Porti e aeroporti italiani sotto accusa a Bruxelles di Vittorio Zucconi

Porti e aeroporti italiani sotto accusa a Bruxelles Per i diritti percepiti sulle merci importate ed esportate Porti e aeroporti italiani sotto accusa a Bruxelles La Comunità giudica abusivi alcuni «dazi» incompatibili con le disposizioni del Trattato di Roma - La denuncia della Commissione (Dal nostro corrispondente) Bruxelles, 26 aprile. I porti e gli aeroporti italiani sono sotto le accuse della Cee: i diritti percepiti nelle, stazioni aeree e marittime sulle merci importate ed esportate sono contro le norme della Cee e dovranno essere aboliti al più, presto. Lo ha stabilito la «Commissione Mansholt» (l'organo che amministra la Comunità) dopo aver atteso per tre anni che il governo italiano modificasse la legge del 1931 che autorizza questa sorla di «dazio doganale camuffato». Le autorità Cee hanno inviato quindi oggi una lettera al governo italiano accusandolo di non aver provveduto ad eliminare tali norme «incompatibili con le disposizioni del trattato di Roma» sulla libera circolazione delle merci e informandolo che i «diritti» incriminati dovranno essere soppressi. Questi «dazi», giudicati abusivi dalla Comunità, colpiscono tutte le merci imbarcate o sbarcate negli aeroporti e soltanto quelle sbarcate nei porti marittimi, nelle baie o semplicemente sulle spiagge italiane, a dimostrazione che si tratta di un vero e proprio dazio c non di un pagamento di servizi ricevuti, e colpiscono solo le merci straniere indipendentemente dal fatto che provengono dai Paesi della piccola Europa o da altre zone. I prodotti italiani, anche se reimportati da altri Paesi, sono esenti da tale pagamento. La tassa varia da un minimo di 10 lire (in rarissimi casi) ad un massimo (per la maggior parte delle merci) di 65 lire per tonnellata. Secondo le regole stabilite dal trattato di Roma (la co stituzione della Cee) la tassa avrebbe dovuto essere soppressa al più tardi entro la fine del '69, poiché rappresenta un ostacolo obiettivo alla libera circolazione delle merci, fondamento della Comunità europea. La Commissione ha lasciato tutto il tempo necessario al governo italiano per modificarla e nel marzo 1971 ha inviato, di fronte al permanere dell'infrazione, una prima lettera al governo chiedendo la ragione di questo ritardo. Nel luglio dello stesso anno. Roma ha risposto affermando di voler procedere al più presto alle modifiche legislative necessarie, aggiungendo tuttavia alcune considerazioni preoccupate sulle conseguenze che la soppressione dei diritti avrebbe comportato per il bilancio della gestione di porti e aeroporti. Tutta¬ via, a conferma della propria buona volontà, il nostro go verno si diceva pronto, in caso di lentezza parlamentare, a varare un decreto legge nel senso chiesto dalla Cee. Alla fine del 1971. tuttavia, nulla era ancora stato modificato e la commissione ha inviato una seconda lettera a Roma chiedendo «immediate istruzioni del governo italiano per porre fine alla infrazione». Oggi, a distanza di un anno dalla prima lettera e a tre dal termine massimo per la soppressione, l'Esecutivo europeo ha aperto la procedura di infrazione al trattato, denunciando l'Italia. Si tratta di uno spiacevole provvedimento che la Commissione adotta solo raramente. Nei documenti annessi alla lettera, le autorità di Bruxelles esprimono la convinzione che i diritti di sbarco e imbarco applicati nei nostri porti e aeroporti siano vere e proprie tasse doganali e non possano quindi essere giustificate in alcun modo in una Comunità economica. Vittorio Zucconi Raymond Barre, vicepresidente della Cee (Telefoto)

Persone citate: Raymond Barre

Luoghi citati: Bruxelles, Europa, Italia, Roma