Ucciso con dieci coltellate al petto

Ucciso con dieci coltellate al petto Misteriosa morte di un giovane in una casa del vecchio centro Ucciso con dieci coltellate al petto Il delitto in una soffitta di via S. Agostino - Ferito una prima volta, il giovane si tampona con una maglia e scende le scale invocando aiuto - Nessuno lo soccorre - Stramazza sul ballatoio del primo piano e viene finito dagli assassini, che cercano di nascondere il cadavere nel gabinetto - L'inquilino della soffitta è scomparso - Rivalità tra sfruttatori? -1 carabinieri fermano un giovane Un giovane di 26 anni è stato ucciso con dieci coltellate nella soffitta del vecchio palazzo al numero 8 (Il via S. Agostino. Si chiamava Giuseppe Caruso, detto « Pippo », da Avola In provincia di Siracusa, abitava in una pensione di via Bellezia 5. La polizia ricerca l'inquilino della soffitta dove 11 delitto è stato commesso: Ciro CurcurD, 25 anni. E' scomparso. Da Ieri mattina agenti sorvegliano le partenze al treni e al pullman diretti verso il Sud. Minimo: « Deve sapere qualcosa ». Fino a questo momento non si è potuto accertare come, perche e da flit « Pippo » sia stato ucciso. Si sa soltanto dove: la prima coltellata nella soffitta squallida, le successive sulle siale. E' slato finito sul planerotto del primo plano. Via Sant'Agostino 8: un fabbricato cadente, sudicio. Il portone in legno si apre sull'angusto cortile interno: una tettoia di lamiera, l'acciottolato cosparso di rifiuti traboccati dai bidoni delle immondizie, i tre giri del ballatoi, uno per piano, su cui si aprono le porte degli alloggi. Gli inquilini sono 22: per lo più muratori immigrati di recente, che dormono in tre o quattro per camera. Alle 7,30 di ieri mattina Domenico Grisanti, 31 anni, che abita al primo piano in fondo al ballatoio, esce per andare al lavoro, incespica in qualcosa di morbido, abbassa gli occhi e cade svenuto di schianto. Supino attraverso la soglia, gli occhi aperti sbarrati, il maglione intriso di sangue, giace il cadavere di un giovane. Un attimo dopo, nel cortile entrano gli spazzaturai a vuotare i bidoni, scorgono i due corpi sul ballatoio e danno l'allarme. Arrivano sul posto carabinieri e polizia. Mentre Domenico Grisanti viene rianimato, si perquisisce il cadavere. Sul petto, si contano dieci coltellate. In tasca, il portafogli con i documenti: il nome, Giuseppe Caruso, non suona I nuovo. Denunciato per lesioni e ! furo nel 1968, rinviato al paese I con foglio di via obbligatorio e i diffida di tornare a Torino per | tre anni, non si sa dove sia sta- to in tutto questo frattempo. Nella pensione di via Bellezla, abitava da qualche mese: « Era tranquillo — dice il proprietario Dario Nipoti —, puntuale con i pagamenti. Pulito, con pretese di eleganza, sempre molto carato ». Lavoro? Sembra facesse il facchino in una ditta di trasporti. E passava volentieri le notti attorno al tavolo verde: poker, giochi d'azzardo. Oggi senza un soldo, domani con fasci di biglietti da diecimila in tasca. Qualche giorno fa s'era compe¬ rata una collana d'oro e l'aveva pagata centomila lire. Non è stato ucciso sul ballatoio del primo piano. Una lunga striscia di sangue guida polizia e carabinieri alla scala interna, su per gli 89 scalini che portano alle soffitte, fino a una porta chiusa. Bussano, nessuno risponde, il battente si schianta sotto una spallata. La soffitta è deserta: un budello con il soffitto spiovente, il sole che entra da un abbaino illumina l'ammattonato viscido, due brande, un tavolo scrostato con tre sedie, una cucina economica. Dentro il forno si trovano una pistola Derrlnger a canne sovrapposte, un coltello a serramanico con la lama macchiata di sangue e un mucchletto di cenere, con qualche brandello di carta annerito dal fuoco ma ancora intatto. Su uno si legge 11 nome di Ciro Curcurù. E' l'inquilino della soffitta e alcune macchie di sangue accanto al tavolo mostrano che qui è stato commesso 11 delitto. Ora agli inquirenti resta il solito lavoro di routine: ricostruire le ultime ore di Pippo Caruso. Non è difficile sapere il nome del suo amico più intimo: Angelo Naccari. 25 anni, via Santa Chiara 25. Lo trovano a letto e dice al maresciallo Patera, della Mobile: « Si, eravamo amici d'infanzia. Ieri abbiamo trascorso la sera insieme ». Racconta: « Stavamo passeggiando qui, per le strade attorno al palazzo di giustizia. A un tratto, all'angolo di via Sant'Agostino con via S. Domenico, si ferma un'auto e ne scendono due giovani. Pippo Caruso s'irrigidisce: " Ma uno è quello che mi ha dato le coltellate " ». La storia di queste coltellate è ancora nebulosa. Chi dice sia stato un mese fa, chi due. Si sa soltanto che Pippo Caruso, probabilmente in una bisca clandestina, si è buscato una lezione. Pugni, calci, e un paio di coltellate di striscio al petto. Agli amici ha raccontato: « Erano una ventina. Ma quello che ha adoperato il coltello me lo sono fissato bene in mente. La pagherà ». Ora si avvicina a uno dei due giovani scesi dall'auto (una 13UU 0 una 1500 vecchio modello) e il Naccari lo sente accusare: « Tu sei quello delle coltellate ». L'altro lo guarda calmo: tt Coltellate? Io non ti ho mai visto ». Pippo Caruso ritorna perplesso e riprende la passeggiata con il Naccari. A un tratto esplode: « Eppure, giurerei che è lui. Se avessi avuto un coltello, l'avrei sfregiato ». Poco dopo — sono le 1,50 — incontrano il CurcurU' e la passeggiata si conclude con un episodio imprevisto. Racconta Naccari: tt C'era un uomo per terra con la testa insanguinata, sono arrivate due o tre garzelle dei carabinieri, ho avuto paura di essere coinvolto in qualche guaio e me ne sono tornato a casa, lasciando Pippo e Curcurù. Li ho visti av- 1 viarsi per via S. Domenico ». | Non sa piU nulla: nemmeno che | l'uomo sul marciapiede era soltanto un ubriaco caduto mala- , mente e che i carabinieri si sono I limitati a soccorrerlo. Da questo momento — sono all'incirca le 2 di notte — si possono fare soltanto ipotesi. E' certo che Pippo segue CurcurU nel suo alloggio, in via S. Agostino 8. Ma non si sa perché né se qualcun altro si è unito a loro o li ha raggiunti nella soffitta. C'è soltanto un'altra testimonian¬ za, della dirimpettaia di Curcurù: Maria Parlato, 26 anni. Dice: « Mio marito è operaio, lavora al turno di notte alla Fiat. Ero sola, dormivo. Sono stata svegliata di soprassalto a notte fonda. Forse intorno alle 2 ». Colpi concitati alla sua porta, una voce strangolata che implora: « Aprite, in nome di Dio, mi ammazzano ». L'ultima parola si spegne in un gorgoglio sinistro, poi più nulla. Dice Maria Parlato: « Ero terrorizzata, non ho avuto il coraggio di aprire ». Aggiunge, per scusarsi: « Sono incinta di quattro mesi. Ho picchiato pugni sul muro, per svegliare qualcun altro. Ma nessuno ha risposto ». La vicina, Anna Pannolino di 23 anni, era andata a dormire al secondo piano, in casa della cognata. La polizia ritiene che Pippo Caruso, ferito dalla prima coltellata, sia riuscito a sfuggire agli aggressori per qualche secondo. Ha avuto perfino il tempo di infilarsi uno straccio sotto il maglione, per tamponare la ferita. Poi ha cercato scampo prima bussando alla porta di fronte, poi gettandosi giù per le scale. « E' sceso con le sue gambe — dicono — perché il sangue è a gocce. La tipica traccia che lascia un ferito camminando ». Scende gli 89 gradini fino al pianerottolo del primo piano, poi gli mancano le forze e stramazza: « C'è — dice il dott. Rizzi della scientifica — una gran pozza di sangue. E' qui che, probabilmente, lo hanno finito con le altre nove coltellate. L'inclinazione delle ferite fa pensare che siano slate inferte quando era già a terra ». Poi hanno voluto ritardare il ritrovamento del cadavere e lo hanno trascinato in fondo al ballatoio, dove c'è il gabinetto comune. Ma gli è mancato il tempo di infilarlo nello sgabuzzino e lo hanno lasciato cadere davanti alla porta del Grisanti. Ora la polizia e i carabinieri fanno tre ipotesi. La prima: « Una lite tra avvinazzati con il Curcurù. Questi sa comunque qualcosa. Altrimenti, perché se ne sarebbe andato, dopo aver bruciato tutte le sue carte, evidentemente con la speranza dt non essere identificato? ». La seconda: i due giovani della « 1300 », incontrati all'angolo con via S. Domenico, hanno seguito Pippo e CurcurU fino alla soffitta e hanno ucciso l'uno e terrorizzato l'altro fino a indurlo a sparire. I carabinieri stanno seguendo un'altra traccia. Dicono: ii Nel 1968, quando Pippo Caruso dovette lasciare Torino, aveva un'amica. Una prostituta che forse lo manteneva. Ora, dopo essere tornato in circolazione, avrebbe tentato di riallacciare la vecchia relazione. Ma la donna, frattanto, si era scelta un altro protettore. Sappiamo che ci sono state, fra t due, scenate e minacce. Questo potrebbe essere un delitto del " racket " della prostituzione ». Nella notte 1 carabinieri hanno fermato un conoscente (Iella donna, Giuseppe Ferrara, 2!) anni, via Garlbatdi 18: sospettano che sappia molte cose sul delitto. Con un amico avrebbe seguito « Pino » in casa del Curcurù; ci sarebbe stata una discussione conclusa dall'accoltellamento. Quando due sottufficiali drl Nucleo Investigativo lo hanno scoperto in un bar di via Milano, Ferrara ha tentato di fuggire: nella lotta il brig. Muzzone ha riportato lesioni guaribili in sei giorni. E' slato fermato anche Giovanni De Rosas, via Tasso 9; aveva tentato di aiutare il Ferrara nella Tuga, La vittima, Giuseppe Caruso - La polizia cerca Ciro Curcurù - La soffitta del delitto, in primo piano i resti dei documenti distrutti dal fuggiasco - Il cadavere sul tragico ballatoio

Luoghi citati: Siracusa, Torino