Le 300 marche nate in Italia dal 1895

Le 300 marche nate in Italia dal 1895 Storiografia dell'automobile Le 300 marche nate in Italia dal 1895 Un documentato volume edito dal Museo «Carlo Biscaretti» - Nomi sconosciuti e nomi famosi, testimonianza di un'epoca ricca di fermenti I La storia dell'automobile ha poco più di ottant'anni, anche se il motore a scoppio, nella sua prima definizione, è ormai più che centenario, e addirittura all'inizio dell'800 si possono far risa- I lire le prime autentiche mac- chine semoventi, azionate dal vapore. Per la precisione storica, la data di nascita dell'automobile, intesa come veicolo sufficientemente sem- plice e maneggevole, azio- nato da motore alternativo leggero, si può comunque stabilire attorno al 1884-86, a opera dei tedeschi Karl Benz e Gottlieb Daimler. * |Tuttavia, se Benz e Daimler si meritano il riconoscimento di padri dell'automobile, non si possono disgiungere dal loro nome quelli di altri che, in precedenza o nella stessa epoca, hanno apportato preziosi contributi e intuizioni alla realizzazione del vecchio sogno di spostarsi autonomamente, affrancando uomini e animali dalla schiavitù della fatica». Cioè — a parte i grandi fisici e matematici dell'antichità, del Rinascimento e dei secoli XVII e XVIII sul piano della ricerca teorica — i precursori del vapore e coloro che ne diffusero l'applicazione su veicoli; e le invenzioni di Etienne Lenoire, di Virginio Bordino, di Marcus, Murnigotti, Barsanti, Matteucci e Babacci, Beau de Rochas, Enrico Bernardi, Augusto Otto, Langen, Amédée e Leon Bollée, De Dion, Bouton, Annand e Benjamin Peugeot, Sérpollet. Sono nomi di precursori, alcuni dei quali, comunque, vissero abbastanza per realizzare i loro studi, diventare artigiani e, in qualche caso (Peugeot, De Dion, Bollée, Sérpollet) costruttori. L'èra industriale comincia subito dopo, a cavallo tra il vecchio e il nuovo secolo, e benché in ritardo rispetto alla Francia e alla Germania, vi partecipa anche l'Italia. Da poco concluso il processo storico di iinificazione del paese, la giovane nazione italiana aveva appena intrapreso la lenta difficile strada del consolidamento politico, cercando di integrare le sue deboli strutture economiche nel contesto europeo. Ma non erano certo tempi favorevoli a progressi tecnici: mali cronici quali l'analfabetismo, l'arretratezza dell'industria siderurgica e di quella elettrica in un paese a economia prevalentemente agricola, la carenza di materie prime, non soltanto frenavano il sorgere di un'industria meccanica, ma anche certe possibili iniziative ne erano paralizzate. E tuttavia, per una serie di connessioni psicologiche e ambientali, anche in.Italia, e più precisamente a Torino, l'automobile non tardò a trovare il terreno adatto alla sua incubazione, nascita e sviluppo. L'antica capitale subalpina, che sembrava avviata verso la decadenza e l'isolamento dopo il grande sforzo risorgimen- tale, scopri a un tratto la sua nuova vocazione, concretando con sorprendente rapidità quel fenomeno che doveva propiziare l'avvento dell'automobile in Italia, e contemporaneamente il sor¬ gere di un'industria tipicamente piemontese. L'evocazione di personaggi dell'epoca pionieristica torinese, in breve estesa anche ad altre città e regioni italiane, vede in primo piano i nomi di Lanza, GoriaGatti, dei fratelli Martina, dei Ceirano, di Faccioli, di Giovanni Agnelli, Marchesi, Biscaretti di Ruffla, Rosselli, Storero, Federmann, Ferrerò di Ventimiglia; cui dobbiamo aggiungere quelli dei milanesi Isotta e Fraschini, Prinetti e Stucchi, Edoardo Bianchi, Ettore Bugatti, Marchand. Non pochi diventeranno imprenditori o tecnici di nuove industrie (la Fiat nascerà quasi contemporaneamente, 1*11 luglio 1899); ma è storicamente certo che dal nucleo di questi uomini ha preso il via la nascita dell'industria automobilistica italiana. Una industria che per oltre due decenni rimase frantumata in una miriade di fabbriche, quasi una nebulosa attorno ai pochi nomi di prima grandezza che riuscirono a restare indenni nelle ricorrenti crisi economiche o belliche o sociali. Apprendiamo in un interessante e documentato volume uscito in questi giorni a cura del Museo dell'Automobile « Carlo Biscaretti di Ruffia » ( « Marche italiane scomparse», lire 2000), che dalla fine del secolo scorso ben 300 fabbriche di automobili sono sorte in Italia: quasi tutte dall'effimera esistenza, ma in ogni caso matrici di idee, di capacità individuali, di fantasia che non andranno disperse, ma che si congloberanno nelle imprese di più salde fondamenta. Di queste 30U mitiche, il citato libro si sofferma con dati storici, informazioni sui modelli prodotti, fotografie e riproduzioni di cataloghi o pubblicità, sulle 200 di cui il Centro di documentazione del Museo è riuscito finora a trarre sufficienti elementi informativi. Sono in massima parte nomi pressoché sconosciuti; altri rimasti famosi per contributo di iniziative tecniche all'evoluzione dell'automobile, quali Ansaldo, Aquila Italiana, Bernardi, Bianchi, Brixia-Zùst, Ceirano. Chiribiri. De Vecchi. Diatto. Fast, Fides-Brasier, Fod, IsottaFraschini, Itala, Nazzaro, OM (come fabbrica di vetture), Rapid, Seat, Spa, Storero, Temperino, Zust. Rimembranze di un'epoca romantica, di grandi speranze, talvolta di sogni. Ferruccio Bernabò |^ H mi |g| |1| W& ||| ||1 ||| H MARCHE ITALIANE SCOMPARSE MUSEO DELL'AUTOMOBILE