La "Ostpolitik" tedesca al giudizio degli elettori di Tito Sansa

La "Ostpolitik" tedesca al giudizio degli elettori Domenica nel Baden-Wurttemberg La "Ostpolitik" tedesca al giudizio degli elettori Il rinnovo del Parlamento lesionale di Stoccarda assume un'importanza nazionale - Dai risultati potranno dipendere la permanenza al potere di Brandt c l'insieme dei rapporti con la Russia (Dal nostro infinto speciale) Stoccarda, li» aprile. Padre Paolo, il giovane e atletico priore ilei convento dei domenicani iti Friburgo, voterà domenica 2'i aprile per il pallilo socialdemocratico di Willy Brandt. Me lo dico dono avere stretto vigorosamente la mano del Cancelliere, il «male ha tenuto un comizio sotto la pioggia durante il suo ultimo giro elettorale nel Baden-Wurttemberg. E mi spiega la ragione della sua scelta. «Sono sacerdote, non sono socialdemocratico, ina da due anni sono a favore della politica del governo di Bonn. Oggi la trovo giusta; domani, chissà». Como il priore dei domenicani la pensano molti in questa rcRione, la pili meridionale della Germania, laboriosa, confessionale e conservatrice, che da più di vent.'anni ha sempre votato a maggioranza per i democristiani, prima per Adcnauer, poi per Errarti, poi per Kiesinger, che è ! di queste parti. Per due giorni, accompagnando i politici di Bonn, ho parlalo non decine di persone, e molte volte ho avuto la medesima risposta: «Non sono per i socialdemocratici né per i liberali, ma ta Ostpolitik è una buona cosa». A lleilbronn, una studentessa mi ha detto: «Noi tedeschi, abbiamo bisogno di ordine e di chiarezza. Le precise frontiere che ci impegnatilo a rispettare con. i trattati di Mosca e di Varsavia, benché insoddisfacenti, ci danno questa chiarezza, sono una linea ferma sulla carta geografica ». Domenica prossima nel Baden-Wiirltemberg (nove milioni di abitanti, sei milioni di elettori) si voterà per il rinnovo del parlamento regionale di Stoccarda e per la formazione di un nuovo governo, che attualmente è una grande coalizione di «nemici», i democristiani e i socialdemocratici. In realtà quaggiù si voterà per definire la linea di politica estera del governo di Bonn, poiché da questo voto potrebbe dipendere il futuro della Ostpolitik, e perfino l'esistenza dolio stesso governo federalo. I parlili politici hanno lanciato nella campagna elettorale tutte le proprie forze e tutti i propri mezzi. Willy Brandt percorro in lungo e in largo la regione sul treno personale che fu del maresciallo Hermann Goering (un vero albergo su ruote, con salottini foderati di velluto, cabine-lotto con bagni di marmo, un'enorme cucina). Il candidato democristiano alla Cancelleria, Rainer Barzcl, viaggia con un'autocolonna che ricorda quella di un presidente americano. Il vicccancolliere liberale Walter Scheel si sposta in elicottero da un villaggio all'altro por parlare di Ostpolitik ai contadini appena discosi dai trattori. Sullo piazze dei mercati, orchestrine con musica pop hanno sostituito lo bande campagnole di un tempo che suonavano marcctl.o e musichette regionali, ragazzine in gonna micro stornellano politica accompagnandosi sulla chitarra. E' una campagna elettorale all'americana, i colleghi di oltreoceano ne sono stupiti, dicono che .mancano soltanto i cow-boys e i mangiatori di fuoco. L'atmosfera è allegra anche so pioviggina e si gela nella nebbia. Abbrutìzatissimi i volti dei grossi calibri di Bonn, che sono anelali a prendere il sole in riva al Mediterraneo. Ma le parole sono dure. I gladiatori tuttavia non incrociano i ferri, ciascuno cerca Taffonrlo per proprio conio. Sentita l'aria che tira nella regione più sparagnina della Germania, i politici della coalizione di Bonn evitano accuratamente rii parlare di inflazione e rli prezzi e hanno impedito al ministro dell'Economia e delle Finanze Karl Schiller di farsi vedere quaggiù. «Sarebbe stalo un disastro, lo avrebbero accolto perlomeno con un lancio di modo, mi ha dello un funzionario del partito socialdemocratico, non siamo mica matti ». Arriva invece Willy Brandt, con il suo prestigio di Premio Nobel per la pace, l'uomo che tende la mano ai Paesi dell'Europa Orientale che furono aggredii i dalla Germania nazista, per ristabilire la pace in Europa. E parla di Ostpolitik. quasi soltanto di Ostpolitik, dimenticando che gli elettori della regione sono in realtàI pi pj u! zc| mlcittnenmdqvmGschiamali alle urne per fissarele direttive della politica re-gionale dei prossimi quattroarmi. Lo stesso fa il liberaleScheel, elegante e spiritosocitando lutti coloro che in Germania o all'estero approvano la Ostpolitik, i docenti universitari, i gruppi di sacerdoti cattolici ed evangelici, gli sportivi famosi, i governi alleati occidentali, perfino L'Osservatore Romano. E quando gli domandano: «Come va con il costo della vita''» Scheel spiega che l'inflazione è mondiale e detto scantona affermando questocile la ! I pace ò in questo momento i piti importante della riforma j universitaria o della costru! zione di un ospedale, elenca cifre che non convincono | molto e ritorna a battere mila Ostpolitik. Altrettanto sordo è il democristiano Rainer Barzcl, che ignora la Ostpolitik, dice soltanto che giova a Mosca c attacca invece di petto il governo di Bonn per la sua politica economica, ricorda ai pensionati, ai padri di famiglia, alle massaio i problemi quotidiani della spesa, dipinge un oscuro quadro di disoccupazione e vanta la politica sociale e il miracolo economico della Germania risorta dalle rovine sotto la guida democristiana. Della politica regionale neanche una parola, non si parla di finanze locali, né di scuole, né di strade, né di palestre. Gli operai e i contadini e le donne di casa del BadenWurttemberg vengono frastornati con parole e con problemi che fino a poche settimane Ta erano loro inconsueti o addirittura sconosciuti. Ora tutti parlano con competenza di Ostpolitik e di tasso d'inflazione dei quali hanno appreso sommersi da migliaia di volantini. No citiamo due: l'uno democristiano: «Non essere una runa, vota Cdu». L'altro socialdemocratico mostra una splendida fanciulla poco vestita, la quale dice: «Soltanto fare l'umore è più bello che volare Spd». Tito Sansa