la vela Polemica su fiocchi e spinnakers

la vela Polemica su fiocchi e spinnakers la vela Polemica su fiocchi e spinnakers Sono migliori le vele italiane o quelle straniere? I prodotti dei nostri «artigiani» spesso valgono quelli prestigiosi di Elvstròm, Hood o North, ma sovente costano cari « Sono veramente migliori i velai stranieri, ed. hanno prezzi più bassi dei nostri? », domanda il lettore Francesco G., di Roma. Una risposta netta equivarrebbe a un giudizio sommario e ingiusto. La questione è però attualissima, perché mai come in questo momento si è parlato di vele straniere. Si è diifusu una vera e propria psicosi, che determina nuove mode da una stagione all'altra. « Quest'anno per vincere ci vogliono vele di Elvstròm », dice qualcuno, dopo un successo in regata, e tutti si precipitano a prenotare rande e fiocchi presso il velaio danese, campione del mondo tante volte, « ci vogliono vele di North », e via di corsa a pregare i rappresentanti della veleria tedesca, filiazione di quella americana. Ma perché non rivolgersi a Hood. che ha al suo attivo le più prestigiose vittorie del mondo, nella Coppa d'America? In Italia abbiamo velai ottimi. Un elenco completo è impossibile. A costo di cadere in qualche omissione spiacevole nominerò i più familiari: Salata, Santarelli, Filippini, Lami, Chiozza, Parovel, Montuori. Lavorano a Rapallo, sul lago di Garda, a Genova, a Trieste, a Napoli. I campioni italiani che si sono fatti onore alle Olimpiadi del passato, da Straulino a tanti altri, hanno spesso usalo le lo-ro vele. Salata stesso è stato unprotagonista di valore interna-zionale. Va però riconosciuto che la produzione italiana non è riu scita a imporsi oltre confine, anche per la mancanza di un a n o a i a e a valido sostegno pubblicitario. 1 nostri velai hanno tuttora dimensioni artigianali, mentre Hood, come Elvstròm, hanno dimensione industriale con laboratori in Europa, in America, in Australia. Hood ha aperto da qualche tempo la veleria a Nizza, aggiunta a quelle in Canada, in Inghilterra, in Australia e in Nuova Zelanda. Il laboratorio centrale di Marblehead, negli Stati Uniti, ha compili di ricerca scientifica e dà l'indirizzo a una produzione mondiale che si avvale di tessuti appositi, di disegni studiati come progetti di macchine spaziali. Per la mia barca, un piccolo Sloop, ho una vela di Hood: disegno di avanguardia, tessuto eccezionale. E, fatto importante, costo inferiore a quello di una modesta veleria nazionale. La voga delle vele straniere non ha giustificazioni quando, a parità di prodotto, si pagano prezzi spropositati. Può accadere che una randa e un fiocco costino 120 mila lire contro le 90 mila di un ottimo velaio italiano. Però può accadere il contrario. Soltanto la produzione industriale spiega il fatto che uno spinnaker di Elvstròm costi (dogana inclusa) meno di un oscuro spinnaker nazionale. Ho qui sottomano alcuni esempi. Randa e fiocco per un Flying Dutchman 170 mila lire da Elvstròm, 200 mila da un buon velaio italiano (altri, però, sono sulle 170 mila), spinnaker per uno « Strale »: 48 mi'a lire da Elvstròm, 60 mila da un velaio nazionale. A favore delle velerie straniere sta anche una certa duttilità nell'assecondare le esigenze dei clienti, una maggior precisione nelle consegne e nel rispetto dei preventivi. Se devo farmi riparare una randa o un fiocco da Hood, oppure da Elvstròm, spedisco il pacco alle filiali di Nizza o di Cannes e dopo quindici giorni sono soddisfatto. Mi rivolgo a un velaio dei nostri, e devo affidarmi a qualche santo protettore. Con le dovute eccezioni, che però restano tali. Tutto sommato si può dire che sul piano artigianale le velerie nazionali non sono inferiori ad altre. Per una singola barca da crociera il genovese Lami può fare vele splendide. Per uno « Strale » o per una « Star », Santarelli, Chiozza, Parovel, Salata, si battono ad armi pari con i concorrenti. Ma la produzione di vele, al pari di quella di scafi e di accessori, risente della nostra immaturità come paese marinaro. La vela era un lusso di pochi. Fatica a diventare popolare. L'evoluzione si misurerà anche dalla struttura dei laboratori che producono rande, fiocchi, spinnaker. Si può intanto misurare dal fatto che un anemometro, una cintura per trapezio, un solcometro, un semplice « grillo », quasi immancabilmente costano più cari in Italia che in Gran Bretagna o negli Stati Uniti. C'è da cambiare, con un sistema produttivo, anche un costume nazionale. Mario Fazio Spinnaker: meglio italiano o straniero? (f. Ansa)

Persone citate: Chiozza, Filippini, Flying, Lami, Mario Fazio, Montuori, Santarelli, Straulino