Leone ha inaugurato la "Fiera di Milano

Leone ha inaugurato la "Fiera di Milano Presenti 90 Paesi con 11.149 espositori Leone ha inaugurato la "Fiera di Milano Illustrato dal Presidente della Repubblica il ruolo dell'esposizione nell'economia italiana - Il cammino percorso negli ultimi vent'anni - Ordine democratico e pace sociale - Discorso di Gava (Dal nostro inviato speciale) Milano, 14 aprile. « La Fiera di Milano è stata sempre lo specchio della nostra situazione economica e l'indice significativo del nostro impegno per il futuro. Sotto questo secondo aspetto — ha detto questa mattina il presidente della Repubblica, Leone, all'apertura della rassegna campionaria italiana — dobbiamo osservare che stiamo attraversando un momento difficile. Ma ci è'dato anche cogliere i sicuri sintomi di ripresa. Perché questi sintomi maturino, occorre guardare avanti senza esitazioni o ritardi: occorre garantire condizioni politiche di stabilità e promuovere un miglioramento del quadro entro il quale la vita economica si svolga mediante un sereno e positivo confronto tra imprenditori e lavoratori: degli imprenditori va sollecitato il coraggio delle iniziative, dei lavoratori va sollecitata la consapevolezza che senza rilancio della pro¬ duzione non vi sono conqui- I ste effettive e durature ». | Leone parlava di fronte ai I rappresentanti diplomatici ed economici dei novanta Paesi che espongono i loro prodotti alla cinquantesima edizione della Fiera. Tale «imponente partecipazione, che vede insieme nazioni di antica tradizione industriale e nazioni che solo da pochi anni operano con fiduciosa aspettativa per imprimere alla loro economia uno sviluppo moderno e competitivo», ha indotto il Presidente della Repubblica a salutare «la gara sulla strada pacifica e feconda del progresso umano, come simbolo di una felice prospettiva». «Ecco il campo — ha detto — in cui i popoli debbono misurarsi, ripudiando la guerra, il metodo della violenza e della sopraffazione». Da questo spunto Leone è partito per ricordare che l'Italia, in poco più di vent'anni, «con la ferma volontà di tutti», è passata «dalle macerie della più immane rovina materiale e morale della nostra storia ad una posiziose di grande nazione industriale» e per mettere in guardia contro il pericolo che venga disperso il « patrimonio del popolo finora realizzato ». Come ordine democratico non significa autoritarismo, ma rispetto reciproco, nella convinzione che tutti i contrasti devono essere ricondotti a un civile confronto — ha poi detto Leone — cosi pace sociale «non significa rinuncia alle legittime aspirazioni e ai modi anche solleciti di farle valere; significa, invece, rinuncia al metodo della violenza e dell'intolleranza». Leone ha quindi indicato nella grande partecipazione estera alla Fiera di Milano «la prova che nel mondo si guarda ancora con vivo interesse all'economia del nostro paese». «Da questa constatazione — ha concluso — sento di trarre la certezza che l'Italia, per volontà di tutti e per senso di responsabilità delle classi dirigenti, saprà superare questo momento difficile. Rinnovando la fiducia nelle istituzioni repubblicane, operando decisamente per una maggiore giustizia sociale, discernendo le aspirazioni legìttime dalle insane tentazioni respingendo ogni suggestione dì odio e di violenza, noi sapremo, noi dovremo riprende- e re il cammino, duro e suggestivo, del nostro progresso sociale e morale». Di momento difficile, pur con l'esistenza di qualche sintomo di miglioramento (come la modesta ripresa, negU ultimissimi mesi, delle importazioni di materie prime e semi-lavorati per le nostre aziende trasformatrici) ha parlato anche il ministro dell'Industria, Gava, che ha pronunciato U discorso ufficiale a nome del governo. Il 1971 è stato l'anno «di gran lunga il più insoddisfacente dalla Liberazione ad oggi, per il bassissimo incremento del reddito nazionale, per la fiacchezza degli investimenti, per il conseguente calo deU'occupazione neU'industria ed aumento della sottoccupazione », ha detto Gava. Le cause sono state anche esterne, come la crisi e il disordine monetario, ma soprattutto interne. Tra queste ultime il ministro ha elencato: le conseguenze di una non felice legislazione sulla casa (con un'ulteriore flessione del 12 per cento, a prezzi costanti, nell'edilizia abitativa), la mancanza di tempestive norme transitorie di raccordo per la riforma tributaria (con il crollo degli impieghi interni in scorte, scesi a soli 225 miliardi); l'arcaica struttura delle società per azioni e della Borsa; «l'aberrante e suicida teoria della conflittualità permanente », lo squilibrio tra costi e ricavi. «Senza il ritorno a un normale comportamento nelle fabbriche, sulla base dello statuto dei lavoratori, senza il rispetto del contenuto e della durata degli accordi sindacali — ha affermato Gava — senza un giusto spazio per il profitto, è vano sperare in una vigorosa ripresa degli investimenti e. di conseguenza, nell'espansione del processo produttivo che consenta il graduale assorbimento dei disoccupati e dei sottoccupati e Mario Salvatorelli C Continua a pagina 2 in terza colonna)

Persone citate: Gava, Mario Salvatorelli

Luoghi citati: Italia, Milano