Il karate italiano ormai si batte alla pari coi "maestri" giapponesi

Il karate italiano ormai si batte alla pari coi "maestri" giapponesi Una disciplina agonìstica che ha fatto passi da gigante Il karate italiano ormai si batte alla pari coi "maestri" giapponesi Gli azzurri vicecampioni del mondo a Parigi - Sempre più numerosi i giovani nelle quattrocento palestre in Italia - Ulderico Fassione, asso del « Doyokav » di Torino 7 rappresentanti azzurri del karaté sono vice campioni del mondo: precedono addirittura nella classifica assoluta l « maestri » giapponesi, cioè gli inventori di questa disciplina agonistica che trae origine da un'antica tecnica di difesa personale perfezionata, appunto, dai nipponici. La laurea i nostri rappresentanti l'hanno ottenuta recentemente a Parigi ai campionati mondiali dove sono stati battuti soltanto dai « professionisti » francesi. Come si è giunti ad un traguardo cosi prestigioso? Il cammino non è stato facile, gli ostacoli, anche di natura psicologica, non erano pochi. Nel breve volgere di un decennio, comunque, e andato maturando l'attuale felice momento proiettato verso uno sviluppo organico. Siamo è vero ancora in una fase strettamente dilettantistica, ma il progresso sta diventando inarrestabile. Questo sport ricco di fascino è ormai uscito dalla fase fotclorlstico-romantlca ispirata alle tavolette o ai mattoni frantumati col taglio delle mani ed alle fantastiche prestazioni alla James Bond. Ora questa disciplina, forte del fascino esercitato su migliaia di giovani, si sta organizzando anche in Italia. La federazione di karaté è accettata di fatto dal Coni ed anche in campo internazionale è l'unica ufficialmente riconosciuta. I risultati testimoniano la validità del lavoro organizzativo e propagandistico svolto e tuttora in piena espansione. In Italia sono 300 le società affiliate, 400 circa le palestre In affluita, circa 10 mila gii atleti tesseruti. Dal che si può stabilire, in difetto, che almeno altri 20 mila giovani frequentano le palestre a livello non agonistico. Della squadra azzurra vicecampione mondiale faceva parte anche un torinese, Ulderico Fassione. L'abbiamo incontrato nella palestra del "Doyokau" il club che ha tre sezioni: judo, aiktdo e karaté. Quest'ultima sezione è appunto diretta da Fassione che ria otto anni pratica questo sport, da quattro è uno dei punti di forza della Nazionale ed è un "3" dan" (ce ne sono tre tn tutta Italia). Gli chiediamo qualche particolare sull'attività a Turino. « In città — precisa Passione — ci sono circa mille praticanti. Le palestre federate sono tre. Ma vi sono molteplici segni che inducono a sperare presto in un ulteriore sviluppo » Gli chiediamo se e quali di.MI colta incontrino i neofiti. u Certo, e inutile nasconderlo 1 primi passi non sono facili. Civogliono costanza e passione. Ba su pensare che prima di passare ll'applicazione dei " colpi " veri propri 1 principianti devono deicare almeno sei mesi agli eserizi preparatori indispensabili per aggiungere quell'efficienza fìsica, uel colpo d'occhio, la scioltezza la potenza senza le quali non i può pretendere di essere un ! uon karateka. Sei mesi ed almeno quattro ore al giorno. I onti sono presto fatti: 1 tiepidi, li Incostanti si perdono per strada, coloro che arrivano all'agonimo sono atleti veramente prepaati, seri, educati alla scuola dl quell'autodisciplina che è forse a base insostituibile del karaté ». Approfondiamo l'argomento del'autodisciplina, ii SI — continua d erudirci Fassione — autoconrollo perfezionato al massimo rado. Perché, particolare che quasi tutti 1 profani ignorano, I olpi nel karaté non devono mai concludersi a bersaglio, cioè l'avversarlo non deve mai essere colpito veramente altrimenti le conseguenze potrebbero essere addirittura devastatrici. L'abilità del vero karateka consiste dunque nel mettere in atto i colpi con potenza, velocità, precisione e stie come se si volesse "toccare" 'avversario, "fermando" perù il colpo stesso all'ultimo momento, l più vicino al bersaglio, senza raggiungerlo. E" fin troppo evidente che per attuare una simile tattica si deve essere dotati di una prontezza di riflessi, di un autocontrollo fisico e mentale fuori del comune ii. E se l'avversario malgrado tutto viene veramente colpito? « Non succede spssso, ma succede purtroppo qualche volta. Ed allora possono farne le spese qualche dente e qualche costola rotta. Ecco perché il karaté è anche una scuola di coraggio. Comunque chi colpisce l'avversario viene immediatamente dichiarato sconfitto per squalifica. Da questo si deduce che il nostro sport, contrariamente a certe diffuse opinioni, è un'attività che educa alla "non violenza". Sapersi controllare in tempo, significa rifuggire da ogni forma di aggressione il C'osa si può ricavare dat karaté? Nulla sul piano materiale, molto su quello morale: ci si può sentire più sicuri di se, più forti di carattere e temprati nel fisico. Una volta raggiunti questi obicttivi ci si può poi applicare anche alla pratica agonistica. Come appunto ha fatto Ulderico Fassione cne dal -suo-. sport na ricavato \'n'' campo màndtalé. Giuliano Cantano rio;! poche soddisfazioni: come la conquista del titolo europeo e l'aver contribuito in modo determinante all'afférmazione azzurra ! I Parigi. L'azzurro Fassione, a destra, in un colpo decisivo contro il rappresentante del Borneo ai Mondiali

Persone citate: Fassione, Giuliano Cantano, James Bond, Turino, Ulderico Fassione

Luoghi citati: Italia, Parigi, Torino