I"tupamaros,, in casa di Giampaolo Pansa

I"tupamaros,, in casa INCHIESTA SUL TERRORISMO IN ITALIA I"tupamaros,, in casa Le « Brigate rosse », primo nucleo di guerriglia urbana, sono entrate in scena due anni fa a Milano - « Compagni, un fiore è sbocciato, la lotta violenta»: questi 50 fanatici hanno incendiato auto, seminato bombe, diffuso elenchi di persone da controllare e punire, infine hanno rapito un dirigente della «Siemens» iDal nostro inviato speciale) Milano, aprile. « Macchiarini a Milano poteva fare la stessa fine di Sallustro a Buenos Aires. Le "Brigate rosse" l'hanno avuto in mano per 20 minuti e poi l'hanno "rilasciato in libertà provvisoria ". E se la decisione fosse stata diversa? — si domanda lo specialista che segue da tempo le imprese dei " tupamaros " italiani — Se in quel momento fosse arrivata la polizia? Le rivoltelle c'erano e, a parte l'esito finale, la tecnica dei due rapimenti è stata la stessa. Stiamo prendendo alla leggera episodi gravissimi. E ci illudiamo sempre che da noi, in Italia, il peggio non accadrà mai... ». Un privilegio? Accadrà anche qui, invece? Lo specialista risponde: « Sino a ieri le bombe erano il massimo della violenza politica. Adesso c'è del nuovo. Sono apparse liste con nomi, indirizzi, telefoni, targhe d'auto. Poi si è passati all'incendio delle vetture. Già questo era sufficiente per spargere paura, ma non è bastato: si è arrivati ai sequestri di persona. Non risulta nulla del genere in Germania, e in Francia c'è soltanto il caso di Nogrette, della " Renault " ». Può cominciare cosi il discorso sul neo-terrorismo italiano. E' un discorso difficile, che comporta il pericolo di valutazioni errate e offre mille possibilità di uso elettoralistico anche a chi. come l'estrema destra. Ita soltanto carte sporche da mostrare. Ma non è possibile evitarlo, in questo viaggio fra la violano politica in Italia. Un viaggio che s'inì- \ zia proprio dal primo nucleo di guerriglia urbana che si sia formato e operi tra noi: le « Brigate rosse ». Milano: anche questa vicenda comincia qui, nell'autunno della tensione sociale e delle bombe. Nel dicembre 1969 nasce il « Collettivo politico metropolitano »: ha tre fondatori, è un gruppettino marxista-leninista dal linguaggio duro, vuole agire in « situazioni sociali », fuori dai partiti e dai sindacati. All'inizio del 1970 la sigla cambia e diviene « Sinistra proletaria ». Lo stesso nome ha un foglio clandestino pervaso di aspra violenza e dove, per la prima volta, la falce ed il martello appaiono incrociali col fucile. Dentro si predica: « Non basta lottare, bisogna combattere la guerriglia di popolo ». Strumenti di questa guerriglia saranno le « B. R. ». Concepite come piccoli nuclei semiclandestini, protetti dal grande anonimato di Milano, entrano in scena nella primavera 1970 al quartiere di Lorenteggio. con un « comizio volante ». L'obiettivo vero, però, è un altro: « Combattere i padroni e i loro servi, sul loro terreno, alla pari ». Notiamo: non « il potere padronale ». ma « i padroni». Un «potere personalizzato ». con nomi e cognomi, da attaccare « con gli stessi mezzi utilizzati contro la classe operaia: diretti, selettivi, coperti ». E' un modo inedito di concepire la lotta politica, un modo lunatico, aperto ad ogni sviluppo pericoloso. Le « B. R. » inaiano a sperimeli tarlo alla « Sit-Siemens », dove nel settembre 1970 vie¬ ne diffuso un primo elenco di « capi da curare ». Il 17 del mese la « cura » comincia: l'auto del direttore, Giuseppe Leoni, brucia nel box di casa. Sui muri del garage, una firma con la vernice spray: « Brigate rosse ». Un mese dopo, secondo elenco di « fascisti » o « spioni ». seguito, in novembre, da una terza lista di « operai traditori » e sorveglianti. Poi e il turno della « PirelliBicocca ». Qui si sono già viste forme di lotta extrasindacali, ma tutte, secondo le « B. R. ». hanno presto mostrato i loro limiti: « Bisogna rispondere colpo su colpo ». In novembre, viene diffuso in duemila copie il primo elenco di « servi » e di « aguzzini »: 40 nomi di dirigenti, funzionari, impiegati, con indirizzi, telefono, targhe d'auto, notizie sulla vita privata. Ciascuno di loro è degradato ad « obiettivo operaio »: « Per ogni compagno che colpiranno durante la lotta, qualcuno di costoro dovrà pagarla ». Da Nord a Sud Le azioni non tardano. Mentre le « B.R. » incitano al sabotaggio (con consigli su quali attrezzature guastare e come), il 27 novembre 1 va in fiamme la « 850» di Ermanno Pellegrini, capo del servizio sorveglianza. L'S dicembre è distrutta la « 1750 » del vicecapo del personale. Enrico Loriga. Le notti portano telefonate di minaccia ad altri dirigenti. Il 7 gennaio 1971 bruciano due capannoni di gomme e un operaio muore. « Non siamo stati noi ». sostengono le «B.R.». Tra il 25 ed il 2ti gennaio, otto ordigni incendiari esplodono sulla pista-prove di Lainate e distruggono tre autocarri. Il colpo è rivendicato | dal nucleo: « Compagni, un fiore è sbocciato: la lotta violenta e organizzata dei nuovi partigiani ». Da Milano, questa lotta punta verso Sud e non si . limita più alle fabbriche. A Roma, dove il l'.i dicembre ; 1971) si è già tentato di brìi| ciare in via Giovanni Lanza . l'ufficio di Valerio Borghese, tra il febbraio e l'aprile toccu a sedi e auto di neofasci] sti: quattro azioni « firma te ». e forse altre non ri\ vendicate dai soliti volantini. Il 23 aprite a Milano van; no in fiamme le vetture di i due attivisti di estrema de; stra. Franco Mojana e Paolo Romeo. In maggio, le «B.R » compaiono a Rieti (il 20, or; digno contro il distretto militare) e in Calabria (il 22 a Lamezia Terme e Vibo Va\ lentia i. Tre giorni dopo, altri ordigni firmati « B.R. » sono collocati alla « Necchi » di Pavia e alla « Norton » di Carsico, nel Milanese; il 27 un terzo viene trovato alla «Rossori e Varzi » di Trecate. Quello alla « Necchi » espia de. con pericolo per gli ope fai. e anche stavolta il nu eleo nega: « L'hanno messo i fascisti e i carabinieri ». Se è stata delle « Brigate », quell'azione deve aver suscitato dissenso nel gruppo: trascorrono mesi e mesi di silenzio, rotto soltanto dalla diffusione di un lungo elenco di fascisti lombardi (« finanziatori, dirigenti, esecutori di violenze ») al quale segue, il 1" luglio, l'incendio dell'auto al segretario del federale di Milano. Le « B.R. » sembrano prepararsi ad una svolta. E, infatti, il 1972 s'apre con una attività intensa, divisa fra Milano e Torino. Il 13 febbraio, a Torino, tentativo di incendio del cinema « Lux » che l'indomani ospita un raduno di destra. Il 15 e il 20. a Milano, bruciano le vetture di tre esponenti missini. Il 18, a Rivolta, bomba contro la sede del « Sindacato italiano dell'auto ». Il 19. a Milano, vanno in fiamme altre due vetture di fascisti e un terzo ordigno esplode in casa della vittima che l'ha raccolto. La notte sul 27, a Poirino, incursione nella villa del vicefederale torinese del msi. Aldo Maina: la casa, disabitata, è «perquisita ». Questa progressione evidente sfocia il 3 marzo nel sequestro di Idalgo Macchiarini. dirigente alla « Siemens». Un «commando» di cinque (tute blu. giubbotti, passamontagna) lo assale alle 19, all'uscita 'dall'ufficio. Stordito con un pugno. Macchiarini è scaraventato in un furgone, ammanettato. « processato ». « consigliato » a lasciare la fabbrica e fotografato con un cartello al collo e le pistole premute sul viso, ii Macchiarini è un fascista in camicia bianca — sostengono le " B.R. " — quest'azione è un avvertimento per tutti ». L'« avvertimento » è ripetuto alle 21.40 del 13 mar- . 20. nella sezione missina di Cesano Boscone. In quattro i (c'è anche una donna) mettono k.o. col calcio della pistola il vicesegretario Bartolomeo Di Mino, che poi è ammanettato, inceronato - sulla bocca e fotografato. La sede viene perquisita e guai- j che documento rubato. Da allora, di nuovo il silenzio. E' un mese che le « B.R. » , tacciono, a meno che sia loro il raid dl ieri notte contro le quattro sedi msi e Cisnal di Desio. Monza e Milano: un mese pieno di tanti fatti, a cominciare dalla j morte di Feltrinelli. Potere proletario Vediamo quel che sugge, risce questa cronaca. Le « B.R. » dichiarano di porsi come embrione di « un potere proletario alternatiI vo » allo Stato di oggi. Per i questo, a somiglianza dei «tupamaros» veri alla cui ; esperienza esplicitamente si \ richiamano, il loro linguaggi gio è legalistico: l'incursio1 ne è « perquisizione ». le cose rubate sono « requisite ». ii sequestro di persona è « arresto e processo ». la violenza che ne può seguire è il «verdetto». Più di un* dirigente industriale ha già ricevuto per lettera la « sentenza». L'ultima è giunta il 10 marzo a due dirigenti di una grande azienda del Nord: « Ieri siete stati processati e condannati a morte... ». Chi fa tutto questo? Fonti ministeriali parlano di « 40-50 soggetti operanti, fanatici, accaniti, tecnicamente preparati ed estremamente attenti alle regole della clandestinità », divisi in minuscole cellule, i militanti attivi affiancati da collaboratori che non sanno quasi j nulla e che si limitano a compiere, volta per volta, \ certe mosse. Di questi SO guerriglieri, « una ventina sono stati identificati senza però aver raccolto a loro carico validi elementi di prova ». I pochi nomi I nomi. Quelli nòti uffi- 1 cialmente sono due: il pittore Enrico Castellani, 41 anni, scomparso dopo un ordine di cattura nel mar20 1971 (il 16 febbraio in una galleria milanese è stata però aperta una sua mostra) e la studentessa fiorentina Gloria Pescarolo, 28 \ anni, arrestata due settimane fa dopo un riconosci- i mento del missino aggredì- ' to a Cesano Boscone. Poi ci sono le voci. Riguardano I Fioroni, il professorino fuggito dopo la morte di Fel- \ trinelli. un ex impiegato del- j la « Siemens ». un ex uni- i versitario di sociologia a i Trento, un ex dipendente di una grande casa editrice. Le « B.R. » sono piene di I « ex »: gente che ha lasciato lavoro, famiglia, soldi. Che cosa preparano? Ri- \ sponde il loro ultimo opuscolo: sino ad oggi le Brigate hanno pensato ad organizzare « l'autodifesa operaia, le prime forme di clandestinità, qualche azione diretta ». .-Messo «si propongono di passare da queste prime esperienze alla fase strategica della lotta armata ». Condizione per questo passaggio: « Misurarsi co! potere a tutti i livelli, liberare i detenuti politici, eseguire condanne a morte contro i poliziotti assassini, espro| priare i capitalisti... ». II futuro dirà se sono ap! pena pazze parole. Un fatI to, però, è certo: le « B.R » I sono un organismo-pilota. i capace di riprodursi. La foto del dirigente sequestrato diffusa in decine di copie in tutta Italia non e soltanto un buon servizio reso alla campagna elettorale dell'estrema destra: e un invito suggestivo ai lunatici e ai violenti che sognano di farsi « tupamaros » in un paese democratico. Qualcuno si è già messo su questa strada, e di loro parleremo un'altra volta. Giampaolo Pansa Mil L Cili i ii lii l'I I il b di f F Ub L Milano. Largo Cairoli: scontri tra estremisti e polizia l'I I marzo scorso, il «sabato di fuoco» (Foto Ubano Lucasi