La guerriglia di Peron di Francesco Rosso

La guerriglia di Peron LA MAPPA DELLA VIOLENZA IN ARGENTINA La guerriglia di Peron Sono sei le formazioni che si contendono il primato del terrorismo: ciascuna accoglie in sé l'arco dell'estremismo politico, tutte vedono in Perón il loro capo ideale - Sotto il controllo di polizia ed esercito, vengono spesso strumentalizzate per le lotte al vertice dello Stato - Una sola sfugge, l'Erp: i suoi uomini, addestrati in Uruguay, si distinguono per ubiquità e violenza (Dal nostro inviato speciale) Buenos Aires, maggio. Già quel nome Tupamaros, tetro e misterioso come le gole andine da cui ha origi- ne, provoca una sensazione di disagio; poi si aggiungono i sequestri di persona, gli assassini nascosti o alla gangster, in piena strada, ed il panorama della violenza in America Latina assume la sua vera fisionomia, non tanto politico-rivoluzionaria quanto eversiva. In Argentina la lotta sotterranea dei ribelli assume aspetti che si potrebbero definire grotteschi, se, con scadenze inesorabili, non ci fossero dei morti ammazzati a fare da pietre miliari nella scalata della violenza. Chi ha interessi storici sostiene che in Argentina la violenza è incominciata negli Anni Trenta con attentati dinamitardi di anarchici; è possibile, ma questi giovanotti che si sono messi da poco a scherzare con la dinamite ed a « giustiziare » gli ostaggi che sequestrano non hanno niente in comune con gli anarchici di allora i quali, almeno, avevano un'idea di ciò che volevano, anche se si trattava di un'utopia. Questi, invece, irrequieti figli di ricchi borghesi, masi sempre studenti o proìessionisti, si direbbe che vogliano soltanto giocare ogni tanto alla rivoluzione e divertirsi a sparare nella testa dei loro prigionieri. E' difficile districarsi nella selva delle formazioni clandestine perché, a differenza degli altri paesi dove solitamente la guerriglia urbana è esercitata da una sola for- mozione (Tupamaros in Uruguay, trockijsti in Bolivia) qui sono almeno sei le formazioni segrete che. si contendono il primato del terro¬ rismo. Incominciamo con i Tacuara, nome preso da una lancia degli indios, che sono i più antichi. Sono sorti nel 1960 come eredi delle squadracce peroniste della « Alleanza rinnovatrice nazionalista ii, specializzate a spaccare teste antiperoniste e ad incendiare circoli borghesi. Memorabile l'incendio del « Jockey Club », il più elegante ed esclusivo dell'America Latina. Pure la svastica I Tacuara si proclamavano nazisti, inalberavano la svastica come simbolo e predicavano l'antisemitismo. Erano quasi tutti stilanti di fede peronista schierati all'ala più conservatrice del movimento. Ciò non gli impediva di reclutare adepti ovunque li trovassero, anche all'estrema sinistra. Entrarono fra i Tacuara persone che hanno percorso tutto l'arco politico, dall'estrema destra all'estrema sinistra, secondo lo stimolo del momento. Fra i Tacuara, ad esempio, militò quel José Joe Baxter, poi passato ali'Erp e implicato nel sequestro e nella morte di Oberdan Sallustro. I Tacuara entrarono a poco a poco in crisi, mentre intorno al 1963 tentava di svilupparsi la guerriglia rurale organizzata coi metodi classici di Che Guevara ed alimentata da Cuba. Fu un fiasco, sia perché la polizia riuscì a scoprire i campi in cui si addestravano i guerriglieri, sia perché i contadini le terre le possedevano già e non capivano perché e per chi avrebbero dovuto fare la rivoluzione a fianco di quei giovanotti che parlavano un 'linguaggio astratto, a loro incomprensibile. La morte di Che Guevara nella selva boliviano indusse i guerriglieri a metodi differenti di lotta: la.guerriglia urbana si prestava meglio di ogni altra per sovvertire l'ordine costituito; specialmente in città densamente popolate come Buenos Aires, Cordoba, Rosario, Santa Fe, aveva possibilità di successo. Sorsero i Montoneros. che assorbirono un buon numero dei Tacuara, organizzazione ormai in declino, quindi le Far (Forze armate ribelli), le Fap (Forze armate peroniste), le Fai (Forze armate di liberazione), tutte aderenti al peronismo, indipendenti luna dall'altra ma con Perón come capo ideale. L'ex dittatore si serve di queste formazioni per esercitare pressioni sul presidente Lanusse condizionando l'accordo per le prossime elezioni ad una quantità di richieste che il governo dei generali si affretta a soddisfare. Queste formazioni sono clandestine per modo di dire, polizia e forze armate le hanno presto identificate e sono riuscite a infiltrarvi numerosi agenti che. spesso, rivelano fin dal nascere i colpi che i terroristi preparano. E quando non li scoprono, insinua qualcuno, si tratta di colpi, talvolta sanguinosi, ben visti in alto. Cosi si sussurra che il sequestro dell'ex presidente Fedro Eugenio Aramburu, effettuato il 30 maggio 1970 da Montoneros in uniforme di colonnello, proprio non dispiacesse a certe sfere dirigenti. L'ex presidente fu trovato cinquanta giorni dopo il sequestro sepolto nella calce viva, ucciso con una rivoltellata alla nuca. Le stesse squadre assassinarono pochi giorni dopo José Alonso, già segretario sindacale della Cgt peronista. "Il nostro Mao" Quale influenza abbiano polizia e forze armate su queste formazioni terroristiche, in quale misura siano infiltrate nelle loro file non è possibile stabilire perché anche i servizi segreti statali sono piuttosto numerosi; uno è il Side, la polizia segreta di Stato, ma vi sono poi i servizi di spionaggio e controspionaggio delle tre armi, marina, esercito ed aeronautica, ed ognuno si muove con assoluta indipendenza dall'altro. Finora il panorama delle formazioni clandestine, per quanto complesso, appare abbastanza chiaro; anche se di estrazione politica diversa è indiscutibile il legame tra le formazioni guerrigliero ed il peronismo. movimento che si articola in varie direzioni e comprende tutti gli schieramenti politici, dall'estrema destra all'estrema sinistra. Ma a qualunque corrente politica aderiscano, i guerriglieri considerano Juan Domingo Perón il loro mito, il capo carismatico da venerare; mi hanno detto che, parlando di lui, spesso lo chiamano « il nostro Mao ». Questi legami chiariscono le equivoche dichiarazioni di Perón, che molti preti hanno fatto proprie, sull'uccisione di Oberdan Sallustro e del generale Juan Carlos Sdnchez; nessuna condanna aperta della violenza eversiva, ma accenno alla violenza repressiva della polizia che avrebbe generato quella dei guerriglieri. Le cellule Buon ultimo è apparso sulla scena della violenza argentina l'Erp (Esercito rivoluzionario del popolo) ma ha subito dato una prova di organizzazione ed aggressività che le formazioni precedenti non avevano mai dimostrato. I suoi quadri si sono formati in Uruguay sotto la direzione dei Tupamaros. Sono articolati in piccole cellule che si ignorano fra di loro per cui la polizia, che se volesse potrebbe annientare in poco tempo tutte le altre formazioni, ma non lo fa per non mettere in agi tazione Perón e pregiudicare l'esito delle elezioni future, di fronte ali'Erp si trova impotente. Può arrestare i componenti di due, tre cellule, ma non arriva mai a decapitare mortalmente l'idra della guerriglia urbana anche perché non esiste un capo. In Uruguay i Tupamaros riconoscono Raul Sendic come il cervello dell'organizzazione clandestina, cui la polizia dà invano la caccia da anni; nell'Erp argentino, invece, non esiste un'organizzazione a piramide, tutti sono capi e gregari allo stesso tempo. I guerriglieri dell'Erp, almeno quelli finora arrestati e di cui si conosce l'identità, sono quasi tutti studenti e di facoltosa estrazione sociale. Enunciano fumose ideologie che non hanno presa sulle masse; invece esercitano notevole influenza nelle università, dove reclutano la maggioranza dei loro aderenti. L'Argentina non è diversa da altri paesi, anche qui il movimento più estremista, appunto l'Erp, è condannato da tutte le formazioni politiche, comunisti compresi, e non riesce ad agganciare il movimento operaio più di quanto riescano a farlo i gruppuscoli intellettualoidi dell'estrema sinistra italiana e francese. Ma si direbbe che questo isolamento, anziché invogliarli all'autocritica, esalti questi giovanotti capaci di audacie e di fredde incredibili crudeltà, come l'uccisione di Sallustro e del generale Sànchez. In principio gli andò male, maneggiando dinamite da inesperti demolirono a metà un edificio di dieci piani. Ma si ripresero presto ed incominciarono con gli assalti a banche, tra cui quello alla Banca Nazionale dello Sviluppo che gli fruttò trecento milioni di lire, attentati a club privati alla maniera peronista, a caserme e sedi di polizia. I guerriglieri dell'Erp, oltre che a Buenos Aires, sono ben radicati a Rosario, Santa Fe, Tucumdn, Cordoba, dove riescono a tenere in scacco i due corpi d'armata che gli danno la caccia. Il gen. Lopez Aufranc nella regione di Cordoba ed il gen. Juan Carlos Sànchez in quella di Rosario scatenarono il terrore con arresti in massa, licenziamenti di sindacalisti, interrogatori brutali; quasi ad irridente risposta, ì guerriglieri sequestrarono proprio a Rosario, il 23 maggio 1971. il console onorario inglese Stanley Silvester, e lo rimisero in libertà quando i mattatoi Swift, di cui era amministratore, incominciarono la distribuzione di indumenti e generi alimentari alla popolazione come gli era stato imposto. Due delitti Il generale Sànchez, uno degli ultras conservatori e partigiano della linea intransigente verso i guerriglieri, quasi voleva arrestare i dirigenti dello stabilimento che intendevano salvare il console, ma non fu questo atteggiamento irriducibile a decretare la sua fine; i guerriglieri dell'Erp lo avevano condannato a morte già da tempo. Lo massacrarono il 10 aprile, a sventagliate di mitra, in pieno centro di Rosario. E poche ore dopo assassinarono a Buenos Aires anche Oberdan Sallustro. Furono due delitti che sconvolsero l'Argentina per cui 11 simbolo dei terroristi, la stella a cinque punte al centro della quale spicca la « T » dei Tupamaros che essi hanno mutuato dagli amici uruguaiani, è diventato un incubo. Francesco Rosso Mendoza. La sommossa dell'aprile scorso, che ha causato tre morti e numerosi feriti: fu provocata dall'aumento del costo della luce (Foto Grazia Neri)