Il reddito e le tasse di Mario Salvatorelli

Il reddito e le tasse I nostri soldi Il reddito e le tasse 1 lavoratori dipendenti si sono divisi l'anno scorso 31.715 miliardi di lire, il 61 per cento del reddito nazionale, con un aumento del 15.4 per cento rispetto al 1970. quando ai lavoratori dipendenti toccarono 27.967 miliardi, il 59,3 per cento del reddito nazionale. A prima vista, l'aumento appare più che notevole, ma dev'essere ridimensionato, per portarlo nei binari della realtà. Nel 1970, i lavoratori dipendenti erano 13 milioni 323 mila (media annua dell'occupazione); sono saliti a 13 milioni 380 mila nel 1971. lo 0,4 per cento in più. Se nel 1970 erano andati a ciascuno 2 milioni e 10.000 lire circa in media, nel 1971 il reddito medio di ciascuno è stato di 2 milioni e 370 mila lire, quindi l'aumento scende dal 13,4 al 13 per cento circa. Un secondo, assai più drastico, ridimensionamento, è stato provocato dal contemporaneo rialzo dei prezzi. Tra il rincaro del costo della vita, calcolato nel 5 per cento circa, e quello dei prezzi « impliciti nel calcolo della contabilità nazionale », che il rapporto ufficiale dei ministri del Bilancio e del Tesoro considera pari al 6.6 per cento circa, scegliamo una via di mezzo: l'aumento dei prezzi per i consumi interni privati, valutato nel 5,2 per cento. Ciò significa che se il mio guadagno mensile passa, in un anno, da 100.000 lire a 113.000. e contemporaneamente devo spendere 5200 lire in più per acquistare gli stessi beni e servizi, il miglioramento « reale » della mia paga non è più di 13.000 lire, ma di 8000 lire scarse. Siamo scesi cosi dal 13.4 alI'8 per cento circa, nel valutare di quanto sia aumentato Tanno scorso il potere d'acquisto effettivo dei lavoratori dipendenti. A questo punto, però, è anche giusto fare due considerazioni, che in un certo senso « rivalutano » quei-to miglioramento. La prima è che nel 1971 si è lavorato di meno, rispetto al 1970. sia per l'applicazione dei contratti collettivi nazionali di lavoro, sia per fatti economici. Nel complesso delle industrie, per esempio, la durata media mensile del lavoro degli operai è stata di 140 ore e 59 minuti, inferiore di 4 ore e 4 minuti a quella del 1970. Quindi, si e lavorato di meno ma si è guadagnato di più. Seconda considerazione: nel 1971 il reddito nazionale, in termini reali, e aumentato appena dell'I.5 per cento, meno che in qualsiasi anno precedente, dal dopoguerra in poi. Aver chiuso un anno di grave crisi con un aumento effettivo del reddito, per i lavoratori dipendenti, di un 8 per cento circa, non è risultato da poco. Tanto più che i redditi da impresa (lavoratori autonomi, individuali e associati! sono ad- I dirittura diminuiti dello 0,7 per cento in lire correnti, scenden- j do da 14.959 a 14.S56 miliardi j di lire (dal 31,7 al 28.9 del red- ' dito nazionale). Ciò significa che in termini reali — aggiungendo l'aumento dei prezzi — la flessione diventa almeno del \ 6 per cento. In questi « redditi misti », come li definisce il I grande libro della contabilità nazionale, è compreso anche il risparmio delle società, quello che dovrebbe servire per gl'investimenti, per migliorare ed espandere gl'impianti, battere la concorrenza internazionale, aumentare l'occupazione. Se il risparmio diminuisce, anziché aumentare in proporzione alle necessità, è difficile ottenere l'uno, l'altro e l'altro scopo. La leva fiscale Il reddito nazionale di cui abbiamo parlata nuora è quello « netto al costo dei fattori » della produzione che sono lavoro e capitalo. Comprende le imposte dirotte e gli oneri sociali (senza questi ultimi, il reddito da lavoro dipendente scende da 31.713 miliardi a 22.586. e quella « letta » si riduce da 2 milioni 570.000 a 1 milione 688.000 lire a lesta); non comprende, invece, le imposte indirette, aggiungendo le quali — e togliendo i contributi alla produzione — si ha il reddiio nazionale netto ai prezzi di mercato. Le imposte, dirette e indirette, continuano ad aumentare, con ritmo implacabile. Da Milano il lettore Martino Zenone scrive: « Nella sua rubrica di mercoledì 29 marzo, lei dice che la leva fiscale, una delle prime ad essere manovrala nei p0lihmrcqsmild4pbdimccsms1dl1 drrds«t5t«tltdgllscndgqnfpl paesi moderni per raffreddare 0 riscaldare l'economia... in Italia funziona a senso unico, non ha retromarcia. Così ci teniamo la erisi economica, eccetera. Vorrei qualche cifra ». Eccole: il gettito tributario, in quattro anni, dal 1968 compreso al 1971, è aumentato globalmente del 40,6 per cento, ma il genito delle imposte sul reddito e il patrimonio è salito del 44,9 per cento, quello delle imposte sul « movimento e scambio delle merci e dei servizi » del 45,b per cento, quello delle imposte sugli affari del 47 per cento, senza riguardo per la congiuntura. E' tanto vero che l'anno scorso, in piena recessione economica, le imposte sul reddito e sul patrimonio sono salite del 12,4 per cento, « un ritmo — dice la relazione generale sulla situazione del Paese — tra 1 più elevati del periodo considerato »; le imposte sugli affari del 16,5 per cento e, nel loro ambito, l'imposta di registro, di bollo, l'ipotecaria e le tasse sulle concessioni governative, « mostrano un incremento particolarmente accentuato, pari al 50,6 per cento », anche a motivo — dice la relazione — « della cessata esenzione dal tributo degli aumenti di capitale in denaro deliberati e versati dalle società entro due anni dall'entrata in vigore della legge n. 1089 del 1968 ». Questo s'intendeva dire, parlando di mancata manovra della leva fiscale. L'invito è stato successivamente raccolto da alcuni uomini politici, impegnati nella campagna elettorale. C'è da sperare che dopo il 7 maggio si faccia effettivamente qualcosa per alleggerire, almeno temporaneamente, il carico fiscale che pesa sulle spalle di tutti gli operatori economici, dipendenti, individuali c associati, e non ne facilita certo la risalita dalla situazione di crisi, in cui per tanti e diversi motivi la macchina produttiva è scivolata. Mario Salvatorelli p0lhmrcq

Persone citate: Da Milano, Martino Zenone, Tanno

Luoghi citati: Italia