiazioni. L'ideale sarebbe raggiungere una durata di una decina d'anni; intanto si è percorsaanche la via più logica anchese difficile: far funzionare ilpacemaker con batterie ricaricabili dall'esterno. E' giàstato realizzato in laboratorio, si spera fra qualche mese di produrlo su scala commerciale. Le batterie durano tremesi, la ricarica avviene indieci ore mediante radiofrequenza. Nata per operare nel canipo della ricerca nucleare, laSorin si è ben presto dedicata alla bioelettronica. Ora sta costruendo, con la collaborazione del prof. Vercellone, direttore del Centro emodialisdi Torino, un nuovo tipo d rene artificiale semiautomatico. Dovrebbe essere pronto per giugno. L'automatismo riduce il numero di medici addetti; inoltre tutte le informazioni cliniche vengono memorizzate in un calcolatore elettronico in grado di indicare il tempo d'impiego necessario a ciascun malato, di correggere eventuali errori durante l'applicazione. E' il concetto dell'informatica applicato alla medicina, che ha già dato l'avvio a una nuova scienza: appunto l'Informatica medica. Domenico Garbarino *

Luoghi citati: Francia, Italia, Saluggia, Stati Uniti, Torino