Il vero amico di Modigliani di Marziano Bernardi

Il vero amico di Modigliani Dal 1964 non si rivedeva a Torino la pittura di Kisling: da quando Vittorio Viale espose nella Galleria civica d'arte moderna piii di duecento opere di «Ottanta pittori da Renoir a Kisling», scelte nella sterminata collezione d'Impressionisti, Necimpressionisti, Postimpressionisti di Oscar Ghez, il creatore del Museo del «Petit Palais» a Ginevra e della «Modem Art Foundation» cui egli ha dato per divisa «L'art au service de la paix». Appunto delle istituzioni di Oscar Ghez sono quasi tutti i trenta dipinti di Moise Kisling (Cracovia, 1891 - Sanary, 1953), alcuni già esposti a Torino nel '64, che ora la galleria di Stefano Pirra presenta nelle sue sale di corso Cairoli 32, accompagnati da un sontuoso catalogo che li riproduce a colori. Inoltre l'avvincente mostra è aperta mentre è ancor fresco di stampa il grande volume Kisling, edito dal figlio Jean del pittore con una smagliante introduzione dell'accademico di Francia Joseph Kessel, ma stampato in lingua francese a Torino dalle «Edizioni d'arte Fratelli Pozzo» a cura di Ezio Gribaudo. Una doppia occasione per riaccostarsi all'amico più affettuoso di Modigliani, a colui che fraternamente ne pagò il funerale. Di quest'amicizia c'è d'altronde nella mostra un ricordo commovente: uno splen dido disegno di Moise Kisling ch'è l'ultima immagine di Modigliani sul letto di morte al l'Hòpital de la Charité, con la scritta: «Pauvre Modigliani!» e la data 24 gennaio 1920; il pittore mori il giorno dopo; e il 26 la moglie, Jeanne Hébuterne, si uccideva, incinta, gettandosi dalla finestra. Kisling non conobbe simili tragedie, anzi la sua vita fu tutta un trionfo di salute, vi gore, entusiasmo, gioia di go dere ogni attimo dell'esistenza; ma anche di altruismo e di bontà nel calore di un matrimonio felice, di una famiglia che amava, riamato. Confessava al critico Florent Fels nel 1924: «Un bimbo povero e infelice mi rattrista, lo dipingo con un sentimento simile a quello ch'egli mi ispira. Una bella ragazza nuda mi dà gioia, desiderio d'amore e di felicità, e vorrei che ne fosse espressione persino il drappo di stoffa sul cui sfondo la niello in posa»; e ciò è evidente nei suoi ritratti squisiti c patetici, nei nudi dalle forme armoniose, talvolta così vicini a quelli di Modigliani nel flessuoso ondulare dei profili e dei plastici volumi Perciò non simpatizzò col Cubismo che pur gli cresceva intorno al suo giungere, nel 1910, a Parigi, spintovi da un modesto pittore di Cracovia, Joseph Pankiewicz, amico degli Impressionisti, che gli pronosticò un luminoso avvenire artistico, ma soltanto in Francia, fuori dal ghetto di Cracovia e di Varsavia: perché — diceva Kisling — « la pittura è umana e il Cubismo è antiumano ». Tuttavia la sua prima tappa fu proprio a Montmartre, nel famoso BateauLavoir, culla del Cubismo; tosto stringendo amicizie altrettanto famose: André Salmon, Blaise Cendrars, Francis Carco, Max Jacob, Apollinaire, Picasso, Braque, Juan Gris, Manolo, Pascin, Solitine, Modigliani... Ma tre anni dopo era a Montparnasse nell'atclier di me Joseph-Bara, spesso diviso con Modigliani, che negli ultimi tempi vi abitò. «Non tardò ad adattarsi all'ambiente di Montmartre, a dominarlo, a regnarvi da sovrano», scrisse J.-P. Crespelle nel suo vivace libro Montparnasse vivant; ad essere l'animatore delle «notti bianche» del celebre quartiere artistico: compresa quella, memorabile, leggendaria, del suo matrimonio con relativa orgia, da maison dose a maison dose, di tutta la banda; persino Max Jacob ne restò scandalizzato. Eppure a Kiki, l'indiavolato giovanotto ebreo dal collo taurino, dalla testa tonda che a Salmon sembrava di un «esquimese», si perdonava tutto, e tutti gli volevano bene, a cominciare dalla moglie che lo adorava; e lui, dopo una baldoria notturna, in piedi a lavorare alle otto del mattino, con la tenacia e la coscienza che si vede in ogni suo quadro. Vollard, dopo il successo al Salon d'Automne del 1913, non voleva credere alla sua età: «Qu'il crève de faim pendant vingt ans eneore, après on verrai». Vent'anni dopo Kisling, giunto a Parigi con pochi quattrini, univa ai successi la ricchezza, si costruiva la villa La Baie a Sanary presso Tolone. Questa pittura liscia, smaltata, finitissima nel disegno e lievemente espressionistica nel colore (di «un Fauve d'Asie» l'aveva definita Louis Vauxcelles), tenera e sentimentalmente delicata, più voluttuosa che sensuale, più malinconica che gioiosa malgrado il temperamento esuberante dell'artista, nella quale al primitivo cézannismo e al gusto di Derain s'erano sostituiti l'estenuata eleganza, il lan tust«pvtesespmsndsblagticcdavstrPag7Eovnllecncnlqsm LE MOSTRE D'ARTE Il vero amico di Modigliani I dipinti surrealisti di Moise Kisling, chiamato il « re di Montparnasse » tudine di Modigliani, questa pittura sorprendentemente «parlante» al pubblico attraverso i grandi occhi e gli atteggiamenti mesti dei ritratti, sempre sul filo di rasoio — specie nei nudi — tra allettamento mondano e impegno di I stile, può oggi sconcertare il nostro giudizio di «fruitori» I d'una pittura i se ancora cosi s'ha da chiamarla ) in caparbia gara con la scienza, con I la tecnologia, con la sociologia, quando non con la dialettica politica. Può dunque, benché di ieri, parer troppo'staccata dal «nostro tempo». Ma il «tempo» di Kisling, del «roi des Montparnos», era ancor quello in cui l'arte teneva un discorso unicamente suo. E non è escluso che visitando questa mostra lo si rimpianga. Marziano Bernardi