Gli oleodotti all'estremo Nord

Gli oleodotti all'estremo Nord Gli oleodotti all'estremo Nord Due progetti in discussione per trasportare il petrolio dell'Alaska - In ogni caso occorre gettare migliaia di chilometri di tubi in un terreno ricoperto di ghiaccio, con temperature a —50", venti a 160 km orari La scoperta del giacimento petrolifero sotto la Baia di Prudhoe, valutato a 10.000 miliardi di barili pari a circa 1400 miliardi di tonnellate, pone il problema del trasporto del greggio al Sud, attraverso condizioni ambientali da vincere, poste al limite delle possibilità umane e tecniche. E' questa la regione con temperature che possono scendere sotto, i — 50oC, delle notti artiche di otto mesi, delle immense zone isolate, dei venti che soffiano a 160 chilometri all'ora, delle tempeste, delle nevi che raggiungono i trenta metri di altezza. Non si è ancora stabilito se il petrolio verrà trasportato al Sud attraverso l'Ala sfeci con tubazioni di m. 1,20 di diametro od attraverso il Canada con tubazioni di me tri 2,40 di diametro, seguendo il fiume Mackenzie per arrivare fino a Edmonton. Il progetto canadese prevede una spesa di 6-8000 milio¬ ni di dollari. La prima soluzione detta «transalaska» porterebbe il greggio dal versante settentrionale alla costa meridionale nella regione di Valdez su una distanza di 1300 chilometri, dove potrebbe essere costruito un porto ad acque profonde. La condotta attraverserebbe ì monti Brooks al colle Anaktuvuk in trincea ed il colle Thompson in galleria. Una variante potrebbe essere quella del superamento dei monti Brooks attraverso uno dei colli più ad Est di quello di Anaktuvuk a 1400 metri di altezza, ma con il vantaggio di aggirare buona parte della tundra. La tubazione toccherebbe Livengood. Nenana ed Anchorage per giungere a Whittier. Questa variante, più lunga della pre- cedente, necessiterebbe l'ese- cuzione di opere importanti per superare il braccio di mare, il Knik Arm. Incalzano problemi tecno logici quali la fragilizzazione dell'acciaio alle basse temperature, la difficoltà di eseguire scavi per la posa e l'ancoraggio della tubazione. Con normali scavatrici è quasi impossibile intaccare il ghiaccio, duro come la roccia, mentre la tundra soffice e melmosa in estate ostacola 10 scavo di trincee per la posa della condotta, che seguendo sistemi tradizionali d'interramento, sparirebbe per infossamento. Inoltre la presenza della tubazione nel terreno crea zone di erosione da evitare, che intaccherebbero 11 rivestimento protettivo del la condotta e l'acciaio stesso. Il fenomeno erosivo si svilupperebbe anche nella zona circostante e comprometterebbe la vegetazione, tanto necessaria alla vita delle nu merose mandrie di renne ca ribù. che costituiscono l'ali- mento principale degli abi tanti della regione. L'aggressività del terreno richiederà la protezione passiva e metodica di tutte le tubazioni. La tubazione, se posta all'aperto, comporterà la necessità di dover ricorrere a profonde palificazioni perché gli appoggi ed i blocchi d'ancoraggio trovino sicuro appoggio in terreno solido sottostante. La condotta all'aperto dovrà essere, inoltre, fortemente riscaldata affinché il petrolio possa scorrere evitando intasamenti. Entrano quindi in gioco problemi sul sistema di riscaldo e problemi economici tra i costi dell'energia necessaria al riscaldamento ed al pompaggio. Riducendo la viscosità del fluido diminuisce la potenza richiesta per le pompe. Inoltre per misura di protezione della natura, la tubazione dovrà essere posta ad altezza sufficiente a permettere la migrazione delle renne. Malgrado queste difficoltà il trasporto al Sud del petrolio « Artico », attraverso tubazioni, non potrà che diventare una realtà. Ugo Bellometti

Persone citate: Livengood, Mackenzie, Thompson, Ugo Bellometti, Valdez

Luoghi citati: Alaska, Anchorage, Artico, Canada