Un "bombardiere" in guanti bianchi

Un "bombardiere" in guanti bianchi TJll tristG SclfocltO ^e Prestazioni dei dodici giocatori azzurri nelle pagelle di Arpino Un "bombardiere" in guanti bianchi (Dal nostro inviato s/KCialel Milano, '29 aprile. Triste sabato per la Nazio naie, per Valcareggi. per i li l'osi azzurri. Sembra il titolo di un tango, questo «Triste sabato», ma nessun altro commento è più adatto. La squadra di Mazzola e di Riva ha balbettato un calcio velleitario, senza riuscire a supera- j re le difese dei belgi, imperniate su una «nieìina portante» di pieno rispetto e su un portiere capace di deviare almeno quattro palloni-gol. A parte Piot, numero uno dei belgi, a parte il tecnico fiammingo che si è fatto espellere da un arbitro certo non cattivo con i nostri, bisogna dire che le colpe dello squallido 0 a 0 di S. Siro ricadono uitte sulla Nazionale italiana «iliade in Valcareggi». Non si può ripetere un'amica primavera, che in football rischia il ridi colo e la muffa. Le residue speranze sul recupero di certi schemi, di certi atleti, sono costruite sulle più friabili il lusioni. Sono mancati tutti, o quasi. 1 nostri atleti. Possiamo salvare, nel contesto di questa gara, pochissimi uomini: Burgnich (forse il migliore in campo degli azzurri) e Facchetti, poi Cera, poi il Causio del secondo tempo. Ma hanno fatto confusione persino i Mazzola, i Riva, personaggi sui quali Valcareggi contava ad occhi chiusi. Insomma: un pomeriggio grigio, fastidioso, gravido di preoccupazioni. Uno 0 a 0 non farebbe né storia né cronaca se non conlasse per la scalata in coppa Europa. Era una tappa importante, attraverso la quale la compagine di Zio Ferruccio doveva dimostrare il suo stato di salute, difficile ma non ancora moribonda. Via via sono venuti a mancare un poco tutti: il disastroso Domenghini del primo tempo, De SisK-Mazzola come cerniera portante del gioco. Riva in fase di attacco (dove Anastasi non riusciva ad aiutarlo granché 1 e Bedin come mediano-motore. Una larva di squadra, una larva di complesso atletico, che non riu- I sciva mai a liberarsi pulita- | mente secondo la necessaria I linearità di gioco. Dopo un inizio pimpante, con immediata paila-gol lavorata da Anastasi-Riva, seguita da un corner, da un passaggio di Facchetti per la testa di Riva che batte, ma con Pioi abilissimo nel deviare in angolo (siamo si e no ai 30" di gioco) ci si poteva attendere qualcosa di più, di diverso e di incisivo, soprattutto, dalla squadra interna. Ma s'è visto poco, altre occasioni sono maturate per pura spinta dei singoli, senza partire da una fucina di gioco organica e ricca di esperienza. I «vecchi», in troppe occasioni, hanno rivelato non solo stanchezza di idee, ma anche un'imperdonabile inesperienza di reparti, di equilibrio, di misura. I belgi dimostravano di veder calcio, di sapersi concentrare e combattere, facendo leva su un Van Himst abile nei disimpegni e negli appoggi, e su un Van Moer falloso ma tenacissimo combattente (avrà abbattuto, a tempo opportuno, almeno otto azzurri, con un cinismo atletico che solo al momento vivo dell'a zione può essere censurabile). Costruita e ritagliata per uno 0 a 0, la squadra belga ha imposto questo pareggio senza neppure eccessiva fatica. Ha saputo battersi, resistere e anche contrattaccare: tanto è vero che proprio a tre minuti dalla fine, quando tutti sorridevano nei confronti di Albertosi, mai impegnato, un tiro violentissimo dei bianchi ha costretto il nostro portiere a contribuire, miracolosamente, allo 0 a 0 segnato sulla melanconica mappa di questa Coppa. A questi belgi gli azzurri hanno saputo opporre ben poco: Mazzola non è più convinto di essere un regista, Riva si avventa ma spreca e inoltre pretende dai compagni palloni perfettissimi, altrimenti non si degna. Ariastasi, stretto quasi sempre tra due uomini, si è sfiatato in tourbillon privi di destino, alle spalle di costoro De Sisti ricuciva il centrocampo ma a piccoli punti, con l'uncinetto. E Bedin, generoso, sbagliava almeno quanto tentava di fare, cioè moltissimo. Dopo il primo pallone-gol, gli azzurri ne hanno costruiti altri, regolarmente stagliandoli o invitando Piot a inter venti precisissimi. Sbaglia il tempo Riva al 5', imbeccato da Mazzola e libero a centro aria. Sbaglia ancora Riva al 7', anche se pur tardando il pallone arriva a Domenghini che scaraventa a fi] di palo. Al 22' Mazzola effettua un cross, sul quale Riva «finta» benissimo per Bedin, che gli ritorna il ..pallone di testa: il sinistro del «bomber» sardo è deviato oltre la traversa dgdmpldVpaptfsdslfssssDJ , I \ i | | j | l ! i I ', | I dall'immancabile Piot. Stanga da 20 metri Mazzola al 40', dopo una azione Bedin-Domenghini, ma ancora Piot è pronto a dire no. E al 43' solo la bontà arbitrale non vedo un fallo di mani di Rosato, che in duello aereo con Van Himst schiaffeggia la palla nel pieno della nostra area. Riecco in bellissima apparizione Piot: al finire del tempo devia in angolo un I fortissimo sinistro di Anasta si dopo uno slalom favorito da Domenghini. Palloni-gol, certo, ma casuali, accidentali e dovuti al la pura sorte dei singoli, mai fruito di manovre, di un «peso» di gioco. Un «peso» che si appanna ancora di più nel secondo tempo, quando Cau sio sostituisce il fantasma di Domenghini ma non viene letteralmente visto dai compugni per oltre un quarto d'ora. Poi la nuova ala destra azzurra si fa viva, combatte, dà animo e aperture all'attacco, senza però riuscire a tappare i buchi o le assenze di ur. Riva ormai rientrato psicologicamente a Cagliari, di un Mazzola vivace in apparenza ma non nella sostanza. Il lungo «forcing» azzurro delJ la ripresa è un'antologia del , gioco sprecato, del gioco eieI co. della manovra che non si \ libera, che non riesce a sfoi ciare in area altrui. Sono vec| chi? Macché: sembrano barn| bini, sembrano giocatori che j adottano moduli da campi di | periferia e si strappano l'un l l'altro la palla come se non l'avessero mai vista in vita loro. Al 18' Piot si oppone ad un ! colpo di testa su punizione di i Mazzola, una fucilata da gol I di Mazzola al 24' è casual ' mente respinta dal libero bel, ga. sei minuti dopo il sinistro idi Riva esplode autentica se- gatura su un'ottima palla servitagli da Bedin-Mazzola. Poi. sul finire, l'intervento di Albertosi e la rassegnazione de- | gli azzurri, ormai consapevoli della propria impotenza. Partita orrenda se mai ve ne furono. Partita di poveri diavoli che ritengono ancora di costituire una squadra. A Bruxelles, il 13 maggio, a furia di coprirsi e a furia di I contropiedi, non è detto che i nostri azzurri non possano sfangare un miglior risultato. Ma se questa squadra ha un avvenire, allora Marlene Dietrich ha 20 anni e deve anco ra interpretare il suo famoso film «Angelo azzurro». Non ci siamo. Zio Ferruccio. Il pubblico di S. Siro, stanco e infastidito e tuttavia consapevole del patetico momento che avvolgeva rischiosamente questa sua squadra, invocava Benetti Ma anche Benetti ha figurato magnificamente, stando fuori. Così come l'invocato Rivera. Gli assenti, smentendo ogni proverbio, in football hanno sempre ragione. Però neanche certi assenti avrebbero potuto offrire stampelle a questa Nazionale: che ha bisogno di idee, di pepe, di azzardo. Costi quel che costi, bisogna cambiare, in prospettiva, e proprio per non met tere a infinita distanza un immediato futuro. Si può anche rinunciare (ma combattendo! ad una Coppa Europa, purché sopravvengano idee che nutrano l'avvenire. Sulla Nazionale vista a S. SiI ro cala un sipario? Ma no, : cala un sudario. Dopo tutti gli esperimenti non fatti, è ! ora di faticare, in panchina e i in campo. L'umiltà può anco I ra offrire qualche risultato imprevedibile, la boria e la consumatissima gloria mai più. Giovanni Arpino Albertosi | un solo intervenlovdegno di questo nome, a ire minuti dalla line. Ma denuncia anche lui l'affanno che siringe alla gola tutta la squadra quando lo si vede, al 18' della ripresa, uscire dall'area ed elfettuare una rimessa laterale. Non aveva capilo che i suoi compagni, pur attaccando, avrebbero dovuto giocare otto ore di seguito per riuscire l'orse a l'are un gol. n « l'I migliore della burgnich squadra. Ha com- battuto come sa. non sprecando mai palloni e battendosi anche nei disimpegni. Respinge di testa, durante il primo tempo una tremenda pallonata che fa risuonare un sinistro « ciak » per tutta San Siro. Si sfrega naso e guance, e continua. Vecchio Tarcisio, che panzer: peccalo che in attacco non lo abbiano imitato. »-i i .,, conosceva il suo r acetici 11 avversario, non gli ha lascialo una palla. All'avvio, ha crossato alcuni ottimi palloni sprecati dagli avanti azzurri. Prestazione quanto mai III neare, anche se non doveva subire grossi fastidi e anche se Bedin (ma quali erano gli ordini?) avrebbe forse potuto spingersi di più all'attacco, dove gli stinchi altrui rischiavano pochissimo. talmente' affannato da «coprire» (c non sembri un paradosso) la sua stessa confusionaria giornata. Tocca centinaia di palloni, ne sbaglia altrettanti, anche se la gente lo vede correre e lo incoraggia. Non sa letteralmente vivere se non ha un uomo da marcare. Costretto a dialogare in cabina di regia tra De Sisti e Mazzola denuncia i suoi limiti. U , deve tenere un siKOSatO'gnor Van Himst. che lo sovrasta di velili centimetri e conosce benissimo il football. Lo affronta in tutti i modi e commette anche un fallo di mano in piena area. Non si arrende mai, com'è suo costume, ogni tanto sfoderando prodigiosi recuperi. Ma qualche volta quello stesso signor Van Himst lo taglia via, come Valcareggi né vede né rimedia. si batte, arretra, avanza, e il fascino di San Siro lo persuade anche ad eccessive finezze, che non posso- Cera Domenghini no venir accolte con amore c stima dato che non si sta vincendo. Comunque è in forma, e ha sapulo tenere il posto. Ma in attacco lo si c visto poco, sia come appoggio iluidifìcantc sia come estemporaneo suggeritore di Riva. povero «Domingo », addio. Ha sbagliato lutto, tocchi semplici e tentativi di fuga o di dribbling. Una volla sola è riuscito a liberarsi e a prendere slancio in avanti. Doveva star largo e creare occasioni per lanci lunghi. Non gliene e andata bene una. per smania di strafare e per scalogna. Stavolta Valcareggi ha ottenuto il divorzio. «« | raramente lo ab- MaZZOla biamo visto cosi mediocre in maglia azzurra. Ha rinunciato al diritto di regìa, ha detto che si accontenterebbe di stare all'ala. Ci stia, perbacco, visto che a centrocampo si batic con grandissimi intervalli, vede meno di quanto sia lecito aspettarsi ed è pure renitente (non si sa per quale polemica, ma Sandro ne ha sempre qualcuna in petto). Peccato: avesse messo dentro un gol il giudizio sarebbe diverso, ma meno limpido e onesto. Non sempre segnare leva lullc le colpe. . .ha sgobbato dan- AliaStaSl natamente, cercando il dialogo con Riva ma perdendo anche molli palloni. Era snello nella morsa più vivace della difesa belga, e non ha i gomiti e la ferocia di Boninsegna. Un suo slalom linito con magnifico e prontissimo sinistro, gli è stato deviato da Piot, e certo avrebbe meritalo il gol. Nella ripresa, calato vistosamente Riva, anche lui non ha potuto far di più, dato l'affanno dell'intera squadra e il gioco ristretto in pochi metri. c. . sembrava esserci, JJe OlStl e forse c'cia. Ma il suo, lavoro di. mezzo-regista che si muove in brevi spazi non poteva certo risaltare, dovendosi spingere all'attacco. A protezione c'è, come uomo di spinta (e con Bedin al iianco) fallisce troppo. Certo è otlimo giocatore, può tener lezioni di football in una scuola media unica, ma alla Nazionale serve nerbo, serve grinia e soprattutto manovra veloce. Chi può sostituirlo firmi subilo domanda in carta da boi-1 lo. con indirizzo Zio Ferruccio, Firenze. P. parie magnificamente, tvlVa ja autentico leopardo. Poi si cancella da solo, via via perdendo spinta ed incisività. Non è il grandissimo Riva di un Icmpo, anche se potrebbe certo esserlo. Pretende il pallone perfetto dal compagno, e magari poi, ricevutolo, lo sbaglia. Non si, può dire che non l'abbiano rifornito. Ma è anche schizzinoso. Bombardiere si e sempre, però in guanti bianchi. m entra nella ripresa CaUSlO e si batte subito, ma i compagni per un quarto d'ora, conoscendolo poco, preferiscono giocare in dieci. Poi lo vede Anaslasi e il « barone » inizia a spingere. Potrebbe effettuare qualche cross come se avesse ancora Bettega da servire (c c'è un certo signor Riva laggiù). Preferisce il triangolo stretto. A tempo che sta per scadere sballa un sinistro alto sulla traversa. Nella Nazionale c'è bisogno di lui, ma non come pedina di ricambio in quanto il « magone » ha già stretto la gola di tutti, in campo e fuori.

Luoghi citati: Bruxelles, Cagliari, Europa, Firenze, Milano