I terroristi confermano "Fucileremo Sallustro,, di Nicola Adelfi

I terroristi confermano "Fucileremo Sallustro,, L'ultimatum è scaduto ieri mattina alle 4 I terroristi confermano "Fucileremo Sallustro,, II comunicato dei rapitori aggiunge: «L'esecuzione avverrà al momento opportuno» - Nessuna notizia su una continuazione segreta delle trattative - I familiari del direttore della Fiat Concord lanciano ancora un appello perché si eviti un delitto mostruoso - Le ricerche Il baratto d'un uomo Il caso di Oberdan Sallustro è quello di un uomo caduto in una ragnatela intessuta da intransigenze contrastanti ma ugualmente spietate, e da una molteplicità di interessi prevalentemente politici, ma anche di natura diversa. Fin dal primo momento chi ha tenuto il coltello dalla parte del manico è slato il movimento clandestino che va sotto il nome di Erp, «esercito rivoluzionario del popolo». Poiché poteva disporre della vita di un uomo importante come Sallustro, l'Erp ha dato intenzionalmente ai suoi comunicati il tono provocatorio di ultimatum: non solo nei riguardi della Fiat Argentina, ma anche e soprattutto nei confronti del governo. Il generale presidente Lanusse in un primo momento sembrava disposto a trattare, ma di giorno in giorno i suoi poteri di decisione sono stali ridotti a niente dalla crescente e calcolata arroganza dei guerriglieri, e dall'inevitabile irrigidimento dell'alto comando dell'esercito, che controlla la compagine governativa. Così, col trascorrere dei giorni, « il carcere del popolo » dove era tenuto Sallustro ha finito con l'assumere il valore emblematico di uno scontro frontale tra la guerriglia trockijsta e il governo militare: più arroganti diventavano le condizioni dettate dall'Erp, più il governo si vedeva costretto a serrare gli ultimi spiragli d'umanità e di giustizia. In una situazione cosi rigida, ben presto Oberdan Sailustro ha cessato di essere considerato un uomo: viceversa è diventato niente altro che un oggetto da barattare alle condizioni più convenienti tra le due parti in conflitto, l'Erp e i generali. Come vuole la logica degli estremismi opposti e che si avvantaggiano reciprocamente — una logica che è valida dappertutto nel mondo —, il successo dei guerriglieri trockijsti ha dato un'ulteriore spinta alla crescita del partito peronista. « Pcrón volverd », Perón ritornerà, se prima era il motto e la speranza d'una forte minoranza, oggi è una certezza per la maggior parie degli argentini. Sono cose che scriviamo con sincera amarezza, come italiani e come democratici. Come italiani, perché sappiamo bene quanti e quali siano i legami di sangue, di affinità, di cultura, anche di economia, che esistono tra il nostro Paese e l'Argentina; e come democratici, in quanto ci deprime profondamente l'idea che il vecchio e corrotto Perón stia in questo momento preparando le valigie per fare un trionfale ritorno in quella stessa Plaza de Mayo a Buenos Aires dove per giorni e giorni nel settembre 1955 centinaia di migliaia di argentini impazzirono di gioia per la line di una dittatura che a lungo aveva depredato il Paese, senza mai un minimo di pudore. Sono quasi trent'anni, salvo brevi periodi di democrazia, che dura questa avvilente storia di colpi di Stalo, di dittatori cinici e vanesi, di governi militari inefficienti, di regimi insomma che hanno ridotto l'Argentina a Paese sempre più stremato dalla corruzione e dalla povertà, dalla violenza e dal disordine. Tutto sommato, quel ch'è avvenuto e sta avvenendo nell'Argentina è una lezione di storia contemporanea che merita di essere meditata attentamente da noi italiani, cosi affini agli argentini, specie in un momento come questo. Nicola Adelfi

Persone citate: Oberdan Sailustro, Oberdan Sallustro, Sallustro

Luoghi citati: Argentina, Buenos Aires, Concord