Un'assurda rivalità dei nostri Via libera all'elvetico Fuchs

Un'assurda rivalità dei nostri Via libera all'elvetico Fuchs In Toscana a venti giorni dal "Giro,, Un'assurda rivalità dei nostri Via libera all'elvetico Fuchs Secondo il belga Pintens - Il declino dei corridori italiani esasperato ancor più dalla solita «guerra pubblicitaria» (Dal nostro Inviato speciale) Panzano, 29 aprile. Successo di Fuchs, l'unico svizzero in gara, secondo 11 belga Pintens, terzo il giovane debuttante ligure Perletto: questo lo sconcer. tante ordine d'arrivo del Giro della Toscana, dal quale si attendevano 1 primi segni di riscossa del nostri campioni, chiamati tra venti giorni a contrastare la dittatura di Merckx nel Giro d'Italia. Ma i big, o presunti tali, del nostro ciclismo hanno visto andar via i tre fuggitivi poco dopo Poggibonsl, ad una trentina di chilometri dal traguardo, e non sono stati capaci di raggiungerli pur arrivando al traguardo di Panzano a non più di una manciata di secondi dal terzetto di testa. Non è soltanto una questione di gambe — c'entrano anche quelle purtroppo — ma anche una questione di assurde rivalità riportatesi alla ribalta nel momento psicologicamente più sbagliato. I nostri corridori e Moro- dirigenti hanno il paraocchi come i cavalli di un qualsiasi carretto: vedono quello che gii riesce di vedere, senza possibilità di capire quale sia il loro vero interesse. A venti giorni dal via dei Giro d'Italia fa più male al nostri corridori una vittoria del cameade Fuchs (leader della Tirreno-Adriatico prima che Roger De Vlaeminck ristabilisse nella cronotappa finale la giusta gerarchia della corsa) che non il successo di uno qualsiasi degli altri italiani. La «guerra delle cucine» come sempre è stata la cattiva consigliera di tutti. Quando Gimondi e Motta, nell'immediata reazione alla fuga di Fuchs e Pintens (più tardi raggiunti da Perletto), si sono portati ad 80-90 metri al massimo dai due fuggitivi, nessuno ha .voluto dar loro una mano; quando Dnacelli della Scic ha tentato reiteratamente di andare all'inseguimento del primi, gli altri si sono impegnati a fondo per neutralizzare il tentativo del bresciano, ma la loro buona volontà è finita qui. Un ordine d'arrivo che mette soltanto 15 secondi di differenza tra 1 primi arrivati e 1 loro immediati inseguitori, pone apertamente in stato di accusa questi ultimi: Gimondi ha preferito essere battuto da Fuchs che non in volata da Motta; Bitossi ha preferito cedere il successo nella sua terra al compagno di squadra elvetico piuttosto che propiziare un possibile colpo di mano da parte del belga Roger De Vlaeminck. Ciascuno, valutando la corsa secondo il suo piccolo orizzonte, ha indubbiamente una giustificazione, ma nessuno tiene conto di qual è la prima reazione di un pubblico che non può logicamente tener dietro a tutti questi giochetti di politica pubblicitaria. Per gli spettatori che seguono il ciclismo ai bordi dèlie strade contano le cifre, uno più uno fa due: e secondo le cifre il cameade svizzero Fuchs è arrivato primo, davanti a Pintens e al bravissimo Perletto, precedendo di 15 secondi un gruppetto con Zilloli, Motta, De Vlaeminck, Thomas Pettersson e Gimondi e di mezzo minuto un'altra pattuglia con Dancelli, Polidori, Basso e Bitossi. Le attenuanti, le giustificazioni dei battuti lasciano il tempo che trovano e il fatto che essi non capiscano come la vittoria di uno straniero praticamente sconosciuto sia più nociva del successo di un diretto concorrente pubblicitario riguarda in fondo soltanto loro o tutt'al più le «volpi» età reggono il gioco delle diverse squadre credendo, ma non è vero, di essere i più furbi di tutti. Dopo queste premesse il Giro di Toscana non merita di essere raccontato. La corsa non c'è stata se non nelle sterili scaramucce finali, dalle quali si devono trarre purtroppo, avvilenti considerazioni sul nostro ciclismo. Gianni Pignata

Luoghi citati: Italia, Perletto, Toscana