Guerriglia urbana

Guerriglia urbana DOVE NASCE E PERCHÉ ? Guerriglia urbana A Buenos Aires è state assassinato Oberdan Sallustro, qualche giorno dopo il governo di Montevideo ha proclamato lo « stato di guerra interna» per combattere i tupamaros; in Italia le indagini della magistratura dopo la morte di Feltrinelli offrono ogni giorno impreviste e inquietanti novità. Si torna a parlare, con allarme e sgomento, di guerriglia urbana. Per capire il fenomeno della guerriglia urbana bisogna risalire alle sue origini, che del resto non sono troppo remote, ma che tuttavia pochi ricordano: bisogna rievocare i terroristi del Faln (Fuerzas armadas de liberación nacional) che terrorizzarono Caracas dal 1962 sino alla fine del 1968. Per la popolazione della capitale venezolana furono anni atroci; ogni giorno una aggressione, ogni notte un agguato. In sei anni i terroristi del Faln rapirono personaggi famosi (due toreri, il calciatore Di Stefano, l'automobilista Pangio), rubarono un Van Cogli, un Picasso, un Braque e un Gauguin prestati a un museo per una esposizione. Sequestrarono due addetti militari degli Stati Uniti, attaccarono l'ambasciata americana riuscendo a penetrarvi, uccisero importanti uomini politici e centinaia di poliziotti. Fidel Castro, che fu l'ispiratore, l'organizzatore e il finanziatore di questo movimento (a cui parteciparono dapprima anche comunisti di osservanza sovietica), aveva mandato gli uomini più lidati a combattere sulle montagne. Per lui le forze del Faln, che operavano in città, dovevano essere soltanto le truppe di complemento, col compito di effettuare qualche azione a carattere diversivo, e soprattutto di organizzare un'insurrezione di popolo appena i veri liberatori fossero discesi dai monti. Ma questi guerriglieri, braccati dai reparti militari, si rifugiarono in zone sempre più impervie e restarono sulla difensiva, mentre i terroristi di Caracas si accorsero ben presto che era molto facile nascondersi, uscire allo scoperto al momento giusto e centrare bersagli importanti. Castro, convinto com'era di poter ripetere l'esperienza di Cuba, continuò a organizzare altre bande armate in Colombia, nel Perù e nella stessa Argentina; solo la morte di Guevara in Bolivia lo convinse a interrompere rolapaI rofrPosecacostripegugiprCamtale trnisorosipandrinnbnfautupati dimzrqccgspri rppgmrmzzBtgreaRptdmlnhmtcBdczcerti esperimenti. Guevara I sti! ucciso alla fine del 1967: I sda allora tramontarono i mi-1 vti della Sierra Maestra e del I foco guerrigliero. Sarà sta- ! to anche un caso, ma proprio da allora i terroristi incominciarono a operare un | po' dovunque. Nel 1968 l'ambasciatore degli Stati Uniti viene ucciso nel Guai emala: è l'episodio che dà inizio a una serie di assassinii politici e di feroci azioni di rappresaglia. In quello stesso anno la guerriglia urbana dilaga in California con le « Pantere nere », I a New York con i lueather- j men. Nel 1970 in Brasile i terroristi rapiscono l'ambasciatore americano, minacciancio di ucciderlo se alcuni j loro compagni non vengano liberati e muniti di salvacondotto: il governo accetta. Ma da questo momento la guerriglia urbana, mai del j tutto sopita in Brasile, varca la frontiera: nascono i I tupamaros nel vicino Uru-j guay e più tardi in Argenti-1 na ì'Erp porterà fino alle estreme conseguenze l'impiego del ricatto come strumento di lotta politica. Da questi avvenimenti si possono trarre alcune importanti conclusioni. La guerriglia urbana è nata in Venezuela, non in Brasile: il suo scopo iniziale non fu quello di abbattere un regime militare, bensì uno dei pochi regimi democratici dell'America Latina. I terroristi del Faln avevano come bersaglio il partito di Acción democratica, a largo seguito popolare e a sfondo progressista, e due presidenti, Romolo Betancourt e Raul Leoni, che avevano conosciuto il carcere e l'esilio e che avevano condotto con successo la lotta contro il fascista Jimenez. In secondo luogo, non è esatto affermare che il ter- orismo a sfondo politico sia a diretta conseguenza di articolari tensioni sociali. Faln venezolani non ebbeo mai alcun vero seguito ra gli abitanti di Caracas. Poco prima che cominciase la campagna terroristia, i gruppi rivoluzionari, ompreso il partito comunita, tutti assieme non erano iusciti a ottenere che il sei per cento dei voti. La prima uerriglia urbana ebbe oriini assai più prosaiche ma precise: nacque dall'odio di Castro per Betancourt, comunista in gioventù, che più ardi aveva pensato di usare e royalties delle società perolifere per finanziare piani di sviluppo economico e ociale. E quando i tupamaos incominciarono le estorioni nell'Uruguay, questo paese aveva ancora le più antiche e salde istituzioni democratiche di tutta l'Ameica Latina. Nell'Uruguay sono stati gli estremisti di sinistra a determinare una brusca sterzata a destra, non viceversa. In terzo luogo, non è afatto vero che la guerriglia urbana attecchisca sopratutto nei paesi sottosviluppati, e che comunque gli Stai dalle strutture più moderne e progredite ne siano mmuni. Con la sola eccezione del Guatemala, che però è un caso particolare, in quanto si rifugiarono nelle città bande di guerriglieri che prima operavano nelle giungle o sulle montagne, si sono avuti attentati e rapimenti proprio laddove il reddito era più elevato e la ricchezza distribuita meno peggio: nel Venezuela, appunto, nell'Uruguay e in Argentina, e non nei paesi come il Perù, l'Ecuador, il Paraguay, la Bolivia, dove la maggior parte della popolazione vive ancora in condizioni tragiche. Nello stesso Brasile sono falliti tutti i tentativi di suscitare una guerriglia del Nordeste, la regione, più depressa; gli episodi di violenza si sono avuti à Rio e a Sao Paulo. Rapitori e attentatori hanno poi operato negli Stati Uniti, e perfino nel Canada, uno dei paesi più equilibrati e meglio amministrati. Tutte le interpretazioni politiche e sociologiche che finora sono state azzardate hanno un fondo di verità, ma nessuna si rivela del tutto convincente; appena si è creduto di capire perché a Buenos Aires o a Montevideo si continui a uccidere con tanta sinistra frequenza, ci accorgiamo che le stes- se argomentazioni non pos sono essere sostenute altro ve' Eslst* un solG. dat0 m comune fra i tanti episodi che turbano P0,?0'1 dalla h' sionomia e dalle strutture cosi diverse: la natura del terreno su cui hanno operato 'i nuovi guerriglieri è sempre stata la stessa. E' !a grande metropoli che rende possibile, e spesso facile, questa nuova forma di lotta politica, sia nei paesi autoritari sia laddove il potere viene esercitato con il consenso della maggioranza. La violenza dei tupamaros di tutto il mondo appare superficiale e gratuita almeno quanto è feroce. E se la ferocia deve giustamente indignarci, altre considerazioni non ci debbono condurre a reazioni isteriche. Va sempre ricordato che i guerriglieri urbani non hanno mai vinto in nessuno dei paesi in cui hanno operato negli ultimi dieci anni, autoritari o democratici, poveri o prosperi che fossero. Gianfranco Pìazzesì